“Why didn’t Briggs just tell us?”
“Cause we never would’ve gone through with it.”
A fasi alterne Graceland accende e spegne la luce. Se “The Wires” e “Master Of Weak Ties” l’avevano spenta con una secchiata d’acqua gelida, questo penultimo episodio di stagione (e forse di sempre) fa brillare una fiamma di speranza in tutti coloro che credono ancora in una coerenza narrativa e in un filo logico. D’altronde a questo punto o si crede nella storyline creata da Eastin o si doveva abbandonare la serie molte puntate fa.
Il focus su Briggs, il cui status quo passa costantemente da amico a traditore, porta per i primi 3/4 di episodio a mantenere una tensione alta, nonostante in fin dei conti lui stesso giochi un ruolo di secondo piano. La guerriglia scatenata tra armeni e ispanici sfocia in un arresto generale e in uno smascheramento di Mike e Johnny, il primo nei confronti della sua gang ed il secondo di fronte ad Ari; in tutto ciò stranamente Paige pur essendo stata lì di fronte a tutti non è stata riconosciuta da nessuno: primo grossolano errore.
Al centro di tutto rimane la caccia al contenitore del gas sarin, un enorme bluff che però smuove moltissimo le acque e questo non si può non apprezzarlo. Difficilmente si era vista una scena di tale portata cataclismatica nella serie, un passo importante verso quell’aumento dell’hype che si richiedeva allo show. Graceland aveva bisogno di un “terremoto” narrativo che implementasse un nuovo livello di attenzione e da questo punto di vista Eastin ha fatto centro. Il fatto che si sia rivelata una bufala va ovviamente a favore della storyline di Briggs, alimentando quel dubbio costante che avvolge il suo personaggio. Di fatto, con 3 stagioni alle spalle si può tirare il punto della situazione e notare come tutto giri proprio intorno a Paul e alla sua capacità di risultare affidabile ma al contempo impenetrabile e subdolo. La vera trama che alimenta Graceland è proprio questa, non Bello, non la compravendita di esseri umani e nemmeno i Sarkissian: Paul Briggs è il vero perno.
“Dog Catches Car” non fa altro che gettare benzina sul fuoco a causa dei comportamenti discutibili di Briggs, prima in fuga dopo l’assalto alla chiesa e successivamente messo alle strette da Johnny, Paige e Mike. I dubbi circa il suo comportamento sono più che legittimi, altrettanto verosimili però sono anche le scuse che elabora di volta in volta riponderando i pesi sulla bilancia della giustizia. Citando Person Of Interest: “victim or perpetrator“? Probabilmente nemmeno con la prossima puntata si verrà veramente a capo di questo dilemma e l’ambivalenza regnerà sovrana per sempre o, se USA Network vorrà, fino alla 4° stagione tuttavia ad ora molto improbabile causa ascolti ridicoli.
Se tutta la parte dell’episodio ambientata a L.A. funziona molto bene, è però quella nella East Coast che fa storcere il naso ed il motivo è presto detto: scarso interesse. Di fatto i punti deboli della puntata riguardano il focus su Dale e Charlie, del tutto separati dalle vicende principali essendo a Miami. L’unico legame esistente che giustifica la presenza nella puntata di entrambi è il furto di denaro da parte di Dale per aiutare Briggs nella fuga, un dilemma morale messo anche troppo forzatamente in luce dalle amorevoli stucchevoli parole di Charlie e dal classico non-segreto dei soldi sotto il materasso. Si poteva fare qualcosa di più, sarebbe stato meglio non fare niente però…
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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The Wires 3×11 | 0.81 milioni – 0.3 rating |
Dog Catches Car 3×12 | 0.82 milioni – 0.2 rating |
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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.