Si deve aprire doverosamente questa recensione con un breve excursus e il motivo è presto detto: “Lian Yu” è la puntata numero 115 per Arrow, la puntata che conclude la stagione e la puntata che chiude un cerchio aperto cinque anni fa con “Pilot” che volutamente doveva concludersi qui e ora. Inutile riflettere su quanti cambiamenti possano esserci stati in un lustro, siano essi più o meno voluti, più o meno eleganti, più o meno significativi. Arrow è cresciuto, si è modificato e si è espanso creando due spin-off e un universo narrativo che ora vive di vita propria e di cui il network The CW ora, francamente, non può più fare a meno. E non è nemmeno difficile capire il perché.
Greg Berlanti, Marc Guggenheim e Andrew Kreisberg possono (e devono) ritenersi soddisfatti del lavoro compiuto sinora poiché, nonostante un paio di stagioni (da metà della terza alla fine della quarta, per essere specifici) in cui tutto ciò che poteva andare male è andato male, Arrow ha sempre saputo rivoluzionarsi rinascendo dalle proprie ceneri, e non è cosa da tutti. È quindi totalmente voluta la scelta, per una volta condivisa da tutti, di non avere un villain stagionale che miri a distruggere Starling City ma che punti invece alla decostruzione della vita e della persona di Oliver Queen, “fatalità” sindaco della stessa città.
Adrian Chase: “It’s all over but only if you do it.
Do it, Oliver, and show everyone, show yourself who you really are.”
“Lian Yu” diventa quindi simbolo di questo percorso di crescita fatto dal protagonista in cinque anni, un percorso che ha visto cadere in battaglia diversi character ma che, in qualche modo e forse proprio grazie a loro, ha trasformato un mero vigilante in cerca di vendetta in un eroe, un super eroe. E questo season finale lo sbandiera molto bene visto che Oliver viene costantemente spinto al limite della sopportazione umana in un punto in cui la vendetta, facile e risolutrice, potrebbe rappresentare la via d’uscita più facile ma anche la più “inquinante” per l’anima. E Chase è un maestro in questo genere di tortura (oltre che un villain encomiabile), tanto da indurre lo spettatore a dispiacersi nel momento in cui si toglie la vita per far esplodere in aria Lian Yu (“He’s rigged the entire island with explosives. They’re remotely linked to some sort of dead man’s switch. If he dies, it detonates all the devices. He wants you to kill him so it kills all of us“).
Per rendere il tutto più tragico ed aulico possibile, la coppia Wendy Mericle e Marc Guggenheim scomodano personaggi e villain sia di questa stagione che delle precedenti e lo fanno in maniera educata in modo che non risulti più forzata di quello che già è.
Veder combattere fianco a fianco Green Arrow e Deathstroke, alla luce dei loro trascorsi (“I think I’m stating the obvious when I say I killed your mother, and for that alone, you should have killed me“), è solo un piacere per gli occhi che, semplicemente, viene giustificato da un effetto del Mirakuru ormai svanito da molto tempo (“The Mirakuru wore off a long time ago, kid“). Non ce ne si può lamentare perché, paradossalmente, è ben più perdonabile di una Black Siren o di una Evelyn che agiscono come dei burattini senza alcuna tridimensionalità, presenti nell’episodio semplicemente perché non potevano mancare nello scontro finale (tra l’altro molto ben fatto).
È innegabile che “Lian Yu”, ed Arrow per proprietà transitiva, vincano soprattutto sul piano morale ed emotivo in quel turbinio di emozioni finalmente ben costruito e smielato quel tanto che basta per non risultare né kitsch né falso. Non è infatti fuori luogo il bacio d’addio di Felicity ad Oliver (Hollywood rimane pur sempre Hollywood), né la lotta per la sopravvivenza di William, né la telefonata tra Oliver e sua madre nel flashback. Per una volta tutto è perfettamente calibrato sia nei tempi che nei modi. E ci sono pure i fuochi d’artificio alla fine…
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Missing 5×22 | 1.44 milioni – 0.5 rating |
Lian Yu 5×23 | 1.72 milioni – 0.6 rating |
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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.