La morte di un personaggio è un espediente narrativo dalle incredibili potenzialità e dai molteplici utilizzi: può mandare avanti la trama o darle un forte scossone, provocare determinate reazioni in altri personaggi o semplicemente permettere di sbarazzarsi di una figura che non serviva più alla narrazione e che non aveva più margini di evoluzione caratteriale. Di certo si tratta di un evento che può avere una forte ricaduta emotiva sullo spettatore, portandolo addirittura a esultare se a lasciarci le penne è qualcuno da lui odiato o viceversa a disperarsi se a morire è uno dei suoi beniamini. Ci sono serie che non si fanno scrupoli a falcidiare annualmente il proprio cast (si pensa subito a Game Of Thrones, ma nemmeno Vikings scherza, per non parlare di Colony, in cui se non sei Snyder o uno dei membri della famiglia del Mulino Bianco hai le ore gli episodi contati) e poi ci sono serie, come Turn, molto più parsimoniose, in cui le morti dei personaggi principali sono rarissime (anche per rispettare la storia vera) e di conseguenza, quando avvengono, risultano tremendamente dirompenti.
In “Blood For Blood” a lasciare questo mondo è il giudice Richard Woodhull, proprio mentre stava cominciando a calarsi anche lui nella parte del ribelle. In verità, il vero Richard Woodhull morì nel 1788, ossia ben 5 anni dopo la rivoluzione americana, per cui si tratta di una licenza storica, ma anche di una scelta necessaria: il severo magistrato di Setauket non poteva più essere fedele alla corona britannica dopo aver assistito a tanti soprusi e a tante infrazioni da parte dei soldati ma non poteva nemmeno, essendo tutto fuorché un patriota, abbracciare fino in fondo la stessa causa del figlio. Di fronte al rischio di un confinamento del personaggio ai margini di una narrazione che non può più accogliere figure “neutrali”, man mano che ci si avvicina alla fine della guerra, la morte appare dunque l’unica degna modalità di uscita di scena, capace nel contempo di avere importanti ripercussioni sul figlio Abe (che per la seconda volta causa indirettamente la morte di un proprio familiare, dopo il fratello Thomas). Richard non era sicuramente uno di quei personaggi creati per suscitare simpatia nello spettatore (nonostante il suo interprete, Kevin McNally, sia noto al grande pubblico per un ruolo diametralmente opposto, quello del bonario Gibbs della saga dei Pirati Dei Caraibi), eppure la sua morte, inaspettata e improvvisa, non può lasciare indifferenti. Di positivo c’è che almeno Caleb è vivo, anche se ridotto in condizioni non proprio ottime.
Paradossalmente, dietro la morte del giudice Woodhull c’è quello stesso Simcoe che aveva già tentato di ucciderlo in passato (seppur per motivazioni diverse). Simcoe è ormai la mina vagante, la scheggia impazzita disposta a colpire tutto e tutti pur di dar sfogo alle proprie ossessioni e al proprio sadismo: se nel caso dei Woodhull agisce perché ha ormai la conferma che si tratta di traditori doppiogiochisti, nel rivelare a Benedict Arnold il battibecco tra la moglie Peggy e l’attrice Philomena Cheer sembra agire per puro desiderio di metter zizzania tra i due coniugi, per puro capriccio. Sicuramente questo ruolo da provvidenziale deus ex machina del comandante dei Queen’s Rangers appare forzato, o comunque troppo fortuito (così come particolarmente fortuita è la partecipazione di Akinbode allo scambio di prigionieri, insomma ci sono troppe coincidenze) e si sarebbe potuto trovare un modo più credibile per far addivenire Arnold alla scoperta della relazione tra la moglie e John Andre; ciò non toglie che tale rivelazione sia particolarmente ben accetta, perché cambia gli equilibri nella coppia degli Arnold e potrebbe movimentare la situazione su un fronte narrativo che dopo la fine del triangolo amoroso (per via della morte di Andre) non sembrava avere più nulla da dire.
Il resto della narrazione avanza poco e niente: non c’è ancora traccia di Townsend, che latita dagli schermi fin dalla season premiere, in cui aveva distrutto tutto il suo armamentario di spia nel timore di essere la prossima vittima del controspionaggio britannico, mentre alla vicenda di Anna Strong sono dedicate solo un paio di scene, utili però a mettere in luce il malcontento che ormai serpeggia tra le truppe e a riportare alla memoria il personaggio di Selah, suo marito, assente dallo show fin dalla conclusione della prima stagione e che potrebbe, a questo punto, fare il suo ritorno.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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The Black Hole of Calcutta 3×02 | 0.54 milioni – 0.1 rating |
Blood For Blood 3×03 | 0.65 milioni – 0.1 rating |
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Divoratore onnivoro di serie televisive e di anime giapponesi, predilige i period drama e le serie storiche, le commedie demenziali e le buone opere di fantascienza, ma ha anche un lato oscuro fatto di trash, guilty pleasures e immondi abomini come Zoo e Salem (la serie che gli ha fatto scoprire questo sito). Si vocifera che fuori dalla redazione di RecenSerie sia una persona seria, un dottore di ricerca e un insegnante di lettere, ma non è stato ancora confermato.