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Ci siamo. Dopo sei stagioni ed un numero consistente di omicidi impuniti, How To Get Away With Murder si prepara a salutare definitivamente il suo pubblico.
Lo show di Peter Nowalk era apparso più volte vicino alla conclusione nel corso degli ultimi anni a causa di dati d’ascolto in continuo calo e a storyline che spesso e volentieri sfociavano più nel caos che in una trama consistente; il drama della ABC, tuttavia, è riuscito ad arrivare alla sua sesta stagione, forse grazie soprattutto al carisma e alla portata della sua protagonista, Viola Davis.
Lo scorso season finale aveva stupito per il modo in cui gli eventi si erano conclusi, con un cliffhanger ben piazzato che aveva aperto più di uno spiraglio riguardo il ritorno della serie per un’ennesima stagione. Stagione che è stata infatti subito confermata, presentandosi però come quella conclusiva.
Con tutti questi presupposti, le aspettative nei confronti di quest’ultimo capitolo di How To Get Away With Murder apparivano abbastanza promettenti. Tuttavia, dopo la visione di questa season premiere, le premesse della nuova stagione iniziano a sembrare non così tanto entusiasmanti. Con la scomparsa di Laurel e del bambino a porsi come punto focale dal quale far ripartire la trama principale, ci si sarebbe aspettati molta più verve nell’arco del primo episodio, con una ripresa narrativa più carica sia di azione che a livello emotivo. Gli autori, invece, scelgono una ripresa soft, che viene rappresentata di pari passo attraverso il percorso di Annalise, chiusa in un centro riabilitativo dopo essere “scappata” dagli innumerevoli drammi che la circondano.
La scelta del ricovero di Annalise è apparsa abbastanza ambivalente perché da un lato non ha di certo risolto i suoi problemi di alcolismo (è rimasta lì appena una settimana, come avrebbe potuto?), dall’altra è stata praticamente usata per fare il punto della situazione emotiva dapprima sul suo personaggio e poi su tutti gli altri. La scena del “rilascio della rabbia”, infatti, ha permesso oltre che ad Annalise, anche ai restanti ragazzi Keating di esternare tutti i loro sentimenti repressi che nel corso degli ultimi anni si erano accumulati l’uno sull’altro, omicidio dopo omicidio. In questo modo, la stagione è iniziata dando maggior peso alla parte emotiva, mettendo da parte l’azione che ci si sarebbe aspettati.
Una scelta non malvagia di per sé, ma solo se destinata ad avere un peso specifico in seguito. Le crisi personali dei personaggi, infatti, vengono spesso messe in auge all’interno della serie con sprazzi buttati qua e là ma che non vengono mai davvero approfonditi. La storia di alcuni ragazzi, su tutti Connor e Michaela per esempio, vive da sempre di piccole allusioni e frasi casuali che lasciano intravedere eventuali trame che stentano ad arrivare. Anche in questo caso per la Pratt sembra finalmente farsi largo la storyline che la connette ad Annalise, ma bisognerà vedere se, fino alla fine, sarà presa sul serio o abbandonata come già avvenuto in passato con casi del genere.
Di sicuro, scoprire definitivamente quali legami si nascondono dietro la scelta fatta dalla Keating nell’ormai lontano primo episodio, quando ha annesso i 5 studenti al suo gruppo ristretto, sarebbe una trama decisamente più interessante da affrontare in quest’ultimo capitolo rispetto ad alcune che occupano lo schermo al momento. Tra la storia d’amore che continua a svilupparsi tra Michaela e Gabriel, la criptica figura della madre di quest’ultimo, o ancora la tediosa storyline riguardante la Caplan&Gold che stenta a trovare un senso, sono svariate le trame che ottengono screen time pur non appartenendo alla linea principale della narrazione.
E’ nei minuti finali, però, che si mostrano finalmente al pubblico le due strade che dovrebbero condurre dritte fino al series finale. La denuncia all’FBI sulla sparizione di Laurel apre definitivamente questa storyline, permettendogli di essere perseguita ed avere un suo sviluppo nei prossimi episodi. All’ultimo secondo, poi, arriva ciò che dovrebbe essere il vero punto focale stagionale: si chiude su di una bara, ad un funerale che sembrerebbe essere quello di Annalise Keating. Il condizionale usato in quest’ultima frase appare d’obbligo in quanto la serie ha una lunga tradizione di sovvertire le aspettative, tuttavia, dovesse rivelarsi il vero evento, questo sarebbe senza dubbio un colpo di scena potentissimo per mettere la parola fine alla serie. Per ora, rimangono solo i dubbi ed una piccola sensazione di insoddisfazione per quanto riguarda il phatos trasmesso dall’ultima scena: un evento del genere avrebbe richiesto una trasposizione emotiva molto più forte rispetto a quella che invece è arrivata a destinazione.
Lo show di Peter Nowalk era apparso più volte vicino alla conclusione nel corso degli ultimi anni a causa di dati d’ascolto in continuo calo e a storyline che spesso e volentieri sfociavano più nel caos che in una trama consistente; il drama della ABC, tuttavia, è riuscito ad arrivare alla sua sesta stagione, forse grazie soprattutto al carisma e alla portata della sua protagonista, Viola Davis.
