“I’m done.”
Se la prima stagione di Cardinal aveva rappresentato per il proprio personaggio principale una ricerca ed un ritrovamento di quegli equilibri sociali e lavorativi a cui tanto anelava, questa seconda porta in scena la loro lenta ed inesorabile disintegrazione. Quel “I’m done” sussurrato alla segreteria telefonica della moglie rappresentava non solo una dichiarazione di intenti ma anche una pesante constatazione relativamente al fatto che John aveva ormai posto la sua carriera investigativa al secondo gradino sulla scala dell’importanza. Al primo posto la famiglia.
Messo sotto la luce dei riflettori proprio questo punto narrativo, quindi, gli sceneggiatori decidono di farsi beffe degli spettatori e di relegarsi nuovamente in quel caos dal quale era scappato proprio John Cardinal: la morte della moglie non potrà che rappresentare per il detective una punizione per il suo non esserle stato accanto nel momento del bisogno. E’ certo infatti che il colpevolismo di Cardinal, di cui si era fatta menzione anche nella scorsa recensione, tornerà poderosamente in scena durante la terza stagione per cui è auspicabile una grossa venatura di intimismo e monologhi introspettivi.
Insomma, non tutti i mali vengono per nuocere. Dipende sempre dai punti di visti dai quali li si affronta.
La puntata porta in scena una perfetta rappresentazione della stagione con un caso che giunge alla sua risoluzione nella maniera più violenta e sanguinaria che si potesse attendere ed un praticamente nullo utilizzo del villain di stagione, nuovamente relegato a pura e semplice macchietta di poco conto. Un così banale utilizzo dello stesso non può che ritenersi insufficiente, soprattutto se si tiene in considerazione il misticismo portato in scena ed il fatto che John Cardinal fosse entrato in un certo tal senso in sintonia (soprattutto nel finale) con la mentalità di Ray. Il fatto che il faccia a faccia tra Buoni e Cattivi sia durato all’incirca tre minuti di puntata è sintomatico di come la stagione abbia preferito lavorare e raccontare i contorni e la cornice, piuttosto che abbellire l’affresco che successivamente avrebbe deciso di metter in mostra dinanzi agli occhi dello spettatore.
Ciò rappresenta un peccato dal momento che un maggiore minutaggio per Ray e per lo “scontro” avrebbe concesso maggiore tridimensionalità ai singoli personaggi e maggior carattere alla storia.
C’è da essere lieti, tuttavia, del fatto che Lise difficilmente non tornerà in scena nella prossima stagione considerato che del suo trasferimento, in questa puntata, non viene fatta menzione nemmeno per sbaglio.
Se si volessero cercare parallelismi tra Cardinal ed altre serie tv, sarebbe opportuno menzionare Luther (seguono possibili spoiler ndr): il detective interpretato da Idris Elba porta in scena una profonda e disperata trasformazione nel momento in cui la moglie esce di scena. Nonostante in quel caso la morte fosse di carattere violento, portata a termine da terzi, la somiglianza dei due casi è riscontrabile nella venatura di colpevolismo che ambivalentemente investe sia Luther, sia Cardinal. E’ un ritrovamento del concetto di destino che la serie, sotto determinati e circoscritti aspetti, cerca di portare in scena.
Nel complesso il finale di questa seconda stagione non ammalia come il precedente, ma getta le basi per una profonda e celere ricostruzione caratteriale di ogni singolo personaggio in scena, dando la possibilità a John Cardinal di ritornare a quella venatura di malinconica passione investigativa che tanto aveva venato il lavoro trasposto nella prima stagione.
La conclusione di puntata potrà apparire sotto certi aspetti telefonata e prevedibile, ma giunge come un gancio destro nello stomaco dello spettatore: la regia gioca sugli occhi, sul viso e sul riflesso di un attonito Billy Campbell, non mostrando fino all’ultimo il corpo devastato di Catherine, preferendo che sia lo spettatore ad intuire ciò che sta accadendo, dando solo qualche laconico riferimento. La patina davanti al vetro si disintegra e svanisce nel momento in cui Lise Delorme cerca di bloccare John sulla scena del suicidio. Come un fulmine, lo spettatore e John, come in simbiosi, realizzano quanto avvenuto e come, da ora in avanti, nulla sarà più come prima..
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
|
|
Northwind 2×05 | ND milioni – ND rating |
El Brujo 2×06 | ND milioni – ND rating |
Quanto ti è piaciuta la puntata?
0
Nessun voto per ora
Tags:
Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.