Marvel’s Luke Cage 1×07 – ManifestTEMPO DI LETTURA 8 min

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Manifest, dall’Inglese manifestarsi, apparire, dimostrare. E quale nome migliore per una puntata come questa se non “Manifest”? Dopo “Suckas Need Bodyguards” che poteva essere considerato una sorta di midseason finale, Marvel’s Luke Cage “riparte” con una pseudo mid-season premiere che, come un tifone, scombina veramente le carte in tavola. Come già fatto notare in altre recensioni degli altri due colleghi Marvel/Netflix, sembra essere deformazione professionale prerogativa di questi serial arrivare al settimo episodio per mostrare grossi plot-twist o comunque la vera direzione della trama generale, finora sapientemente tenuta nascosta. Non solo in questo settimo episodio succede questo ma, finalmente, il telefilm di “Power Man” decide di togliersi i guanti e giocare sul serio. Non che prima non picchiasse duro su certi argomenti ma era chiaro che la serie si stesse palesemente trattenendo in vista di qualcosa di più importante. Eccolo qui, ma andiamo con ordine.
Prima di tutto va puntualizzato come la presenza di Claire Temple non sia semplicemente fan-service, ma una vera e propria “palestra caratteriale” per il personaggio che in Marvel’s Luke Cage sta facendo veramente dei veri progressi verso il suo futuro ruolo di Infermiera di Notte. Se sia in Marvel’s Daredevil che in Marvel’s Jessica Jones si era trovata per caso in queste situazioni, lontana da Hell’s Kitchen la Temple ha potuto ragionare con freddezza sulla sua esperienza e realizzare che è quello che vuole veramente dalla vita. Tale presa di coscienza viene nuovamente affermata in una conversazione con Luke che, di primo impatto, può essere considerata ipocrita. In Daredevil Claire andava palesemente contro l’operato del novizio eroe Matt Murdock e lo esortava in ogni modo a desistere dal suo “hobby notturno”; qui invece sprona Cage a non scappare dalle sue responsabilità e ad affrontare a viso aperto le minacce che rendono Harlem malata. Come si diceva, può sembrare una discorso ipocrita ma in realtà Claire si è semplicemente resa conto dell’utilità degli street-level heroes.
Come seconda cosa, visto che abbiamo fatto un paragone con Marvel’s Daredevil, in questo episodio in cui viene rivelata l’infanzia di Cottonmouth e Black Mariah, è impossibile non paragonare le origini di Cornell Stokes a quelle di Wilson Fisk. I due boss del crimine newyorkese si sono presentati fin dall’inizio come molto simili tra loro ma quello che in questo episodio li rende differenti sono i retroscena che hanno trasformato Stokes in Cottonmouth e Fisk in Kingpin. Fisk scelse di diventare Kingpin e, anche se sembrava non avere scelta, il giovane Wilson venne a patti con una cruda realtà: il potere porta rispetto e, da innocente bimbo vittima di violenze casalinghe, la criminalità gli è sembrata l’unica viva per proteggere e proteggersi dal male. Stokes invece non ha mai avuto scelta, tant’è che fin da quando Cornell ha memoria, il ragazzo è sempre stato a contatto con la criminalità; quel soprannome, “Cottonmouth”, è impresso su di lui come un tatuaggio e cammina al suo fianco come un’ombra, manca solo che venga ufficializzato all’anagrafe. Questa caratterizzazione è una scelta precisa in linea con la volontà dello showrunner di usare il mythos di Luke Cage per parlare soprattutto di Harlem e Stokes non è altri che il classico abitante di un quartiere dove le scelte sono veramente poche: o diventi un delinquente o diventi fertilizzante. La scelta di dare a Cottonmouth un talento come quello della musica, poi, è per sottolineare la Shakespeariana tragicità di un personaggio che ha visto venirgli sottratto un futuro migliore sotto il naso, quasi come se fosse inciampato a due metri dal traguardo, venendo sorpassato e arrivando così secondo.
La consacrazione a personaggio tragico, per il quale in “Manifest” si finisce quasi per simpatizzare, arriva con la sua morte, avvenuta in maniera altrettanto amletica. L’uccisione di Cottonmouth da parte della cugina Black Mariah risulta un colpo di scena impeccabile, realizzato in maniera spettacolare ed efficace. La sua morte, poi, non si fa ricordare tanto per come avviene quanto per il calcolo preciso dei tempi narrativi, dove lo spettatore è preso totalmente in contropiede; chi ha visto i Soprano forse avrà paragonato l’uccisione di Cornell da parte di Mariah all’uccisione di Jackie Aprile da parte di Janice Soprano. Va detto però che, superata l’esaltazione del momento e ragionando sulla sequenza a mente lucide, la logica suggerisce una domanda: la morte di Cottonmouth è forse prematura?
Non si discute sul colpo di scena in sé ma, continuando con altri paragoni con Marvel’s Daredevil, la morte di Cornell Stokes ricorda un po’ quella di Ben Urich, uccisione avvenuta solo per prendere in contropiede i lettori di fumetti che non si aspettavano la dipartita di un personaggio da loro considerato intoccabile per l’importanza nel mythos di Devil. Il problema sorge poi con il progredire della serie in cui l’assenza di Ben Urich si fa indubbiamente sentire. È indubbio che gli sceneggiatori volessero arrivare qui fin dall’inizio e, per mascherare Black Mariah come vero villain di questa stagione, abbiano dovuto usare lo “specchietto per le allodole” Cottonmouth. Il problema è che, per rendere questo colpo di scena, Cottonmouth ha avuto bisogno di essere elaborato e tridimensionalizzato per creare delle relazioni con Luke Cage, relazioni che hanno poi creato aspettative per un futuro scontro senza esclusioni di colpi. Ovviamente questa promessa implicita non può più essere mantenuta e, in bocca, lo spettatore avverte uno strano sapore agrodolce: una dolcissima soddisfazione per un colpo di scena così ben fatto e tanto inaspettato, una delusione amarognola per la faida Cage/Stokes troncata sul più bello.
Un ultimo appunto va alla chiusura della puntata e al liberissimo, ma gradito, ferimento di Luke Cage. Per essere proprio dei nerd precisini, va detto che nell’Universo Marvel cartaceo e nella linea narrativa principale (escludendo quindi tutti gli universi alternativi e realtà parallele) non esiste arma che possa anche solo procurare un graffio a “Power Man”. L’unico modo per ferire seriamente Cage è quello di provocargli una ferita interna, dato che la sua pelle impenetrabile rende estremamente difficoltoso un qualsiasi intervento chirurgico d’emergenza. Però, nonostante la libera interpretazione del limiti dei suoi poteri, accogliamo di buon grado la volontà degli showrunner di aver reso Luke non poi così impenetrabile, lasciandoli un filo di debolezza e rendendolo tanto umano quanto i suoi precedenti colleghi Devil e Jessica. Un minimo di affinità con la debole carne dello spettatore si deve sempre tenere.

