Designated Survivor 3×03 – #privacypleaseTEMPO DI LETTURA 4 min

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Designated-Survivor-3x03Come si può intuire dal titolo della puntata, la parola d’ordine in questo terzo appuntamento di questa terza stagione di Designated Survivor è la privacy, una parola che è sulla bocca di tutti negli ultimi anni e che si è vista regolamentare ulteriormente da parte dell’Unione Europea attorno al maggio del 2018 con il GDPR.
Per sottolineare ulteriormente la tematica e per ricordarla allo spettatore ogni cinque minuti circa la “privacy” fa capolino all’interno di un dialogo: quella di Aaron, quella di Moss, quella di Seth, quella della figlia del Presidente. Sembra quasi che gli sceneggiatori avessero da poco imparato una nuova parola e, esattamente come i bambini, hanno deciso bene di andarla ad inserire in ogni singolo spazio disponibile.
Tom Kirkman si è da sempre definito un indipendente: nato come tale, diventato Presidente così ed ora ricandidato esattamente alla stessa maniera. Quello che però traspare è un personaggio volto più al cerchiobottismo piuttosto che al cercare di mantenere una visione di insieme esterna dalle consuete impalcature politiche americane. Il discorso in conclusione di puntata evidenzia proprio questo lato del protagonista che, esattamente come in passato, cerca in tutti i modi di presentarsi candido, indulgente e “pulito”: condanna quanto avvenuto alla cognata (transgender la cui privacy è stata lesa durante l’episodio), ma anche quanto accaduto a Moss (è stata fatta trapelare la notizia della sua predisposizione genetica verso l’Alzheimer). Un colpo al cerchio ed uno alla botte, proprio come si diceva.
Nonostante questo desiderio di presentare il personaggio più candido di sempre, Designated Survivor continua a mantenere un livello decisamente più alto (in termini di caratterizzazione) rispetto al passato: a fare da contraltare al Presidente ci pensano i personaggi di Lorraine ed Emily, in particolare quest’ultima che senza mostrare on screen problematiche morali di alcun tipo (come era accaduto invece in passato) decide di far trapelare la notizia riguardante Moss. Un colpo non da poco per un personaggio da sempre mostrato come la versione femminile di Kirkman.
Nonostante un ritorno al passato, quindi, la serie mantiene la consueta cupezza narrativa con una Emily priva di scrupoli e determinata a raggiungere l’obbiettivo finale: riuscire a far rieleggere Kirkman a qualsiasi costo.
La narrazione continua ad introdurre nuove tematiche forse dimenticandosi quelle già presentate nelle precedenti due puntate: ad Aaron viene affidato il compito della gestione della problematica siriana (che come è stata presentata nella puntata quasi sembrava un compitino di cinque minuti), ma c’è da tenere presente delle tensioni tra Russia e Norvegia già evidenziate nella precedente puntata. Come in passato però la puntata si concentra su di una particolare tematica portante: se nello scorso episodio si era fatta menzione dei matrimoni infantili, in “#privacyplease” si approda alla questione dell’accettazione dell’intera comunità transgender.
Un elemento, già menzionato nelle precedenti recensioni, che sicuramente rappresenta un grosso punto a favore di questa stagione è la volontà di presentare all’interno della puntata in corso (oltre alle varie problematiche) una vera e tangibile storia. Dopo la disaffezione elettorale, “#privacyplease” approfondisce e presenta al pubblico il caso di Alec Smith-Holt, morto in completa solitudine in casa sua dopo essere stato in coma diabetico per aver tentato di razionalizzare le dosi di insulina (un medicinale salvavita, ma che raggiunge dei prezzi esorbitanti negli USA). Questa vena di critica sociale e di infotainment sono il vero elemento in più di questa stagione che per ora sta facendo il suo sporco lavoro.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Tematica LGBT
  • Il colpo basso di Emily indirizzato a Moss
  • Emily e Lorraine
  • Vaiolo ed Hannah, quando ne viene fatta menzione
  • Focus su problematiche della vera America (Alec Smith-Holt)
  • Privacy, una nuova parola
  • Hannah ed il vaiolo che compaiono e scompaiono nella storia: un maggiore focus non sarebbe male
  • L’enfatizzazione della bellezza di Aaron: discutibile
  • Cerchiobottismo di Kirkman
  • Seth e sua figlia
  • Drammi familiari multipli
  • Il focus sulle mestruazioni di Penny

 

Vaiolo, elezioni presidenziali, maggiore cupezza narrativa e fatti reali presentati allo spettatore come parte dello show: questo Designated Survivor non è per niente male. Peccato per questo continuo dimenticarsi delle sottotrame (a volte lasciate in naftalina) e per la passione verso i drammi familiari.

 

#slipperyslope 3×02 ND milioni – ND rating
#privacyplease 3×03 ND milioni – ND rating

 

 

 

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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.

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