“I swear, I saw this in a movie once.”
Tanto tempo fa, in una galassia lontana lontana… un giovane filmmaker di nome George Lucas dava vita ad una delle saghe cinematografiche che, più di ogni altra, sarebbe riuscita ad inserirsi nell’immaginario pop e nella cultura globale dando vita anche ad innumerevoli parodie ed imitazioni!
Ovviamente non occorre dire il nome della saga in questione ma è necessario citarla in quanto Vagrant Queen, nuova serie televisiva targata Sci-Fy, ne è di fatto il reboot non ufficiale ma comunque ufficioso. Va detto che il genere space-opera in generale, dagli anni ’70 in poi, non ha potuto non subire, in qualche modo, l’influenza di Lucas nello sviluppo delle proprie storie.
In questo nuovo show si parla di una storia in cui una principessa fugge attraverso i pianeti inseguita da soldati ribelli di una fantomatica “Repubblica” ed è aiutata da un tizio vestito da frate francescano, un’abile meccanica/tatuatrice di cui probabilmente si è presa una cotta e un cane-pupazzo antropomorfo… leggerissime somiglianze con la già citata saga stellare.
Vagrant Queen è un concentrato di tutti i tipi di cliché che una space-opera potrebbe avere e attinge a piene mani da un immaginario visivo cinematografico ormai consolidato. Oltre a “Star Wars”, infatti, si possono notare reminiscenze di “Blade Runner” ma soprattutto di “Guardians Of Galaxy” per quanto riguarda l’uso della fotografia con continui colori al neon e nebbie cyberpunk.
Va detto che comunque il ritmo della storia è gestito bene e i personaggi, per quanto sia, si sforzano di apparire abbastanza originali, pur essendo di fatto cloni dei personaggi di Lucas. A cominciare dalla protagonista Elida/Eldaya (Adriyan Rae) che si pone come un misto fra Luke Skywalker e la Principessa Leia, ma molto più bad girl e senza troppi peli sulla lingua. E in effetti non si può dire che manchi dell’umorismo e dell’ironia in questo episodio pilota, tutto giocato sul trash talking (talvolta un po’ troppo eccessivo come nella scena iniziale) ma anche su qualche equivoco divertente. Anche il “nuovo Chewbecca” Nim riesce abbastanza bene nel suo ruolo di pupazzo aiutante-comico della situazione e il suo prematuro addio riesce in qualche modo a toccare le corde emotive dello spettatore.
Quello che purtroppo non riesce a competere con l’originale sono i villain, ancora ed ovviamente, troppo sfumati e fin troppo caricaturali, in particolare il famigerato Colonnello Lazaro (Paul Du Toit) che è lontani anni luce (“parsec” verrebbe da dire) da quelli di cui si vorrebbero ispirare.
In generale l’episodio funziona in quanto si rifà ad una formula ormai collaudata e facendo tutte le scelte di plot twist nei momenti giusti. Sicuramente si tratta di un prodotto senza troppe pretese pensato per un certo tipo di pubblico nerd ma realizzato con il solo scopo di passare una buona ora d’intrattenimento semplice con una trama abbastanza lineare, e solo per questo motivo si può dire che la serie potrebbe anche funzionare.
Ottimo, quindi, per passarsi la quarantena se non si hanno troppe cose da fare ma senza aspettarsi chissà che capolavoro.
Il tutto termina con la sigla finale. E anche quella, purtroppo, non è certamente la marcia di John Williams ma un semplice motivetto realizzato con il sintetizzatore che ripete varie volte “Hey” senza aggiungere nient’altro. Pigra pure nei credits questa serie.
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Laureato presso l'Università di Bologna in "Cinema, televisione e produzioni multimediali". Nella vita scrive e recensisce riguardo ogni cosa che gli capita guidato dalle sue numerose personalità multiple tra cui un innocuo amico immaginario chiamato Tyler Durden!