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Mettiamo in chiaro fin da subito una cosa: parlare male di Grey’s Anatomy è esattamente come sparare sulla croce rossa e non è affatto corretto. Attaccare a priori un prodotto che, volenti o nolenti, rappresenta uno spaccato della televisione moderna dal 2005 ad oggi è quanto di più stupido si potrebbe mai fare. E’ chiaro che in determinate occasioni lo spettatore si ritrovi a maledire storia e sviluppi, ma c’è sempre da tenere in considerazione la longevità del prodotto e la facilità di cadere in ripetizioni narrative o rovinosi scivoloni di stile. Criticare è valido e costruttivo, sempre, ma bisogna cercare di contestualizzarlo e non attaccarsi al blando e sterile “cancellate questa serie”, altrimenti si perde di vista il valore del messaggio che si vuole lasciar passare.
La costruzione narrativa e stagionale di Grey’s Anatomy risente del tempo e dell’usura: dopo quindici stagioni non tutto fila liscio e naturale come una volta e agli occhi dello spettatore (che ha visto sbocciare e finire Breaking Bad ed ha visto iniziare Westworld) tutto risulta più lento, meno immediato, molto più romanzato e meccanico. A tratti, addirittura, innaturale. La serie della ABC non è quindi riuscita a rimanere al passo con i tempi, arrivando in una fase di puro e semplice contenimento dei danni. Per fare un valido parallelismo è corretto andare ad analizzare un altro prodotto di Shonda Rhimes, per la precisione How To Get Away With Murder.
Grey’s Anatomy è stato per degli anni nella televisione di avanguardia, con una costruzione accattivante, capace di magnetizzare il proprio pubblico, ma soprattutto in grado di riscrivere e rendere ulteriormente moderno un genere narrativo come il medical drama. Ad un certo punto, però, la continua riproposizione degli stessi schemi ha iniziato a funzionare sempre meno, fino a delle vere e proprie stagioni abbandonate a se stesse.
HTGAWM rappresenta, in campo legal drama, la riproposizione (in chiave ancora più moderna) delle capacità di Shonda di creare un prodotto in grado di ingraziarsi il pubblico. Ed ancora oggi riesce ad attrarre su di sé la giusta attenzione, ma per un semplice motivo: le stagioni (e gli episodi in ciascuna di esse) sono poche e quindi ancora non si percepisce l’odore di stantio, anche se avendo ben presente Grey’s Anatomy molti hanno già iniziato a fiutare la ripetitività narrativa.
Lo spirito innovativo è ormai andato perduto da tempo in casa Grey’s Anatomy ed è facilmente riscontrabile nell’elemento narrativo di più alto interesse inserito in questo episodio che segna il ritorno del medical drama per eccellenza: vedere nuovamente Meredith alle prese con una diatriba di cuore, indecisa tra due figure maschili, risulta essere oltre che un tuffo nel passato, anche l’ennesima riproposizione che la serie decide di fare sia per strizzare l’occhio allo spettatore (“ehi, guarda come vado a richiamare le primissime stagioni con questa cosa!”), sia per tentare di allungare un po’ la narrazione con qualcosa (“ehi, non sto assolutamente temporeggiando facendo uso di schemi narrativi che hai già visto”). Dipende dai punti di vista, quindi. Ma forse non troppo.
La serie concede giusto una fugace intromissione nella vita privata di Meredith da questo punto di vista, dal momento che la creazione dell’ennesimo triangolo amoroso si ha in dirittura di arrivo e nell’immediato difficilmente troverà soluzione.
Dopo una fase apparentemente di calma piatta riguardante Amelia ed Owen, ecco quindi che il ritorno di Teddy e del suo essere in dolce attesa riporta in completa agitazione le acque narrative, anche se c’è da fa presente di un apprezzabile passo avanti da questo punto di vista: invece di allontanarsi definitivamente, Amelia decide di concedere spazio e tempo ad Owen per ragionare e riflettere se tentare di instaurare un vero rapporto con lei oppure con Teddy. Valutando il carattere molto impulsivo di Amelia e di come lo spettatore sia stato abituato a conoscerla con cambi di idee repentini, questo suo essersi tramutata in una persona riflessiva e “matura” è quasi una gioia e non fa di conseguenza dispiacere per la volontà degli sceneggiatori di ricreare tensione all’interno della coppia Owen-Amelia.
