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In questo terzo episodio diretto da Jeremy Podeswa, noto ai più per essere il regista di diversi episodi di Game Of Thrones, vi è un focus narrativo sulla megalomania di Roger Ailes, peggiorata nettamente dopo l’elezione di Obama, visto dal chairman della FOX come suo acerrimo nemico.
È da notare come durante la puntata – la quale racconta egregiamente il modo in cui FOX News, ai limiti della legalità, tentò di ostacolare in tutti i modi la campagna presidenziale di Barack Obama – Ailes consideri come nemico chiunque non lavori per lui, compresi i dirigenti della News Corp, società che controlla la Fox e Wendi, moglie del suo capo Rupert Murdoch, tanto da avere un dossier contro di lei.
Il suo innegabile genio televisivo, che gli ha permesso di creare dal nulla un impero mediatico, viene offuscato dal suo comportamento despotico e manipolatore: la prima a farne le spese sembra essere Laurie, splendidamente interpretata da Annabelle Wallis, l’indimenticabile Grace di Peaky Blinders, la quale rimane soffocata nel suo ruolo di amante e viene controllata sistematicamente, finendo così sull’orlo di una crisi di nervi.
Non è da sottovalutare, poi, la piccola porzione di trama dedicata al anchorwoman Gretchen Carlson (Naomi Watts), la prima donna che avrebbe intentato una causa per molestie sessuali ai danni del potentissimo boss della FOX, decretandone così l’inizio del declino e incoraggiando altre donne a seguire il suo esempio.
Non è da sottovalutare, poi, la piccola porzione di trama dedicata al anchorwoman Gretchen Carlson (Naomi Watts), la prima donna che avrebbe intentato una causa per molestie sessuali ai danni del potentissimo boss della FOX, decretandone così l’inizio del declino e incoraggiando altre donne a seguire il suo esempio.
Il punto di forza del nuovo show targato Showtime è sicuramente la modalità con la quale vengono narrati gli eventi politici, attraverso il peculiare punto di vista di Ailes, interpreto da Russell Crowe, il quale non sarà più l’atletico attore visto ne Il Gladiatore, ma comunque interprete di una trasformazione a dir poco sorprendente tra make-up e kg in eccesso. Per le modalità di fruizione della storia e il trasformismo del main character viene naturale allora il paragone con Vice, biopic di Adam McKay dove un formidabile Christian Bale, anch’egli protagonista di un cambiamento fisico notevole, interpreta Dick Cheney: entrambi i prodotti, sviluppando una narrazione politica tramite il punto di vista di uno specifico personaggio, hanno l’obiettivo di criticare aspramente alcuni esponenti del Partito Repubblicano e i media a loro connessi.
Ogni episodio di The Loudest Voice affronta un anno in particolare in cui vi sono tematiche che ancora oggi hanno una grandissima rilevanza sociale e politica: basti pensare al finale di puntata dove un ispirato Roger Ailes parla ai veterani dell’Ohio in un discorso che racchiude tutto il credo politico del Republican Party e si conclude, non a caso, con un “we can make America great again“, motto della futura campagna presidenziale dell’attuale Presidente degli Stati Uniti Donald Trump.
L’unico elemento negativo di questo prodotto seriale, indiscutibilmente di alto livello, è il basso screen time dedicato ai personaggi secondari che risultano essere poco approfonditi. È sicuramente una scelta degli autori quella di dedicare al personaggio di Crowe la gran parte della narrazione, tuttavia, alla lunga questa scelta potrebbe rivelarsi controproducente e rendere pesante la visione agli spettatori, visti i 7 episodi da 50 minuti di cui è composta la serie.
È da sottolineare, però, che in questo terzo appuntamento sembra che qualcosa in tal senso si stia muovendo, visto che il crollo psicologico di Laurie e l’entrata in scena di Gretchen saranno sicuramente fondamentali per lo sviluppo della trama orizzontale nei prossimi episodi.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Un bellissimo episodio per The Loudest Voice che conferma quanto di buono ha fatto vedere sino ad ora. Un ottimo cast per una storia avvincente e di grandissima attualità, raccontata nel migliore dei modi, senza mai cadere nel cliché dell’uomo conservatore ricco e potente che ottiene sempre quello che vuole, regalando interessanti spunti di riflessione agli spettatori. Viste queste premesse, la valutazione non può che essere alta, ringraziando sentitamente gli autori per questa piccola perla seriale estiva.
2001 1×02 | 0.36 milioni – 0.1 rating |
2008 1×03 | 0.34 milioni – 0.1 rating |
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Venera due antiche divinità: Sergio Leone e Gian Maria Volontè.
Lostiano intransigente, zerocalcariano, il suo spirito guida è un mix tra Alessandro Barbero e Franco Battiato.