Designated Survivor 3×05 – #nothingpersonalTEMPO DI LETTURA 4 min

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Designated-Survivor-3x05E’ arrivato il tanto atteso giorno del dibattito televisivo in Designated Survivor e la serie porta con sue due solo certezze: l’ormai appurata e definitiva scomparsa delle problematiche internazionali di cui si era fatta menzione nei primi tre episodi; la totale apatia narrativa che si ritrova a dover richiedere appiglio alla morte di Alex per cercare nuovi elementi sui quali fare presa per scuotere dal torpore nel quale sembra essersi bloccato il Presidente Kirkman.
Le elezioni presidenziali rimangono quindi l’unico vero elemento fondamentale della narrazione, vero superstite di quanto apparso nella prima metà della stagione. Ma anche da questo punto di vista i dubbi sono molteplici dal momento che gli avversari di Kirkman risultano a tratti inesistenti. Moss appare come un dinosauro uscito da una caverna con la sua dialettica arcaica e la sua incapacità nel gestire una minima improvvisata in diretta televisiva (il perché non abbia risposto a tono a Tom rimane un mistero trattandosi di una decisione priva di qualsiasi logica). Semplicemente da ignorare, invece, il terzo candidato (Porter) a cui non viene concesso nemmeno una singola battuta. Se c’è una cosa che quindi la serie sembra aver chiarito è che l’unica persona che si frappone tra Kirkman e la sua elezione è Moss. Viene anche da chiedersi perché non sprecare almeno un paio di minuti per, non esageriamo dicendo caratterizzare, ma quanto meno rendere umano e tangibile anche Porter. Avrebbe reso la corsa alla Casa Bianca un minimo più credibile.
Da annotare che la fake news fatta trapelare riguardante Alex è stata ideata ed orchestrata da Lorraine che per spingere Kirkman a dare il meglio di sé ha pensato bene di sfruttare delle armi non convenzionali. Anche se rimane da capire, in termini logici, quale fosse il piano di Moss non prendendo le distanze da un attacco così diretto nei confronti della First Lady da poco morta. In termini di voti avrebbe avuto solo che da guadagnarci. Ma evidentemente soffermarsi a parlare di tattiche politiche guardando Designated Survivor non ha alcun senso.
Anche la sottotrama di Hannah e del potenziale pericolo di bioterrorismo sfocia nel ridicolo con un dialogo, con cui si conclude la puntata, al limite del surreale. Lo scienziato che sta aiutando Hannah nelle ricerche (che durano da cinque puntate e non stanno facendo altro che farla girare da una struttura all’altra) si rende conto, dopo cinque episodi ed essendo a conoscenza delle stesse cose viste dallo spettatore (il contagio nella palazzina, l’aerodiffusione del virus, l’attacco alle sole persone di colore) che forse buona parte del mondo potrebbe essere in grosso pericolo se un tale virus riuscisse ad essere diffuso. Verrebbe da ringraziare l’organo genitale maschile anche perché a questo punto della storia era dato per assodato quale fosse la minaccia (una vera e propria epurazione razziale) e si dava per scontato che l’obbiettivo fosse seguire le tracce e scovare i cattivi della situazione (suprematisti bianchi, chiaramente, giusto per chiamare in causa anche l’alt-right americana). E invece no, nessuno in scena era riuscito ad unire i punti (nemmeno così distanti tra loro) per poter finalmente comprendere cosa stesse avvenendo. Dei geni, insomma.
Il resto della puntata risulta una massa aggrovigliata di drammi famigliari con una venatura di soapoperismo che continua a prendere decisamente troppo spazio: Emily ed Aaron che vanno a letto insieme e Lorraine li coglie sul fatto; Tom che si ritrova a fare l’ennesimo discorso strappa lacrime alla figlia; Mars e la moglie in un teatrino senza fine; Aaron ed Isabel che litigano ma poi si riappacificano; una pesantissima parentesi sull’AIDS (non necessaria e portata agli estremi più inutili) e sulla coppia omosessuale che, dopo un solo episodio, si lascia (così tanta attenzione nemmeno si trattasse di Meredith e Derek).
Il lato positivo è che sono già passati cinque episodi dall’inizio di questa terza stagione. Quello negativo è che ne mancano altrettanti, molto probabilmente con la solita qualità di dubbio gusto.
Che Dio ce ne scampi.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Qualche dialogo sparso nei (troppi) cinquanta minuti di puntata
  • Il solito Sutherland, ma esattamente come nelle precedenti due stagioni: non può essere sempre e solo lui a salvare la barca
  • Tutto

 

Il commento in breve? Ma chi gliel’ha fatto fare a Netflix di salvare questa oscenità?

 

#makehistory 3×04 ND milioni – ND rating
#nothingpersonal 3×05 ND milioni – ND rating

 

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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.

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