Grey’s Anatomy torna ed il suo pubblico, come un cane fedele in attesa del ritorno del padrone, resta ancora in attesa. Come da quattordici anni a questa parte, perché le vicende del Grey-Sloan Memorial Hospital sono ormai diventate di famiglia.
La costruzione narrativa e stagionale di Grey’s Anatomy risente del tempo e dell’usura: dopo quindici stagioni non tutto fila liscio e naturale come una volta e agli occhi dello spettatore (che ha visto sbocciare e finire Breaking Bad ed ha visto iniziare Westworld) tutto risulta più lento, meno immediato, molto più romanzato e meccanico. A tratti, addirittura, innaturale. La serie della ABC non è quindi riuscita a rimanere al passo con i tempi, arrivando in una fase di puro e semplice contenimento dei danni. Per fare un valido parallelismo è corretto andare ad analizzare un altro prodotto di Shonda Rhimes, per la precisione How To Get Away With Murder.
Grey’s Anatomy è stato per degli anni nella televisione di avanguardia, con una costruzione accattivante, capace di magnetizzare il proprio pubblico, ma soprattutto in grado di riscrivere e rendere ulteriormente moderno un genere narrativo come il medical drama. Ad un certo punto, però, la continua riproposizione degli stessi schemi ha iniziato a funzionare sempre meno, fino a delle vere e proprie stagioni abbandonate a se stesse.
HTGAWM rappresenta, in campo legal drama, la riproposizione (in chiave ancora più moderna) delle capacità di Shonda di creare un prodotto in grado di ingraziarsi il pubblico. Ed ancora oggi riesce ad attrarre su di sé la giusta attenzione, ma per un semplice motivo: le stagioni (e gli episodi in ciascuna di esse) sono poche e quindi ancora non si percepisce l’odore di stantio, anche se avendo ben presente Grey’s Anatomy molti hanno già iniziato a fiutare la ripetitività narrativa.
Lo spirito innovativo è ormai andato perduto da tempo in casa Grey’s Anatomy ed è facilmente riscontrabile nell’elemento narrativo di più alto interesse inserito in questo episodio che segna il ritorno del medical drama per eccellenza: vedere nuovamente Meredith alle prese con una diatriba di cuore, indecisa tra due figure maschili, risulta essere oltre che un tuffo nel passato, anche l’ennesima riproposizione che la serie decide di fare sia per strizzare l’occhio allo spettatore (“ehi, guarda come vado a richiamare le primissime stagioni con questa cosa!”), sia per tentare di allungare un po’ la narrazione con qualcosa (“ehi, non sto assolutamente temporeggiando facendo uso di schemi narrativi che hai già visto”). Dipende dai punti di vista, quindi. Ma forse non troppo.
La serie concede giusto una fugace intromissione nella vita privata di Meredith da questo punto di vista, dal momento che la creazione dell’ennesimo triangolo amoroso si ha in dirittura di arrivo e nell’immediato difficilmente troverà soluzione.
Dopo una fase apparentemente di calma piatta riguardante Amelia ed Owen, ecco quindi che il ritorno di Teddy e del suo essere in dolce attesa riporta in completa agitazione le acque narrative, anche se c’è da fa presente di un apprezzabile passo avanti da questo punto di vista: invece di allontanarsi definitivamente, Amelia decide di concedere spazio e tempo ad Owen per ragionare e riflettere se tentare di instaurare un vero rapporto con lei oppure con Teddy. Valutando il carattere molto impulsivo di Amelia e di come lo spettatore sia stato abituato a conoscerla con cambi di idee repentini, questo suo essersi tramutata in una persona riflessiva e “matura” è quasi una gioia e non fa di conseguenza dispiacere per la volontà degli sceneggiatori di ricreare tensione all’interno della coppia Owen-Amelia.
Grey’s Anatomy torna ed il suo pubblico, come un cane fedele in attesa del ritorno del padrone, resta ancora in attesa. Come da quattordici anni a questa parte, perché le vicende del Grey-Sloan Memorial Hospital sono ormai diventate di famiglia.
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Non è il ritorno che ci si attendeva sotto svariati punti di vista, ma non si tratta nemmeno dell’orrido prodotto che molte volte si cerca di far passare: Grey’s Anatomy ha tanti difetti, ma i tanti pregi del passato (che a volte riescono a tornare a galla) gli permettono di farsi perdonare (quasi) tutto.
Blowin’ In The Wind 15×08 | 7.27 milioni – 1.7 rating |
Shelter From The Storm 15×09 | 7.07 milioni – 1.9 rating |
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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.