Designated Survivor 3×01 – #thesystemisbrokenTEMPO DI LETTURA 4 min

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“Who are you and what have you done with my show?” (la ABC dopo aver visto il primo episodio)

Nuovi personaggi, nuova sigla, le parolacce ed i fondoschiena che fanno capolino all’interno della serie. Sì, sembrerebbe proprio che questo salvataggio in corsa abbia portato gli standard di produzione e di scena soliti di Netflix pure in casa Designated Survivor.
La sensazione che si ha dopo pochi minuti dall’inizio della puntata, ed è una sensazione che risulta sempre più vera minuto dopo minuto, è che il passaggio di consegne ABC a Netflix non ha rappresentato un semplice salvataggio bensì un vero e proprio reboot. Risulta spontaneo da dire dal momento che durante questo primo episodio non viene mai fatta menzione alcuna del movimentato passato politico che ha portato Kirkman alla Casa Bianca: tutto ciò che è avvenuto direttamente o indirettamente collegato a Peter MacLeish sembra essere stato totalmente epurato dalla storia della televisione. E’ vero anche che la seconda stagione, nonostante non portasse in scena cambiamenti di gestione, non ha saputo portare nulla di eccessivamente nuovo (e sicuramente nessuna soluzione) da questo lato della trama.
Questo accantonamento, però, non risulta per forze di cose sbagliato. O meglio, lo è in maniera imprescindibile dal momento che è il punto fondamentale dal quale la serie partiva col raccontare la propria storia, ma dal momento che pure gli sceneggiatori sembrano essersi infilati in un tunnel senza via d’uscita, meglio accontentarsi di quello che ci viene propinato. L’importante è che la visione non si riveli oltremodo pesante.
Mettere da parte tutto il lato della cospirazione snellisce, di fatto, tutta la storia concedendo modo e spazio ad una sottotrama (a questo punto diventata principale) sempre più importante: le elezioni presidenziali e la candidatura ad un secondo mandato per Kirkman.
Netflix, privato di House Of Cards, ha quindi riversato nell’ex prodotto di casa ABC tutte le sue attenzioni relativamente al comparto politico.
Oltre al ricambio di narrativa, Designated Survivor si ritrova con nuovi personaggi (un nuovo Capo del Gabinetto ed uno stagista per Seth) e privato di altri (Lyor sembra essere uscito definitivamente di scena). Ma è la caratterizzazione dei personaggi principali rimasti che non può che fare felici gli spettatori trattandosi di un enorme passo avanti.
Seth, Aaron, Emily e Tom sono meno romanzati, meno “confettosi”. In poche parole, non sembrano più finti. Il tutto si percepisce anche dai dialoghi, come già appuntato ad inizio recensione, più liberi e meno conformi ai consueti dettami di linguaggio: le volgarità ci sono, calibrate e non eccessive. E per la prima volta dall’inizio dello show il Presidente Kirkman riesce ad apparire non come un angelo sceso dal cielo per salvare il pianeta Terra, bensì come un semplice cittadino degli Stati Uniti. Un riequilibrio nelle parti che può solo che far piacere soprattutto perché contribuisce a rendere la visione della puntata meno stucchevole.
Ricompare anche l’agente Wells che passa da dipendente dell’FBI a dipendente della CIA. La facilità di cambiare lavoro in questo contesto è equiparabile con il cambio di vestito in un camerino di prova: abbastanza discutibile, ma non si può nemmeno pretendere di avere tutto perfetto già al primo episodio, no?
In definitiva Designated Survivor si leva i vestiti candidi e puliti che era solito indossare ed inizia a fare utilizzo di capi dalla colorazione più scura, più cupa. Il realismo ne guadagna decisamente da questa inversione narrativa, ma sarà un cambiamento che bisognerà essere in grado di mantenere in equilibrio non rischiando quindi di snaturare l’intero show.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Un ritorno tutto sommato migliore di quanto ci si poteva aspettare
  • Il nuovo Kirkman
  • La scena al centro commerciale ed il dialogo con i presenti
  • La nuova caratterizzazione dei personaggi
  • Dialoghi più accesi, ma più veri
  • Accantonamento dell’intera trama di MacLeish: utile a snellire la narrazione
  • Lyor uscito di scena
  • Accantonamento dell’intera trama di MacLeish: se qualcosa non funziona semplicemente si finge che non sia mai accaduto?
  • L’agente Wells che cambia da FBI a CIA in una manciata di secondi

 

Al momento la trama sembrerebbe essenzialmente essere concentrata solamente sulla corsa presidenziale, ma la moria di uccelli che viene mostrata in una scena riguardante Emily in conclusione di episodio sono elementi che lasciano supporre che qualcosa di grosso andrà ben presto ad aggiungersi alla narrazione portante. Speriamo solo sia un elemento valido.

 

Run 2×22 3.54 milioni – 0.6 rating
#thesystemisbroken 3×01 ND milioni – ND rating

 

 

 

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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.

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