Niko: “Whoever said the shortest distance between two points is a straight line was a big fat liar.”
William: “Euclid. He said that.”
(Un po’ di rispetto per Euclide bitches!)
A metà tra Arrival, Incontri Ravvicinati Del Terzo Tipo e Alien ecco arrivare, in questo assolato Luglio, un nuovo prodotto sci-fy targato Netflix. Fin da subito si capisce come il prodotto in questione sia pensato apposta per compiacere quella parte dei pubblico appassionata di sci-fy classica, rielaborando temi e stilemi già visti e rivisti e, per questo motivo, di facile comprensione e sicuro impatto sulla curiosità del suddetto spettatore.
Sia chiaro non c’è nulla di male in tutto questo, e d’altra parte fa parte della solita politica netflixiana in cui si va sull’usato sicuro semplicemente cambiando qualche particolare (in genere cambio di etnia e/o di gender) in modo da dare l’impressione di trovarsi di fronte a qualcosa di “diverso”.
L’inizio è senza dubbio interessante da questo punto di vista. Si comincia con un monologo da parte del personaggio interpretato da Selma Blair (di cui ancora non si conosce né nome né se avrà un ruolo all’interno dei prossimi episodi, ma è un’influencer con 250 milioni di follower per cui Chiara Ferragni muta) sul vuoto e sullo spazio, per poi proseguire con l’arrivo di un misterioso UFO con la forma emblematica del simbolo dell’infinito (∞).
Si tratta della sequenza con il più alto impatto emotivo per questo pilot, e sicuramente svolge bene il compito di catturare fin da subito l’attenzione dello spettatore, anche grazie a una CGI realizzata molto bene. Il risultato dell’impatto dell’UFO è il formarsi di una specie di “barriera corallina” a forma di antenna, per cui si pensa che gli alieni abbiano qualcosa di importante da comunicare all’umanità. A questo punto la narrazione prende due filoni, ciascuno riguardante una soluzione per scoprire il “mistero dell’UFO”.
FILONE HORROR SCI-FY
La storyline del comandante Niko Breckinridge (Katee Sackhoff), mandata a guidare una missione di ricognizione nella costellazione Pi Canis Majoris da cui sembra provenga l’UFO, è la parte più horror dello show in quanto il viaggio avventuroso nello spazio è quello più insito di pericoli.
Questa parte fa leva senza dubbio sull’attenta scelta del cast di interpreti, tutti attori con precedenti esperienze nel genere, a cominciare dalla Sackhoff (diventata famosa per Battlestar Galactica) per passare poi a Samuel Anderson (interprete dell’AI William, una sorta di Gideon della SALVARE) già visto in Doctor Who, fino a Tyler Hoechlin e Jessica Camacho, appartenenti all’Arrowverse. Una squadra di attori di tutto rispetto dunque, abituati alle serie tv di stampo fantascientifico, quasi una sorta di “marchio di garanzia”.
Forse proprio per questo motivo, gli attori sembrano trovarsi un po’ ingabbiati nel ruolo di “parodie di loro stessi” e, a ben guardare, ogni membro dell’equipaggio si rifà a un ruolo-cliché già visto in almeno altre mille serie simili (la “testa calda”, il “tecnico-nerd”, il “reduce militare”, “la bella figheira”…), tra l’altro finora ben poco sviscerati dal punto di vista psicologico. In realtà il vero problema è che non si capisce bene il senso di tutta questa missione: una volta arrivati a Pi Canis Majoris cosa dovrebbero fare esattamente se non sanno neanche le intenzioni degli alieni? A parte bombardarli a random per “difendere la democrazia” in puro stile USA?
Sembra tanto una semplice scusa per inscenare un ambiente claustrofobico in cui una serie di personaggi devono cercare di collaborare tra loro per sopravvivere. Da questo punto di vista si spera che le prossime puntate facciano un po’ più di luce sui character, anche semplicemente tramite flashback ben inseriti nella narrazione.
FILONE FILOSOFICO SCI-FI
Poi c’è la seconda storyline principale che è più “filosofico-esistenziale” (quello alla “Arrival” per intenderci) con protagonista Erik (Justin Chatwin, anch’esso già visto in Doctor Who, Shameless e in American Gothic), lo scienziato della NASA marito del comandante Niko (evviva il familismo!) a cui è deputato di decodificare i messaggi alieni lanciati dalla misteriosa “barriera corallina”. Cosa che dovrebbe essere prioritaria ben prima del viaggio nello spazio! Eppure il personaggio in questione, forse per via del suo essere tremendamente pesante e ansiogeno, viene trattato un po’ da tutti i character (ma anche dagli sceneggiatori) come il “parente ritardato della famiglia”, con un tono di continua commiserazione. Se non fosse che alla fine (in un momento preciso della narrazione altamente prevedibile), è l’unico ad avere l’intuizione giusta per cominciare un simil-dialogo con gli alieni.
Ma a parte la novità nello scoprire che i suddetti alieni sono raffinati musicologi, per il resto anche in questa storyline la narrazione è abbastanza prevedibile, i personaggi poco sfumati (soprattutto quello interpretato da Barbara Williams) e, per di più, il ritmo è succube dei dialoghi paternalistici del personaggio con la figlia (già nominata “personaggio più odioso dello show”).
Rimane il fatto che la scelta di una donna come capo-astronauta in viaggio nello spazio e del suo uomo come “marito ansiogeno” deputato alla cura della famiglia e a un lavoro più “teorico” che non d’azione, è una novità nel genere, dove spesso i ruoli di gender risultano sempre invertiti da questo punto di vista. Si tratta, dunque, di una bella novità in un contesto che, invece, di originale e di innovativo offre ben poco, rifugiandosi in un mix di generi narrativi già ben rodato e a citazioni cinematografiche facilmente intuibili.
Sia chiaro: la serie è girata e recitata molto bene, e alcuni dialoghi sono effettivamente d’effetto ma il tutto appare comunque “vuoto”, una semplice scusa per intrattenere un pubblico già rodato e offrire qualcosa di già visto, giusto per riempire il tempo libero durante il periodo estivo.
Da questo punto di vista Another Life funziona, l’importante è non aspettarsi niente di più di questo.
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Laureato presso l'Università di Bologna in "Cinema, televisione e produzioni multimediali". Nella vita scrive e recensisce riguardo ogni cosa che gli capita guidato dalle sue numerose personalità multiple tra cui un innocuo amico immaginario chiamato Tyler Durden!