Black Mirror 3×03 – Shut Up And DanceTEMPO DI LETTURA 5 min

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Non è facile la visione di un episodio di Black Mirror, specialmente dopo una lunga attesa durata anni, a parte lo speciale natalizio di qualche tempo fa.
Non è facile perché ci si deve confrontare con l’angoscia che segue la visione di ogni suo singolo episodio.
Quasi fosse un passo, anzi più un “male necessario”, da dover fare per la propria crescita personale, per poter espiare un non ben definito senso di colpa che ognuno si porta dietro perché da spettatori/utenti spesso ci si limita ad una visione superficiale delle implicazioni che derivano dalle storie che si amano seguire tramite le serie tv.
Ed è questo forse il tema di questo episodio: il senso di colpa che ognuno di noi si porta dentro derivante da quello che sentiamo o facciamo nella nostra intimità e come si cerca di espiarlo di fronte alla società, scegliendo di nasconderlo anche se si cede a ricatti riprovevoli. Non sapendo che alla fine comunque arriverà il conto, con l’aggravante di aver peggiorato la propria esistenza più di quanto non era stato fatto all’inizio.
I personaggi di questo episodio, tra cui il protagonista, vengono scoperti dei loro peccati e perversioni più intime tramite filmati o applicazioni presenti nelle apparecchiature tecnologiche che normalmente usano tutti i giorni. Con questi mezzi vengono ricattati e portati a compiere missioni senza senso apparente ma con un chiaro intento: dimostrare quanto si possa scendere moralmente in basso pur di non confrontarsi con le proprie debolezze.
Triste, commovente ed empatico è il percorso che lo spettatore fa insieme al povero Kenny, ragazzo un po’ sfigato e lasciato a se stesso dalla famiglia e sul luogo di lavoro.
Seguendo le indicazioni via messaggio che gli vengono date una volta sotto ricatto, incontra lungo il suo percorso altre persone nella sua stessa situazione, tutte accomunate dalla necessità di non venire scoperti dalle persone che li amano. Tra questi Hector interpretato da Jerome Flynn, diventato famoso presso il grande pubblico per Bronn in Game of Thrones.
Tra i due si instaura quasi subito un rapporto padre/figlio anche in relazione al fatto che Kenny sembra non avere una figura paterna nella sua vita. Dopo aver organizzato una rapina in banca, ordinata dai loro persecutori, i due fuggono insieme fino a quando non devono separarsi, non prima di essersi confessati i propri peccati e aver avuto modo di piangerne e di comprendersi.
Il loro percorso prevede un’ultima azione da compiere, a seguito della quale verranno lasciati liberi di tornare alla propria vita: Hector dovrà far sparire la macchina usata durante la rapina e Kenny dovrà invece uccidere un’altra vittima dei ricattatori in un lotta fisica all’interno di un bosco per poter vincere il bottino della rapina. Il tutto filmato attraverso l’occhio di un drone (forse ad uso e consumo di altri ricatti successivi).
Il finale non è purtroppo la liberazione che ognuno di loro si aspettava ma, anzi, la loro condanna definitiva. I loro segreti vengono comunque divulgati alle persone care e la verità delle loro malefatte viene a galla con tutto il suo devastante carico.
Molto forte, per esempio, è stato l’impatto emotivo rivelatore durante la telefonata tra Kenny e la mamma: ha appena scoperto (e gli spettatori con lei) che suo figlio si stava masturbando davanti ad immagini pedo-pornografiche.
Non è un caso quindi che l’organizzazione, entri nelle vite di queste persone tramite un programma di bonifica malware (che di solito si prende da siti non convenzionali) chiamato Shrive (confessare).
Questa quindi è la scelta che si viene portati a compiere da questa entità: confessare i propri peccati o mettersi nelle mani di qualcuno per venire attivati a “giocare” a un grande gioco interattivo con l’illusione di poter espiare i propri peccati, paradossalmente compiendone altri.
In generale come modus operandi, sembrerebbe esserci una stretta relazione tra le azioni da compiere, ordinate dall’organizzazione, e il peso del peccato di cui si può essere scoperti.
Ed ecco allora espresso il tema dell’episodio e la sua chiave di lettura: molte persone scelgono scorciatoie per mantenere una buona immagine di fronte alla società dove, per farne parte, serve un certo grado di ipocrisia e di apparenza, non rendendosi conti che se ne può diventare schiavi e compiere azioni anche peggiori.
Nessuno, o quasi, sceglie di prendersi le proprie responsabilità e di affrontare le proprie debolezze.
Finché nessuno scopre cosa siamo realmente, ci si sente a posto con la propria coscienza. Nel momento in cui il peccato viene scoperto, allora capiamo quanto questo condizioni la propria consapevolezza di sé, sottoponendoci ad un giudizio. Gli altri definiscono ciò che siamo più di noi stessi, soprattutto relativamente al giudizio che si ha delle proprie azioni e desideri.
Tutta questa gran riflessione rientra nell’affresco sulle influenze che la tecnologia ha sull’umanità, macro tema della serie fin dalla sua nascita. La tecnologia, quasi a livello inconscio, ha portato la società a farsi “scoprire” molto più facilmente, rivelando quelle parte più intime e discutibili di ogni persona, rendendole utilizzabili da qualcun altro per motivi tutt’altro che nobili.
Il gioco messo in piedi da Shrive è forse la forma più perversa di reality show. Non si sa se tutto questo materiale filmato verrà diffuso in maniera circoscritta solo alle persone strettamente legate alla vittime ma resta abbastanza chiaro come tutti facciano parte di un sistema, manovrati tramite ricatto che si sceglie di seguire non appena si viene attivati. Da notare come i ricattatori sembrano scegliere la pena in base alla “gravità” del peccato: se uno si dovrà “accontentare” di essere lasciato dalla moglie – Mindy era pur sempre ventenne – per la pedo-pornografia la pena è ben peggiore.
Non c’è consolazione nel finale perché nessuno rinasce lungo questo percorso. Nessuna possibilità di redenzione è possibile senza la consapevolezza di ciò che si è, a prescindere da ciò che si sembra agli occhi degli altri (altri di cui facciamo parte anche noi spettatori, ingannati dall’apparente innocenza dei ricattati, quasi come vittime di umana debolezza).
Altrimenti si riceverà come ultima sentenza una faccia beffarda, nell’ultimo messaggio, alla fine del gioco.

