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Se dovessimo descrivere questo episodio con una sola parola, quella sarebbe “stuzzicante”. Questo perché, pur rimanendo nella sua identità di episodio di riposo/transizione, Marvel’s Agent Carter si permette di portare allo spettatore notevoli avanzamenti di trama, più qualche altra chicca che rendono questo episodio davvero godibile. Ma prima di passare a Thumbs Up della puntata, partiamo prima dai Thumbs Down, dato che sono pochi e ce la si sbriga piuttosto in fretta.
Arrivati al terzo episodio, il piglio con cui lo show si pone allo spettatore assume una tonalità stonata, quasi forviante, diremmo. Da questo “Better Angels” si nota come il serial ABC/Marvel Studios cominci a sciogliersi e liberarsi della sua timidezza; questo lo si può facilmente vedere dalla naturalezza e fluidità con cui rilascia cruciali e vitali informazioni per la risoluzione del caso del Capitan America femminile della donna nella lastra di ghiaccio. Ma nonostante Marvel’s Agent Carter stia velocemente riguadagnando la sicurezza che aveva nella scorsa stagione, la guardia è ancora ben alta e i piedi di piombo sono più solidi che mai, tant’è che alla fine dell’episodio lo spettatore avverte come la sensazione che gli sceneggiatori si siano forse trattenuti di nuovo. Attualmente questo comportamento è ancora un difetto minore ma, considerando che la stagione è fatta di dieci episodi come la precedente (e che la prossima sarà già il giro di boa), è davvero il caso di rimboccarsi le maniche e scrollarsi di dosso l’ansia da prestazione.
Difetto invece più grave è la gestione del personaggio di Jack Thompson. Molti potrebbero leggere male e intendere “gestione” come “caratterizzazione”, ma in verità le due parole non potrebbero avere significati più diversi. A livello di caratterizzazione siamo decisamente a cavallo dato che Thompson è il tipico G-Man anni ’40 tutto Signorsissignore e torte di mele: quello che per lo spettatore è un comportamento da villain, per il personaggio è semplicemente servire il suo paese. Ma è proprio qui che la cosa fa storcere qualche naso. Davvero Thompson è così fiducioso nel suo governo da ostacolare in toto l’indagine di Peggy Carter, favorire ogni ordine di Vernon Masters e non rendersi conto di essere nient’altro che pedina di una organizzazione malvagia? Vero che il personaggio non è mai stato un’aquila, ma da esser stupidi all’ubbidire ad ogni richiesta con la scusa che è lo Zio Sam che lo chiede ne passa un bel po’. Se la cosa vi pare un poco forzata, state tranquilli: non è una sensazione, è davvero così.
Passando invece ai Thumbs Up, prima elemento degno di nota è l’osservazione mossa dalla Carter riguardo l’adattamento cinematografico di un personaggio dei fumetti da parte di Howard Stark. Impossibile non vederci una critica e una auto-critica riguardo la fase d’oro che i fumetti stanno attualmente vivendo, dove anche le serie più indie e sparute del comicdom di ogni nazione viene presa in considerazione per un’eventuale adattamento. Questo rispecchia una caratteristica che la Marvel ha sempre mostrato sin dai primi anni di pubblicazione: quella di sapersi prendere in giro sfoggiando periodiche auto-parodie dei loro personaggi ed eventi, mostrando come la loro visione del mondo fosse si seria e attenta, ma non così supponente da ignorare i difetti del settore. Una grande presa di coscienza da parte del serial che prende di petto le critiche mosse al genere dei cinecomics/serial comics e controsfotte con eleganza.
Continuando ed evidenziare le positività all’interno di “Better Angels”, abbiamo sicuramente il gradito ritorno di Dominic Cooper nei panni di Howard Stark. Il suo ruolo all’interno della puntata è stato stuzzicante e gradito per più di un motivo, che non è solo il modo in cui Cooper è riuscito a fare suo questo personaggio e a interpretarlo con una naturalezza invidiabile, ma anche per quanto le sue caratteristiche ricordino terribilmente quelle del figlio Tony: il futuro Iron Man. Qualcuno potrebbe non trovare stupefacente questo fatto (dato che quasi tutti i figli somigliano, in qualche modo, ai loro genitori) ma in realtà lo è eccome, perché la recitazione di Dominic Cooper è indirizzata anche a questo scopo: creare continuità e tradizione tra i personaggi; un ulteriore plauso gli va fatto anche per questo, per non aver piegato il personaggio ai suoi gusti ma, anzi, essersi piegato lui alle esigenze di Howard Stark, che qui è così in forma da classificarsi quasi come un protagonista secondario ad honorem.
Ultimo ma non ultimo, al di là dell’ormai consueto connubio tra azione e umorismo, tra tempi incalzanti e quelli più leggeri, particolare attenzione va invece posta su Whitney Frost e la Forza Oscura, che cominciano a giocare un ruolo davvero molto importante all’interno della trama. Come una vera femme fatale Chandleriana, la Frost si sta rivelando la vera villain di questa stagione, la quale si nasconde dietro il faccione facilmente manipolabile di Calvin Chadwick e muove tutto e tutti dietro le quinte. Oltre a vedere le cose dal loro punto di vista e analizzare il piano dei cattivi (nonché avversari di Peggy), Whitney Frost sarà utile per analizzare la misteriosa energia della Forza Oscura, più e più volte mostrata in Marvel’s Agents Of S.H.I.E.L.D., ma mai veramente sviscerata e mai veramente vista all’opera. Obiettivamente, quanto visto a fine episodio è solo un assaggio della sua potenza e pericolosità, ma è stato così inaspettato e ben costruito anche a livello di effetti speciali da essere stato visivamente efficace.
