Fosse Verdon 1×01 – Life Is A CabaretTEMPO DI LETTURA 3 min

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Bye bye mein lieber herr. Goodbye mein lieber herr. It was a fine affair, but now it’s over. And though I used to care, I need the open air you’re better off without me mein herr.

 

Il genere biografico, ultimamente, sta avendo grande fortuna nel mondo seriale e cinematografico. D’altronde, ad ascoltare le storie della vita vera della gente, si ottengono racconti molto più interessanti di quelli al centro della maggior parte dei libri e dei film. Meglio ancora se poi si parla di un ballerino e coreografo capace di lasciare un segno duraturo nel mondo dello spettacolo come Bob Fosse e del suo straordinario sodalizio personale e professionale con la terza moglie, Gwen Verdon.
In questi ultimi anni, nei biopic, la produzione è particolarmente attenta a non fare un “santino” del personaggio protagonista, ma nel mostrarne anche i lati più oscuri e contradditori. Fosse Verdon non fa eccezione, ma svolge il compito in maniera piuttosto particolare. Sin dall’inizio, il pubblico viene informato che “mancano 19 anni”. Poiché le scene sono ambientate nel 1968 e Bob Fosse morì d’infarto nel 1987, dovrebbero essere gli anni che mancano alla sua scomparsa. Questo conferisce una cupezza singolare a tutto il racconto, perfettamente in tono però con il carattere di Fosse stesso, almeno da quanto si deduce guardando il film All That Jazz, da lui diretto e semi autobiografico.
Il minutaggio, quindi, viene sottratto a brillanti scene da musical per venire dedicato ai tormenti di un uomo complicato, per quanto geniale, il quale ha trovato nella moglie un meraviglioso “tramite umano”. In questo senso, l’interpretazione di Michelle Williams è eccezionale soprattutto nelle scene in cui spiega alle ballerine come mettere in scena le coreografie inventandosi tutta una storia alle spalle di certi sguardi e atteggiamenti.
Questa prima puntata, come fa capire il titolo, si focalizza soprattutto sul periodo in cui Bob Fosse realizzò l’indimenticabile film Cabaret, con Liza Minnelli. L’interprete Sam Rockwell, giunto direttamente da film da Oscar come Tre Manifesti a Ebbing, Missouri e Vice, dà vita ad un uomo che sembra avere due persone dentro sé: quella che ama la moglie e ha idee artistiche originali a cui poi si ispirerà Michael Jackson (altro personaggio geniale e controverso) e quella che va con tutte le donne che incontra, indelebilmente segnata dai duri sacrifici fatti per diventare un ballerino e da quanto visto mentre doveva esibirsi davanti ai feriti di guerra.
Proprio con la guerra del Vietnam, in corso nel periodo in cui è ambientato l’episodio, vengono giustificate le scelte stilistiche di Fosse nelle sue coreografie, il voler togliere tutto quello che sembra “Disney” e che poteva piacere a chi andava al cinema in cerca di un momento di evasione. Attraverso ginocchia in dentro, spalle arrotondate e isolazioni bisognava dare l’idea di una  sessualità cinica e stilizzata, “perché la gente al telegiornale vede ogni sera ragazzi uccisi nel sud est asiatico mandati a casa nei sacchi neri”, ma sembra esserci qualcosa di più profondo. Questo sembra suggerire la vicenda della boccetta di Seconal (sonnifero tranquillante) portata innocentemente a scuola dalla figlia. L’augurio, per il proseguimento della serie, è di mantenere un sapiente equilibrio. Sembra evitato ogni rischio di proporre un prodotto troppo leggero, delle scene dei musical vengono proposte le prove, sempre intervallate da inquadrature del personale di scena, perché il pubblico non venga troppo rapito in un’atmosfera sognante. Bisogna però evitare anche l’eccesso opposto, cioè quello di trasformare lo show in un saggio psicanalitico dedicandosi a dettagli che potrebbero interessare a malapena il terapeuta e il suo paziente.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Michelle Williams
  • Poco musical, molti tormenti

 

La presenza, fra i produttori, della figlia di Fosse e Verdon, Nicole, insieme a uno che di musical se ne intende come Lin-Manuel Miranda, dovrebbe garantire della qualità del prodotto. Si capisce il voler evitare di riproporre celeberrime canzoni e scene famose, correndo il rischio dell’effetto “brutta copia”, ma la scelta di privilegiare i tormenti a grandi numeri musicali rende questo show un prodotto abbastanza di nicchia, per i pochi che già conoscono qualcosa degli argomenti trattati e, probabilmente, altro andranno a recuperare, incuriositi dalla visione di questa mini serie.

 

Life Is A Cabaret 1×01 0.6 milioni – 0.1 rating

 

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Casalingoide piemontarda di mezza età, abita da sempre in campagna, ma non fatevi ingannare dai suoi modi stile Nonna Papera. Per lei recensire è come coltivare un orticello di prodotti bio (perché ci mette dentro tutto; le lezioni di inglese, greco e latino al liceo, i viaggi in giro per il mondo, i cartoni animati anni '70 - '80, l'oratorio, la fantascienza, anni di esperienza coi giornali locali, il suo spietato amore per James Spader ...) con finalità nutraceutica, perché guardare film e serie tv è cosa da fare con la stessa cura con cui si sceglie cosa mangiare (ad esempio, deve evitare di eccedere col prodotto italiano a cui è leggermente intollerante).

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