Una ferrea politica dei Queen era quella di comporre le canzoni in base a quello che la band riusciva a dare e fare nei Live. Può sembrare un discorso arrogante da parte loro ma, in realtà, c’è tutta una coerenza di fondo. Secondo la loro filosofia, se un musicista componeva in quel preciso modo una canzone, era come ammettere che le qualità mostrate nel brano fossero perfettamente riproducibili dal vivo. Può sembrare un discorso banale ma è infinita la lista di musicisti che nei concerti non sanno riprodurre quello che hanno composto semplicemente perché il loro disco è fatto solo per vendere e non per soddisfare anche un desiderio di espressione artistica. Possiamo indubbiamente dire che Marvel’s Iron Fist rispecchia egregiamente questa esigenza.
Tirando un po’ le somme di questa prima (e speriamo non ultima) stagione, proprio in questo season finale, il quarto serial Marvel/Netflix mostra il principale difetto che l’ha accompagnato sin dall’episodio pilota: il basso budget concessogli. In opere che hanno una forte interconnessione tra di loro, il riscontro dell’opera precedente ha una fortissima influenza su quella successiva; quindi, se Marvel’s Iron Fist si è visto precludere alcune strade deve incolpare Marvel’s Luke Cage. Purtroppo il serial su “Power Man” è stata una bella fregatura e, da una parte non se ne fa una colpa ai vertici se hanno voluto in qualche modo proteggere i loro investimenti, ma dall’altra si poteva essere certamente più aperti e dare allo show più credito. Tra i due, infatti, è Marvel’s Luke Cage il serial che aveva meno bisogno di un budget esoso; però, ammaliati della buona scia dei predecessori gli si è data troppa fiducia. Questo ha danneggiato purtroppo Marvel’s Iron Fist che ha dovuto in parte ridimensionare i propri “sogni”. Infatti, se ci fate caso, tra i quattro show è proprio quello su Danny Rand che non racconta per filo e per segno le origini del protagonista. Il perché è legato al basso budget; da una parte è un peccato, poiché fa risultare Rand quasi in difetto rispetto gli altri tre colleghi; dall’altra questo aumenta il forte alone di mistero intorno a lui, caratteristica su cui Scott Buck ha puntato.
Svariate recensioni fa, teorizzammo su come Scott Buck e soci – al di là del futuro della serie – avessero pensato a costruire un mythos vero e proprio intorno al protagonista. Qui ne arriva la conferma perché, se tanto ammalia la capacità dello showrunner di aver inserito elementi che connettono tutte le quattro serie che collimeranno in Marvel’s The Defenders, stupisce altrettanto la capacità di creare un intreccio interno nella serie e che attivi dinamiche che daranno vita alle future trame di Marvel’s Iron Fist. Dopo questi tredici episodi, si realizza come questa prima stagione sia più una season zero che altro: un “prequel” alla prima stagione che si è preoccupata di consolidare delle forti basi per il futuro della serie, qualunque esso sia. Una ulteriore prova di tutto ciò arriva se si analizzano bene i personaggi che ne escono decisamente fortificati nello spirito e consolidati nella loro caratterizzazione.
Joy Meachum diventa una villain in risposta al forte trauma della resurrezione del padre e vari disaccordi col fratello, catalizzando nella figura di Danny (e il suo ritorno) le colpe e la rabbia acquisita nella traumatica esperienza. A completare la coppia alla Mignolo Col Prof, abbiamo Davos. Se Joy è la mente, Davos è sicuramente il braccio dove, a causa della natura divisa del protagonista, l’indottrinatissimo Davos diventa il diretto rivale di Danny, deluso e amareggiato dalla sua condotta come Iron Fist. Infine c’è Danny stesso che capisce di essere un Iron Fist solo di nome, in quanto dentro di lui sa di aver solo parzialmente assolto alla sua funzione come Iron Fist, e la scena finale ne è la prova. Ora dovrà lavorare su questo, sull’esorcizzazione dei suoi demoni personali, oltre che migliorarsi come Iron Fist; non bisogna solo e semplicemente conquistarne il titolo, bisogna dimostrare di esserne degni e sviluppare le proprio capacità senza accontentarsi troppo di quelli che si ha ed è questo che Danny si troverà a fare ora.
Senza ombra di dubbio non si cambia il parere delineato nella 1×12, dove scrivevamo che la serie poteva anche concludersi con il precedente episodio. Nonostante ciò, vale la pena valorizzare l’esistenza di questo season finale perché non solo mette i puntini sulle i chiudendo veramente tutte le trame sollevate nell’arco della stagione, ma fornisce anche diversi elementi per poter dare linfa narrativa alle successive stagioni. Sotto questo punto di vista, Marvel’s Iron Fist impara da Marvel’s Daredevil, dove ogni stagione rilasciata finora non si è presentato come un capitolo a sè stante della serie, ma capitoli integrativi della formazione del supereroe. Tutto il contrario di Marvel’s Jessica Jones e Marvel’s Luke Cage dove, coi loro finali di stagione, sembra anche essersi esaurita la loro formazione caratteriale. Qui invece no, “Dragon Plays With Fire” rilancia enormemente la serie e la proietta verso il futuro.
- Viene rivelato che Harold Meachum è stato l’organizzatore dell’omicidio dei genitori di Danny Rand. Nei fumetti il complotto dietro la morte dei Rand non c’è e la loro dipartita è frutto di una morte accidentale.
- Quando Harold dice che era forte in lui la voglia di spingere Wendell giù dal grattacielo. si cita il modo in cui il padre di Danny muore veramente nel fumetto. La famiglia Rand, infatti, non è mai andata sulle montagne di K’un-Lun tramite aereo ma bensì a piedi, scalando l’intero picco. Giunti a destinazione, vennero assaliti dai lupi e si misero in fuga; Wendell poi precipitò dal promontorio mentre Heather (la madre) venne sbranata dal branco di lupi per salvare il figlio. Per un caso fortuito, Danny trovò l’accesso a K’un-Lun e venne adottato dalla città per essere addestrato e diventare così Iron Fist.
- Durante una sequenza ambientata in un vicolo, compare un poster raffigurante il volto di Stan Lee.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Bar The Big Boss 1×12 | ND milioni – ND rating |
Dragon Plays With Fire 1×13 | ND milioni – ND rating |
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