Poteva RecenSerie non sbattersi per voi e raccattare tutte le curiosità e le ammiccate d’occhio per la prima stagione di Marvel’s Agent Carter, come succedeva per Marvel’s Agents Of S.H.I.E.L.D.? Maccerto che no, doveva eccome! Per la gioia dei nostri carissimi lettori, ecco a voi la “guida” a tutti i vari easter eggs e trivia disseminati nella puntata.
- Anche nel fumetto il nome di Whitney Frost è solo uno dei più famosi e duraturi alias di Madame Masque. L’unica differenza sta proprio nel nome che va a nascondere, che qui è quello di Agnes Cully, mentre nei comics è quello di Giulietta Nefaria.
- Nei fumetti Whitney Frost non ha poteri di alcun tipo. Inoltre, quest’ultimi sembrano molti simili a quelli adottati dal vigilante Cloak.
- Il film che Howard Stark sta producendo e dirigendo è l’adattamento cinematografico del personaggio fumettistico Kid Colt, personaggio che è veramente parte integrante del Marvel Universe. Kid Colt, il cui vero nome è Blanie Colt, è un criminale vissuto ai tempi del Far West e spesso antagonista di altri due famosi pistoleri Marvel: Rawhide Kid e Two-Gun Kid che, al contrario di Colt, erano dei paladini della giustizia. Le sue storie venivano pubblicate in anni in cui i supereroi stavano passando di moda e i lettori erano interessati a storie di stampo classico ma, dopo l’arrivo dei Fantastici Quattro, i vertici della Casa Delle Idee introdussero Kid Colt e gli altri due pistoleri qui sopra nella continuità Marveliana, dando così ancora più storia al suo universo. Siccome molte dei primi racconti di Kid Colt sono di difficile collocazione, per integrare quelle storie dell’Universo Marvel, venne data la spiegazione fittizia che quelle storie fanno parte di una serie a fumetti pubblicata all’interno del Marvel Universe.
- Già che stiamo parlando di Kid Colt, vale la pena accennare che le storie del personaggio erano davvero seguitissime. Difatti Colt è la pubblicazione a tema cowboy più longeva dell’editoria americana; le sue storie vennero infatti pubblicate per 31 anni, dal 1948 fino al 1979 (anche se nel 1966 la maggior parte erano ristampe). Non male per un signor nessuno, eh? Prima comparsa: Kid Colt #1 del 1948.
- Parlando un ultima volta di Kid Colt, la copertina che Howard Stark tiene in mano non appartiene a nessun numero finora rilasciato sul personaggio. E’ una mock cover realizzata a hock dai disegnatori Chris Samnee e Jordie Bellaire.
- “I’ve no desire to spend the rest of time as a disembodied voice” dice Jarvis. Lui giustamente non ha il dono della divinazione, ma noi spettatori questa volta si e la frase non può che essere una allusione alla creazione dell’I.A. costruita sui suoi schemi mentali e che porta il suo nome.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Avrebbe dovuto essere un episodio di transazione, di passaggio, di riposo tra il doppio-pilota e l’episodio successivo e, pur essendolo sotto certi aspetti (visto che la puntata è caratterizzata da molti momenti investigativi e riflessivi), la trama di Marvel’s Agent Carter ha voglia di ruggire e graffiare e comincia ad entrare nel vivo. Per merito di recitazioni molto convinte e convincenti, avanzamenti di trama davvero importanti e altre pregevoli chicche, “Better Angels” si pone come una puntata che spinge anche lo spettatore più scettico a continuare la visione del serial. Purtroppo si avverte nuovamente quella insicurezza generale che mina, ancora solo parzialmente, la crescita della trama. Confidiamo che dalla prossima se ne liberi definitivamente perché continuare così potrebbe essere dannoso in futuro.
A View In The Dark 2×02 | 3.26 milioni – 1.0 rating |
Better Angels 2×03 | 2.90 milioni – 0.9 rating |
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Ottima recensione come sempre! Si, è in continuo crescendo e questo suo legame maggiore con la "mamma" MAOS ne aumenta, per me, valore e curiosità. Poi le due battute, quella di Penny sui comics e di Jarvis sulla voce elettronica.. Fantastiche!! E finalmente pure in Italia arriva …Sky si è svegliato e trasmetterà la prima stagione. Vediamo cosa combineranno col doppiaggio 🙂
Grazie Moon81! Sempre un piacere leggere l'apprezzamento dei fan 😀 continua a seguirci!
Eh si, Agent Carter è dalla prima stagione che diciamo che è un piccolo gioiellino. Pochi episodi e tutti di grande qualità, senza però avere il piglio supponente e pretenzioso di molte altre. Un peccato che sia seguita da pochi. Ma come dice Caparezza: "Se la sala è piena, il film fa schifo".