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Gli attori, di rara umanità
  • L’attesa dei messaggi di Shrive. Quei puntini sono devastanti
  • L’angoscia a fine episodio, senza catarsi
  • Ogni episodio va centellinato, troppe emozioni poco gestibili se visti in binge watching
  • Una serie che non è per tutti vista l’angoscia che l’accompagna

 

Episodio di rara durezza e crudeltà, senza filtri, come un pugno al cuore.
Un distillato di ciò che rappresenta Black Mirror nella narrazione seriale e nell’effetto che ha sui suoi spettatori.

 

Playtest 3×02 ND milioni – ND rating
Shut Up and Dance 3×03 ND milioni – ND rating

 

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Dopo miliardi di ore passate a vedere cartoni giapponesi e altra robaccia pop anni ’80 americana, la folgorazione arriva con la visione di Twin Peaks. Da allora nulla è stato più lo stesso. La serialità è entrata nella sua vita e, complici anche i supereroi con le loro trame infinite, ora vive solo per assecondare le sue droghe. Per compensare prova a fare l’ingegnere ma è evidentemente un'illusione. Sogna un giorno di produrre, o magari scrivere, qualche serie, per qualche disperata tv via cavo o canale streaming. Segue qualsiasi cosa scriva Sorkin o Kelley ma, per non essere troppo snob, non si nega qualche guilty pleasure ogni tanto.

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