Si addita la cronaca italiana semplicemente perché la nuova docuserie Netflix tratta di una costola della religione mormona incentrata sulla poligamia e chiamata Fundamentalist Church of Jesus Christ of Latter-Day Saints, FLDS per gli amici, e del suo “profeta” Jeffs Warren, accusato di pedofilia.
Chi scrive queste righe ha mosso la stessa critica anche dopo aver recensito Omicidio Tra I Mormoni, ambientato sempre in Utah ma un paio di decenni prima, mentre Keep Sweet: Pray And Obey si focalizza su una decade più vicina a chi guarda lo show visto che parte poco prima delle Olimpiadi di Salt Lake City (2002) e si dipana fino all’inizio degli anni ’10. Il tutto rimane comunque estremamente anacronistico, e questo va detto.
“Warren had a saying: perfect obedience is led by a hair. Meaning, hair is so thin, and true obedience meant that you could be led by a hair and you would not break it. So there could be absolutely no resistance to that obedience because any resistance would pop that hair.“
L’IMPORTANZA DELLE TESTIMONIANZE POSTUME
Come spesso accade per i documentari o le trasposizioni seriali/cinematografiche di fatti veramente accaduti, c’è sempre bisogno di creare un po’ di distacco temporale per lasciar sedimentare i fatti e proporre qualcosa di un po’ più oggettivo. Rachel Dretzin, produttrice esecutiva ma anche regista dietro la docuserie, lo fa distanziandosi con un decennio e con l’impostazione non solo basata sui fatti ma anche, se non soprattutto, con interviste postume alle vittime di Jeffs Warren e di quella che è ormai a tutti gli effetti una setta.
Il lavoro della Dretzin sugli FLDS non è il primo però, tanto che negli anni si sono susseguiti diversi documentari ed addirittura un film:
- il 9 Aprile 2012, il National Geographic Channel ha mandato in onda un documentario di 45 minuti intitolato I Escaped A Cult;
- nel Giugno 2014, Lifetime ha mandato in onda un film con protagonista Tony Goldwyn e chiamato Outlaw Prophet: Warren Jeffs;
- nel 2015 c’è stato il documentario Prophet’s Prey, diretto da Amy J. Berg, adattando il libro di Sam Brower Prophet’s Prey: My Seven-Year Investigation Into Warren Jeffs and the Fundamentalist Church of Latter-Day Saints;
- nel Gennaio 2017, Investigation Discovery la 2×03 di Evil Lives Here intitolata “My Brother, The Devil” ha proposto la storia dal punto di vista di uno dei fratelli di Warren, Wallace;
- nel Febbraio 2018, A&E ha mandato in onda un altro documentario chiamato Warren Jeffs: Prophet Of Evil;
- nell’Aprile 2022, Peacock ha anticipato la release di Netflix con un documentario chiamato Preaching Evil: A Wife on the Run With Warren Jeffs ha proposto la storia dal punto di vista di una delle mogli di Warren, Naomie.
Come si può constatare, molti dei prodotti partoriti negli ultimi dieci anni offrono una visione della storia presa da una prospettiva soggettiva (il fratello Wallace, la moglie Naomie), mentre la serie diretta da Rachel Dretzin e Grace McNally ha un approccio diverso e molto più vicino a quello che si può considerare come un documentario oggettivo.
Le interviste non sono riproposte in maniera univoca ma si opta per una narrazione che salta da una vittima all’altra, passando per detective privati, avvocati e giornalisti. Il tutto però seguendo una storyline che accomuna tutte le parti e che le unisce in un unico racconto. Non si percepisce alcun tipo di discontinuità nonostante la soggettività delle esperienze vissute e questo è un grosso merito che va dato alla produzione che è riuscita a (ri)creare una realtà che era molto difficile da sviscerare.
“Keep sweet, no matter what. That’s the road to perfection.“
BENE MA NON BENISSIMISSIMO
La storia è raccontata in maniera cronologica, comincia dagli anni ’00 quando il profeta FLDS era il padre di Warren, Rulon Jeffs, scomparso all’età di 93 anni e a cui è succeduto poi uno dei figli che si è autoproclamato, come suo padre, il nuovo profeta. Con “Part 1”, che è senza dubbio il miglior episodio dei quattro, il pubblico non sa cosa aspettarsi ma al termine della visione c’è una (mal)sana voglia di continuare il binge-watching nonostante il tema trattato non sia dei più facili.
Il ritmo cala leggermente poi nel finale di “Part 4”, vittima di un paio di forzature che smorzano il racconto ma che sono comunque necessarie per enfatizzare trauma, conseguenze e riconnettere l’epilogo di questa vicenda con il 2022.
…THEM ALL!
Part 1 1×01 | |
Part 2 1×02 | |
Part 3 1×03 | |
Part 4 1×04 |
Keep Sweet: Pray And Obey (in italiano Keep Sweet: Prega E Obbedisci) è un’ottima docuserie che fa luce in maniera oggettiva su una decade di abusi, pedofilia, poligamia e manipolazioni operata da (quella che non era ma che ora si può francamente definire) una setta nata da una costola del Mormonismo. Nonostante il ritmo scenda progressivamente, la storia è talmente avvincente e drammaticamente difficile da credere che tutto passerà in secondo piano. Sicuramente consigliata.
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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.