 

 

Poteva RecenSerie non sbattersi per voi a raccattare tutte le curiosità, e le ammiccate d’occhio per questa incarnazione live-action del primo eroe in vendita Marvel? Maccerto che no! Doveva eccome! Per la gioia dei nostri carissimi lettori, di seguito, come fatto per Marvel’s Agents Of S.H.I.E.L.D., Marvel’s Agent Carter e Marvel’s Daredevil eccovi la “guida” a tutti i vari easter eggs e trivia sulla puntata.

  1. L’episodio ha per titolo l’omonimo brano dei Gang Starr.
  2. Lo sfottò di Cottonmouth a Luke sul suo atteggiarsi a “Capitan America di colore” può essere letto come doppia citazione. La prima lettura va a quanto detto nelle citazioni riportate nella recensione del quarto episodio, dove si era parlato degli esperimenti di Arma X. La seconda lettura, invece, può riguardare un vero e proprio Capitan America nero che ha indossato i colori USA durante la Seconda Guerra Mondiale, personaggio che risponde al nome di Isaiah Bradley.
  3. Arruolato a Camp Cathcat assieme al suo intero plotone (composto unicamente da soldati di colore) Isaiah Bradley venne impiegato come cavia dell’esercito per il siero del supersoldato, un composto chimico ideato dal dottor Josef Reinstein allo scopo di replicare la versione di Erskine, la cui formula è andata perduta a causa della morte di quest’ultimo. Molti soldati morirono, mentre Isaiah e altri cinque commilitoni sopravvissero, divenendo i primi esemplari di super-soldati. Vista l’indisponibilità di Capitan America, bloccato nella missione nel Pacifico che finirà per ibernarlo nel ghiaccio e il decesso degli altri supersoldati, il generale Walker Price (un uomo decisamente razzista) destinò Isaiah a una missione suicida in un campo nazista ove si stavano svolgendo alcuni esperimenti volti alla creazione di supersoldati tedeschi.
  4. Nel paracadutarsi oltre le linee nemiche, Isaiah indossò una copia del costume di Capitan America senza l’autorizzazione dell’esercito che decise di insabbiare la cosa, negandone perfino l’esistenza. Bradley portò a termine la missione e fece ritorno negli States. Ritorno che, però, non fu lieto per Isaiah. Venne processato davanti la corte marziale per il furto del costume di Cap e per questo condannato all’ergastolo. Sua moglie Faith cercò per anni di far rivedere il suo caso dall’esercito e dopo diciassette anni, nel giorno dell’insediamento di Kennedy, il presidente Eisenhower gli concesse la grazia. Purtroppo, gli anni in isolamento e il deterioramento del siero ridussero Isaiah in uno stato di regressione mentale. Sebbene per la maggior parte della gente la sua esistenza sia poco più di una leggenda metropolitana, la comunità nera ha sempre venerato il “Capitan America nero”, trattandolo come un vero eroe. Anche da Steve Rogers, il quale (saputa la notizia) accorse a rendergli omaggio. Prima comparsa: Truth: Red, White and Black #1 del 2003.
  5. Durante i flashbacks si può sentire la canzone I’m Bad Like Jesse James di John Lee Hooker.

 

THUMBS UP
THUMBS DOWN
  • Claire Temple in continua evoluzione
  • Parallelismo Cottonmouth/Kingpin
  • Lo Shakespeariano Cornell Stokes
  • Black Mariah uccide Cottonmouth
  • Luke Cage: umano e friabile feribile
  • Plot-twist e cliffhanger come se piovesse
  • Black Mariah uccide Cottonmouth
  • Luke Cage VS Cottonmouth: vittoria a tavolino

 

“Manifest” mette una mano nel cilindro e fa apparire il tanto agognato momento in cui Marvel’s Luke Cage fa il salto di qualità. Serie esplosa o meno questo non lo sappiamo ancora con certezza ma è chiaro che ora è entrata nel vivo. L’era ancha ura.

 

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Manifest 1×07
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