Considerata la struttura “annuale” degli episodi ed i vari salti temporali volutamente messi lì per enfatizzare la progressiva ascesa di Roger Ailes, questa quarta puntata è un po’ come una mosca bianca visto che si focalizza sul 2009, appena un anno dopo quanto visto in “2008“. Il motivo dietro questa scelta è principalmente dettato dagli eventi storici (se così possiamo chiamarli senza che nessuno si senta offeso) che legano a doppio filo l’ascesa di Barack Obama e la sempre più dirompente guerra mediatica impostata da FOX News nei suoi confronti. Quanto è cambiato da un anno all’altro? Questa è la domanda a cui questa puntata cerca di dare una risposta e, fondamentalmente, si potrebbe dire: tutto e niente.
Il protagonista era, è e rimarrà sempre Ailes, ma per la prima volta dall’inizio della serie ci si concentra anche su altri personaggi secondari, alcuni nuovi e altri no, che hanno vissuto sulla propria pelle l’influenza del capo di FOX News. E finalmente Laurie Luhn riceve un po’ di quel meritato minutaggio che le spettava di diritto sin dall’inizio e che qui coincide con il crollo nervoso che la porta ad essere praticamente sequestrata da Ailes.
Laurie: “I can’t.”
Roger: “What?”
Laurie: “I can’t. I can’t. I can’t do this. I can’t do this anymore. I can’t do it anymore, Roger. I can’t.”
Roger: “We can talk about that later. Now, finish. Come on. I have to get back to FOX.”
Nonostante il fatto che non venga presentato ad inizio di ogni episodio la famigerata scritta “This story is based on actual events. In certain cases incidents, characters and timelines have been changed for dramatic purposes. Certain characters may be composites, or entirely fictitious.” in stile Chernobyl, bisogna sempre tenere bene a mente che quanto mostrato è frutto di interviste ed è comunque basato sul bestseller di Gabriel Sherman “The Loudest Voice In The Room”.
Detto ciò, la trasposizione del terrore psicologico con sfogo sessuale inflitto per decenni da Ailes alla Luhn è reso in maniera superba (anche grazie alle ottime interpretazioni di Russel Crowe ed Annabelle Wallis), chiarendo ed esplicitando tutte le sfaccettature da predatore di Roger. Il carisma dell’uomo viene sempre enfatizzato, così come il risultato del suo volere viene vissuto nei volti e negli occhi dei suoi diretti dipendenti, ultimo tra questi il giovane Joe Lindsley. La vera differenza sta però nel modo in cui ciascuno di loro vede e subisce Ailes: c’è chi è completamente atterrito (Laurie), c’è chi non discute ciò che dice ma è anzi ammaliato dalle parole anche se non completamente convinto del loro significato (Joe), c’è chi invece lavora con lui, lo rispetta ma è anche in grado di enfatizzare se c’è qualcosa che non va bene (Brian). Quello che si evince è che, se non si risiede in una di queste tre categorie, allora si diventa bersaglio di Roger Ailes, come sanno Obama e Richard Shea.
Axelrod: “I’m asking you as a friend to pull back.”
Roger: “And I’m telling you as a friend no.”
“2009” continua a segnare un ottimo ritmo nella storia nonostante le varie storyline create ex novo si sovrappongano a quelle già presentate in passato, segno di un’ottima scrittura (questa volta la penna è del misconosciuto John Harrington Bland) e di una regia (sempre quella di Jeremy Podeswa) in grado di mantenere viva l’attenzione anche nei momenti più lenti. Crowe è ormai diventato un tutt’uno con Ailes ed è semplicemente meraviglioso vederlo distruggere ogni relazione con il prossimo per il suo mero interesse personale, con un attore mediocre al suo posto questa serie non sarebbe il gioiellino che si sta rivelando.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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2008 1×03 | 0.34 milioni – 0.1 rating |
2009 1×04 | 0.34 milioni – 0.1 rating |
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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.