“I’ll make it quick: no more fucking each other!”
Con poche, ma sentite parole, Lorraine Zimmer ha espresso il pensiero di tutta quella parte di pubblico che ha trovato assolutamente senza senso e fuori luogo fare andare a letto insieme Emily e Aaron. Perché le scene di sesso tra Mars e l’amante ci stanno, quelle tra Dontae e il suo muscolosissimo bodyguard anche, ma mettere insieme Mr. Shore e la sua novella responsabile della campagna per ottenere la vice presidenza proprio no.
Certo, in questo nuovo ciclo di episodi il focus è passato sui singoli personaggi, le loro necessità e le loro battaglie, piuttosto che sullo scontro di metodi, principi e ideologie. Nel mondo di Internet, bisogna farsi rete e creare connessioni, giostrandosi con doveri e impegni vari a livello personale, sociale e famigliare. Questo però non vuol dire sovraccaricare i toni con momenti di pura soap opera, per quanto il cliché voglia che ai sudamericani piacciano le telenovelas.
Forse qualcuno tra gli sceneggiatori ha ritenuto di dover smorzare la tensione con un po’ di sfogo fisico, per così dire, fra scene nei corridoi della Casa Bianca in grado di mettere veramente l’ansia, con tutta quella gente frenetica e l’importantissimo tema della puntata.
Si parla di un bambino giunto illegalmente dal Guatemala per un trapianto di reni. Il padre è compatibile, quindi non verranno “rubati sani e patriottici organi americani” (disgustoso sentirlo dire e pensare che qualcuno abbia una simile opinione). Resta però sempre il problema dell’immigrazione illegale. Dopo attenti ponzamenti, la questione viene risolta con il cerchiobottismo di cui si è già parlato in queste recensioni, che sembra essere diventato la nuova cifra del presidente Kirkman, non solo perché si sta giocando la rielezione. Il trapianto, infatti, viene effettuato ma per la famiglia del piccolo Mateo viene disposto il rimpatrio.
Certo, saranno aiutati dalla notevole cifra raccolta dalla gente ad affrontare le spese per i farmaci anti rigetto, ma resta aperta la domanda del titolo, traducibile come “Chi cura?” ma anche “Chisseneimporta?”. Intanto Aaron Shore, sempre più conscio e fiero della propria latinità, cavalca la questione cercando di trarne anche qualche vantaggio personale.
Per fortuna, se il presidente sta via via perdendo la carica di idealismo con cui aveva assunto l’incarico, se sta diventando sempre più vittima e preda della realpolitik, almeno ha conservato la sua passione per l’edilizia, come si vede nei suoi progetti per riqualificare il quartiere degradato dove abita Dontae.
Sull’altro fronte, procede la corsa contro il tempo per fermare il virus geneticamente modificato per colpire solo persone di pelle scura. Eli Mays è incaricato di dipingere scenari da incubo, dove qualcuno, anche per caso, potrebbe realizzare progetti trovati in rete e causare l’estinzione dell’intera umanità. Oppure potrebbe mettere nuove tecnologie avanzatissime al servizio dei suoi più perversi progetti, superando di gran lunga Hitler. Si spera che, se non altro, le paranoie complottiste dell’amico scienziato di Hannah Wells servano a far pensare chi di dovere e a far adottare misure di sicurezza adeguate prima che sia troppo tardi, come è già successo in passato.
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Casalingoide piemontarda di mezza età, abita da sempre in campagna, ma non fatevi ingannare dai suoi modi stile Nonna Papera. Per lei recensire è come coltivare un orticello di prodotti bio (perché ci mette dentro tutto; le lezioni di inglese, greco e latino al liceo, i viaggi in giro per il mondo, i cartoni animati anni '70 - '80, l'oratorio, la fantascienza, anni di esperienza coi giornali locali, il suo spietato amore per James Spader ...) con finalità nutraceutica, perché guardare film e serie tv è cosa da fare con la stessa cura con cui si sceglie cosa mangiare (ad esempio, deve evitare di eccedere col prodotto italiano a cui è leggermente intollerante).