Graceland 1×02 – Guadalajara DogTEMPO DI LETTURA 3 min

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Briggs ha centrato la tripla, niente da dire.
Fa sempre piacere a fine episodio farsi un breve excursus mentale per apprezzare quello che si è appena visto anche perchè a volte, come ora, capita di riuscire ad intravvedere le briciole lasciate dagli autori durante la puntata, attimi passati magari inosservati ma che in realtà avevano un loro perchè, e lo capisci solo quando è troppo tardi. A questo proposito il recap settimanale non è stato scelto a caso visto che rappresenta il preludio al finale di “Guadalajara Dog”, così come le domande poste da Briggs circa l’appuntamento con lo psicologo dell’FBI ora assumono tutto un altro sapore, o puzza.
Come dicevo nel pilot, il mondo delle spie non è fatto per i sentimentali e la fiducia e l’amicizia vanno guadagnate sul campo giorno dopo giorno perchè il tradimento è sempre dietro l’angolo. Insomma “diffida dei nemici e ancora di più dei tuoi amici” sembra essere il motto adatto per non rimanere scottato in questo mondo difficile fatto di coperture, doppi e tripli giochi, un mondo che Mike “Levi” Warren ha appena scoperto ma che per Paul Briggs invece rappresenta la normalità.
Il mantra sulla fiducia appena citato è il filo conduttore dell’intero episodio e non deve sorprendere se lo sarà anche nel resto della stagione. Levi è appena entrato in un gruppo composto da persone che per antonomasia devono essere senza scrupoli e allo stesso tempo risultare affabili e amichevoli per guadagnari l’amicizia di narcotrafficanti, boss mafiosi e via dicendo, quindi l’essere coinquilino non basta a guadagnarsi anche il titolo di amico. I falò intorno al fuoco servono si a rinforzare il legame e a conoscersi meglio, visto che quelli sono anche gli unici individui che sono a conoscenza del tipo di vita che si conduce a Graceland, però al tempo stesso sono un’arena in cui ci si mette costantemente alla prova e si testa, come fatto da Briggs, il polso delle varie relazioni. Ora non mi permetto di esprimere opinioni circa gli altri agenti visto che non si è approfondita la loro conoscenza, però pare chiaro che Briggs, a parte essere il maschio alpha della situazione, sia anche quello con più esperienza alle spalle e di conseguenza anche quello con il maggior numero di scottature perchè se Mike è costantemente paragonato a lui e da tanto mi dà tanto, bè avete capito che deve essergli successo qualcosa.
L’episodio è un costante tira e molla per guadagnarsi credibilità e reputazione, non solo con Briggs, ma anche con DJ. Mike è costantemente messo sotto test da tutti, infatti gli attimi di libertà per prendere un panino al Guadalajara Dog non sono momenti di svago ma sono prove per valutare la sua affidabilità, le domande sul suo test psicologico servono a verificare quanto sia bravo a mentire e l’essere il trafficante di proiettili ad alta prestazione con un nucleo di carburo di tungsteno. Se ancora non lo aveste capito sto cercando di dirvi che a Graceland tutto è sempre fatto per un altro fine, il che rende inquietante ed estremamente intrigante la visione. La pistola che Briggs punta alla testa di Mike è l’ennesimo e probabilmente il più difficile esame che il neo agente deve affrontare perchè è palese che Paul dubiti di lui, così come per sua stessa ammissione Levi dubita di Briggs. Jeff Eastin ci ha creato un sacco di domande su Paul Briggs, domande a cui per ora non abbiamo risposta ma al contrario nostro, Briggs riceverà le risposte che desidera nella prossima puntata.

 

PRO:

  • Il piano di Briggs
  • La storia degli orsi raccontata intorno al falò
  • Rapporto Paul-Mike
  • DJ è adorabile quando si finge un jamaicano
  • Scambio due turni di lavori domestici in cambio di mille proiettili illegali
CONTRO:
  • Poca interazione con gli altri coinquilini di cui ancora sappiamo poco o niente
  • Reazione eccessiva per il furto di un pacchetto di patatine da parte di Levi

Graceland non accenna ad abbassare il tiro della narrazione e, anche se leggermente meno potente rispetto alla scorsa puntata, l’episodio risulta sempre molto intrigante merito soprattutto ad un ottimo feeling tra Daniel Sunjata e Aaron Tveit e ai vari doppi giochi messi in atto.

 

VOTO EMMY

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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.

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