Non c’è mai stata grande tenerezza, nei confronti di Once Upon A Time, nelle precedenti recensioni. La capacità che ha la serie della ABC di rivoltare le trame a suo piacimento, per battere i sentieri più graditi (verosimilmente) dai fan o per allungare il brodo, è un qualcosa che non passa inosservato, se ci si trova ad analizzare episodio per episodio.
“Tougher Than The Rest”, invece, non fa urlare allo scandalo. Il suo andamento da 6 politico è ciò che permette a questo episodio di uscirne indenne. La struttura dell’episodio, con la sua linearità, impedisce i WTF urlati a gran voce che tante altre scelte spesso hanno richiesto. Non vengono riempiti momenti di trama con personaggi ormai inutili (Henry compare con il contagocce, sempre abbaiando “mom!“).
La tolleranza maggiore nei confronti di questa 6×11, forse, deriva anche da una sensazione ben precisa. Per la prima volta, dopo tante stagioni, la midseason premiére non coincide con l’inizio di una storia completamente diversa. Si riprende con il cliffhanger del precedente episodio (che, chi scrive, ha ricordato solo nel momento del classico “previously on Once Upon A Time“). Cosa può voler dire questa improvvisa continuità di trama orizzontale? Forse che ci si sta avviando verso una conclusione definitiva della serie? Non diciamolo a voce troppo alta.
Quindi, non c’è mai stata grande tenerezza nelle recensioni di Once Upon A Time e questo episodio non ci ha granché disgustato. Ma. C’è un enorme Ma. Il fallimento totale di una serie deriva dal fatto che il 6 politico – il Save Them All di fine recensione – sia attribuibile ad un episodio completamente anonimo, privo di spunti brillanti. In sostanza: basso profilo e riduzione totale dei danni. Niente villain fantasiosi, niente agganci particolari con mondi narrativi agli antipodi, solo la sensazione che si stiano definitivamente tirando i remi in barca. A testa bassa, si prosegue con la storia che si è scelto di portare avanti (Emma e la sua previsione, Snow e il principe che dormono in alternanza, gli happy ending di Regina). Se ci si dimostra moderatamente soddisfatti per un episodio come “Tougher Than The Rest” vuol dire che da 6 anni a questa parte qualcosa non funziona. Ma, come è possibile notare nelle nostre precedenti recensioni, con quest’ultima frase, si è solo constatato l’ovvio.
Il procedere a basso profilo è anche determinato dal fatto che si sia scelto di puntare gran parte della trama orizzontale in uno dei topos più frequenti della narrativa televisiva, ma non solo. L’allontanamento del figlio che ritorna da grande è il centro di moltissima letteratura fiabesca, oltre che tragica (Edipo insegna). Rimanendo nello stretto campo televisivo, molte sorelle seriali di OUAT hanno adottato questo spunto narrativo, con l’aggiunta della magia con notevoli risparmi di tempo. Nella serie Charmed – in Italia Streghe – il figlio di Piper e Leo viaggia nel tempo, in Angel il figlio di Angel e Darla cresce in una dimensione oscura in cui il tempo scorre diversamente. Sì ok, quest’ultimo esempio dimostra che OUAT forse ha un tantino plagiato la serie di Joss Whedon, ma il tutto si può giustificare riprendendo la prima argomentazione esposta: non strafate, magari copiate qualcosa e andate sul sicuro, vedrete che l’insofferenza sarà minore.
Volutamente non è stato citato il parallelo con Doctor Who e la storia di River Song per evidenti differenze qualitative, soprattutto nella complessità di trama. Ma, inevitabilmente, anche tale scelta narrativa ha delle comunanze con la scelta del nuovo villain onceano.
Per il resto si riprende come si era finito. La magia è sempre il solito veicolo che porta la trama a prendere alcune direzioni comode. Fortunatamente in questo episodio non si abusa troppo di questo aspetto. La fiacchissima spiegazione con la quale si giustifica l'”autenticità” di Robin nella realtà alternativa (“la sua anima deve pur essere andata da qualche parte”) potrebbe quasi essere sufficiente a giustificare l’ennesima non-morte di un personaggio importante. Certo è che non aveva senso la morte di Robin se non quello di continuare a regalare a Regina la sua vita di mai na gioia, quindi forse potrebbe non essere così scandaloso l’immediato recupero del personaggio di Robin Hood, se non altro per rimpolpare qualche trama dei prossimi episodi.
Facendo un rapido riepilogo: l’episodio non è male, ma solo perché tiene un basso profilo – e perché entra nel vivo della trama orizzontale, aggiungiamo -. Per ritornare a fare schifo Once Upon A Time dovrebbe, nell’ordine: sviluppare alcune trame (e prima o poi succederà), presentare qualche filler (e prima o poi succederà), buttarla sui colpi di scena sensazionalistici (e prima o poi succederà).
La combinazione episodio dismesso – trama orizzontale è un lusso che noi spettatori possiamo concederci pochissime volte.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Nell’attesa di conoscerne la sorte, una sufficienza stiracchiata e una pacca sulla spalla.
Wish You Were Here 6×10 | 3.25 milioni – 0.9 rating |
Tougher Than The Rest 6×11 | 3.02 milioni – 0.9 rating |
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Approda in RecenSerie nel tardo 2013 per giustificare la visione di uno spropositato numero di (inutili) serie iniziate a seguire senza criterio. Alla fine il motivo per cui recensisce è solo una sorta di mania del controllo. Continua a chiedersi se quando avrà una famiglia continuerà a occuparsi di questa pratica. Continua a chiedersi se avrà mai una famiglia occupandosi di questa pratica.
Gli piace Doctor Who.