Lo scorso season finale aveva stupito per il modo in cui gli eventi si erano conclusi, con un cliffhanger ben piazzato che aveva aperto più di uno spiraglio riguardo il ritorno della serie per un’ennesima stagione. Stagione che è stata infatti subito confermata, presentandosi però come quella conclusiva.
Con tutti questi presupposti, le aspettative nei confronti di quest’ultimo capitolo di How To Get Away With Murder apparivano abbastanza promettenti. Tuttavia, dopo la visione di questa season premiere, le premesse della nuova stagione iniziano a sembrare non così tanto entusiasmanti. Con la scomparsa di Laurel e del bambino a porsi come punto focale dal quale far ripartire la trama principale, ci si sarebbe aspettati molta più verve nell’arco del primo episodio, con una ripresa narrativa più carica sia di azione che a livello emotivo. Gli autori, invece, scelgono una ripresa soft, che viene rappresentata di pari passo attraverso il percorso di Annalise, chiusa in un centro riabilitativo dopo essere “scappata” dagli innumerevoli drammi che la circondano.
La scelta del ricovero di Annalise è apparsa abbastanza ambivalente perché da un lato non ha di certo risolto i suoi problemi di alcolismo (è rimasta lì appena una settimana, come avrebbe potuto?), dall’altra è stata praticamente usata per fare il punto della situazione emotiva dapprima sul suo personaggio e poi su tutti gli altri. La scena del “rilascio della rabbia”, infatti, ha permesso oltre che ad Annalise, anche ai restanti ragazzi Keating di esternare tutti i loro sentimenti repressi che nel corso degli ultimi anni si erano accumulati l’uno sull’altro, omicidio dopo omicidio. In questo modo, la stagione è iniziata dando maggior peso alla parte emotiva, mettendo da parte l’azione che ci si sarebbe aspettati.
Una scelta non malvagia di per sé, ma solo se destinata ad avere un peso specifico in seguito. Le crisi personali dei personaggi, infatti, vengono spesso messe in auge all’interno della serie con sprazzi buttati qua e là ma che non vengono mai davvero approfonditi. La storia di alcuni ragazzi, su tutti Connor e Michaela per esempio, vive da sempre di piccole allusioni e frasi casuali che lasciano intravedere eventuali trame che stentano ad arrivare. Anche in questo caso per la Pratt sembra finalmente farsi largo la storyline che la connette ad Annalise, ma bisognerà vedere se, fino alla fine, sarà presa sul serio o abbandonata come già avvenuto in passato con casi del genere.
Di sicuro, scoprire definitivamente quali legami si nascondono dietro la scelta fatta dalla Keating nell’ormai lontano primo episodio, quando ha annesso i 5 studenti al suo gruppo ristretto, sarebbe una trama decisamente più interessante da affrontare in quest’ultimo capitolo rispetto ad alcune che occupano lo schermo al momento. Tra la storia d’amore che continua a svilupparsi tra Michaela e Gabriel, la criptica figura della madre di quest’ultimo, o ancora la tediosa storyline riguardante la Caplan&Gold che stenta a trovare un senso, sono svariate le trame che ottengono screen time pur non appartenendo alla linea principale della narrazione.
E’ nei minuti finali, però, che si mostrano finalmente al pubblico le due strade che dovrebbero condurre dritte fino al series finale. La denuncia all’FBI sulla sparizione di Laurel apre definitivamente questa storyline, permettendogli di essere perseguita ed avere un suo sviluppo nei prossimi episodi. All’ultimo secondo, poi, arriva ciò che dovrebbe essere il vero punto focale stagionale: si chiude su di una bara, ad un funerale che sembrerebbe essere quello di Annalise Keating. Il condizionale usato in quest’ultima frase appare d’obbligo in quanto la serie ha una lunga tradizione di sovvertire le aspettative, tuttavia, dovesse rivelarsi il vero evento, questo sarebbe senza dubbio un colpo di scena potentissimo per mettere la parola fine alla serie. Per ora, rimangono solo i dubbi ed una piccola sensazione di insoddisfazione per quanto riguarda il phatos trasmesso dall’ultima scena: un evento del genere avrebbe richiesto una trasposizione emotiva molto più forte rispetto a quella che invece è arrivata a destinazione.
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L’ultima stagione di How To Get Away With Murder si presenta senza infamia e senza lode; come inizio può andare ma gli autori dovranno impegnarsi molto di più se alla sua conclusione vogliono lasciare impresso un buon segno.
Please Say No One Else Is Dead 5×15 | 2.76 milioni – 0.6 rating |
Say Goodbye 6×01 | 2.43 milioni – 0.6 rating |
Sponsored by How to get away with Murder Italia
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Nata con la passione per telefilm e libri, cresciuta con quella per la scrittura. Unirle è sembrata la cosa più naturale. Allegra e socievole finché non trova qualcosa fuori posto, il disordine non è infatti contemplato.
Tra una mania e l'altra, si fa carico di un'estenuante sensibilità che la porta a tifare per lo sfigato di turno tra i personaggi cui si appassiona: per dirla alla Tyrion Lannister, ha un debole per “cripples, bastards and broken things”.