“Fake it until you make it”
Una sottile inquietudine pervade da subito, senza mai lasciarla, questa nuova creatura di Ryan Murphy, noto per serie come Nip/Tuck, Glee e American Horror Story.
L’inquietudine è quella da cui sono dominati il protagonista Peyton e i suoi compagni di scuola, in un prestigioso liceo californiano. Devono gestire la tensione enorme provocata dal divario fra quello che loro realmente sentono di essere e quello che la società vuole da loro, o almeno quello che ritengono essa voglia. Questo li rende schizofrenici e appesantisce le loro vite, rendendole quasi insopportabili nonostante tutti gli agi e i privilegi esteriori. Proprio uno di loro arriverà a confessare un recente tentativo di suicidio davanti a tutta la scolaresca riunita in assemblea, per poi riprovarci e purtroppo riuscirci.
Peyton ha deciso di diventare presidente degli Stati Uniti, si è studiato tutte le vite degli inquilini della Casa Bianca (da Reagan in poi, perché i precedenti non erano abbastanza “mediatici”) e, come primo passo della sua scalata al potere, mira a diventare presidente del consiglio studentesco. Ragazzo coscienzioso, prima di candidarsi ha fatto i compiti, ovvero ha seguito un piano di studi e di attività extracurricolari scelte appositamente per massimizzare le sue probabilità di venire eletto. Non ha però fatto i conti con l’emotività dei giovani di oggi, rovinata dalla pessima abitudine di vomitarsi addosso tutto quanto, per dirla con le parole della sua saggia, amorevole e ricchissima madre adottiva, interpretata da Gwyneth Paltrow.
Proprio dalla manipolazione emotiva del prossimo nascono i momenti più interessanti e agghiaccianti di questo primo episodio. Uno è quello in cui la fidanzata del protagonista gli spiega la necessità di fare finta di lasciarsi e gli spiega tutti i comportamenti da tenere, in sequenza, con la loro tempistica, per avere più mi piace sui social media. Lo fa sedendo ad una tavola degna del nonno del Piccolo Lord Fauntleroy, ma in un ambiente così cupo da ricordare la famiglia Addams e questo non depone a favore della sua completa sanità mentale.
L’altro è la scena finale, con la scelta, come candidata alla vice presidenza, di Infinity, ragazza malata di tumore. O forse no. Non si è ancora ben capito se il piano di capitalizzare tutti i vantaggi derivanti dalla compassione altrui nasca dalla ragazza o sia frutto della mente perversa di sua nonna, grande manipolatrice interpretata da Jessica Lange, ma non si sa quale delle due ipotesi sia la meno disgustosa e pericolosa.
Nel proseguimento della vicenda, dunque, Peyton si troverà ad affrontare la campagna elettorale contro la fidanzata dell’amato River e la sua vice, scelta perché afro americana ed esponente della comunità LGBT, nascondendo il dolore per la morte del ragazzo e ignaro della tegola che potrebbe cadergli in testa qualora venisse verificata e diventasse di dominio pubblico la menzogna di Infinity sul suo stato di salute. Ci sarà da divertirsi, seguendo il suo sguardo un po’ da outsider. Egli infatti sa di non essere un bel fusto palestrato e spensierato come i suoi pur stupidi fratelli adottivi, inoltre si sente diverso per via della sua madre biologica. Quello di un punto di vista “diverso” rispetto alla maggioranza è un artificio collaudato, che in passato ha dato spesso ottimi risultati e fa ben sperare anche in questo caso.
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Casalingoide piemontarda di mezza età, abita da sempre in campagna, ma non fatevi ingannare dai suoi modi stile Nonna Papera. Per lei recensire è come coltivare un orticello di prodotti bio (perché ci mette dentro tutto; le lezioni di inglese, greco e latino al liceo, i viaggi in giro per il mondo, i cartoni animati anni '70 - '80, l'oratorio, la fantascienza, anni di esperienza coi giornali locali, il suo spietato amore per James Spader ...) con finalità nutraceutica, perché guardare film e serie tv è cosa da fare con la stessa cura con cui si sceglie cosa mangiare (ad esempio, deve evitare di eccedere col prodotto italiano a cui è leggermente intollerante).