Direttamente dalla sezione Series dell’ultimo Festival di Berlino, questo mese è stato ufficialmente rilasciato Freud, primo prodotto austriaco made in Netflix che, come già il titolo lascia supporre, si basa sulla vita e sul lavoro del padre della psicanalisi, Sigmund Freud.
Il tutto però in un’ottica decisamente originale: lo show infatti prende semplicemente spunto dalla sua vita per trasformare il giovane Freud, ancora semplice medico, in una sorta di novello Sherlock Holmes, con tanto di consumo di cocaina annesso.
Un binomio del genere (omicidi+psicanalisi) in una qualunque altra serie televisiva crime sarebbe perfetto per intavolare trame e sotto-trame ad alto tasso di suspense narrativa, praticamente una versione “storica” e ante-litteram di Mindhunter.
Ma purtroppo gli autori della serie scelgono la via più “facile” puntando tutto su una biografia alquanto romanzata della vita dello psicanalista austriaco (interpretato per l’occasione da Robert Finster) tra amori proibiti (quello con la giovane Martha Bernays), ipnotismo e horror a sfondo esoterico, rischiando poi di far sembrare che tutto questo c’entri qualcosa con la psicanalisi stessa (spoiler: sono argomenti completamente diversi, ndR).
È pur vero che la serie si basa sul periodo giovanile, quando effettivamente il futuro padre della psicanalisi ancora era ben lontano dalle sue scoperte e si interessava al fenomeno dell’ipnotismo per curare i suoi pazienti che soffrivano di isteria (al tempo non considerata neanche una patologia da curare).
Ma anche in questo caso l’episodio pilota in questione offre solo dei piccoli accenni ma senza poi concentrarsi più di tanto su queste cose. Comunque, non sarebbe stato male inserire qualche easter egg riguardo i primi accenni di psicanalisi o, perlomeno, puntare maggiormente sul tema dell’isteria da cui poi sarebbe partito tutto il suo metodo, considerando che lo stesso titolo dell’episodio sembra portare in quella direzione.
Invece la puntata si concentra più sul lato “esoterico” della disciplina dell’ipnotismo, fra l’altro banalizzando anche questo aspetto. Nella prima scena, infatti, il giovane Sigmund (“Siggy”, per gli amici e la fidanzata) cerca invano di ipnotizzare la sua governante Lenore con il classico sistema dell’orologio che oscilla davanti agli occhi. Sistema che si rivelerà poi fallace ma non si capisce perché il protagonista si ostini a rifare lo stesso errore durante quello che dovrebbe essere il momento più importante della sua carriera (la dimostrazione di fronte ai suoi colleghi) ben sapendo di mentire a sé stesso riguardo la sua efficacia. E, soprattutto, dopo che il suo stesso mentore, il dottor Breuer, gli ha giustamente suggerito un metodo più efficace.
In realtà quindi il vero oggetto di una psicanalisi sarebbe proprio questa ostinazione di Sigmund per questa pratica, ma gli autori preferiscono darla per assodata e inserire quante più citazioni storiche possibili per lo spettatore-nerd che è già informato sull’argomento. Questo stesso tipo di spettatore sembra essere l’unico a cui la serie sembra indirizzarsi, capace di esaltarsi per i continui cammei di personaggi realmente esistiti nella vita di Freud (il già citato dottor Breuer ma anche l’amico Arthur Schnitzler, il professor Meynert, ecc.), inseriti in realtà un po’ a caso nella narrazione e senza un vero valore aggiunto per lo spettatore più mainstream meno acculturato.
E infatti, a quest’altro tipo di spettatore rimane solamente la parte più “crime” dell’episodio, quella più romanzata. Ma anche questa rimane alquanto confusa e solo accennata. Il difetto peggiore è che manca un reale “caso di puntata” come poteva essere, per l’appunto, in un normale episodio di Sherlock. Lo spettatore segue le vicende del poliziotto di turno, in questo caso il capitano di polizia Kiss (Georg Friedrich), che indaga su un misterioso serial killer di prostitute. Questa indagine si presenta come la linea orizzontale della serie, in quanto la risoluzione del caso è lasciata ai prossimi episodi. Ma anche qui tutto è basato più che altro su un’atmosfera splutter-gore e su una serie di immagini oniriche completamente slegate a sé stesse, in un barocchismo del tutto inutile che sembra non avere un nesso con la storia principale. Lo stesso coinvolgimento di Freud nell’indagine è del tutto casuale e forzato, anche perché non è un investigatore riconosciuto per una qualche abilità (come Sherlock) e non gode di buona fama neanche come medico. E infatti il suo primo approccio al caso si rivela un enorme buco nell’acqua.
Come character fa più bella figura proprio il capitano Kiss che non è affatto il classico “poliziotto sempliciotto e stupido” che si affida alla genialità dell’investigatore di turno, ma un character a tutto tondo con un background ben definito alle spalle e una storyline molto più avvincente.
Oltretutto nell’episodio è presente un ulteriore co-protagonista: la giovane medium Fleur Salomè (Ella Rumpf), che dal nome parrebbe essere la futura psicanalista Lou Von Salomè ma anche un personaggio completamente inventato per l’occasione. E già questa ambiguità rischia di scontentare sia lo spettatore-nerd che lo spettatore mainstream. Anche perché il suo scopo è quello di introdurre l’ulteriore tema delle sedute spiritiche, in un episodio che, in soli 50 minuti, ha già esplorato tutto il mondo dell’esoterismo ma non ha fatto alcun cenno a quello della psicanalisi
E anche questa storyline non si capisce se è collegata al killer delle prostitute o è proprio un altro caso a sé stante. Si presuppone quindi che lo scopo del giovane Freud sarà quello di svelare i significati delle sopra-citate immagini oniriche e collegare tutti i pezzi di questo strano puzzle narrativo, ma il problema è: lo spettatore avrà ancora voglia di sorbirsi la lentezza e la confusione narrativa della serie dopo questo episodio?
Rimane comunque un episodio molto bello dal punto di vista scenografico e della fotografia per come viene ricostruita la Vienna di fine ‘800, sia dal punto di vista architettonico che socio-culturale.
Purtroppo dal punto di vista della vicenda in sé è tutto molto raffazzonato e poco delineato. Si spera dunque che il giovane Freud riesca il prima possibile a risolvere prima di tutto i suoi problemi di storyline prima ancora che le indagini. Tanto per quelle si sa già, il colpevole sarà sicuramente… la madre!
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Hysterie 1×01 | ND milioni – ND rating |
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Laureato presso l'Università di Bologna in "Cinema, televisione e produzioni multimediali". Nella vita scrive e recensisce riguardo ogni cosa che gli capita guidato dalle sue numerose personalità multiple tra cui un innocuo amico immaginario chiamato Tyler Durden!