Outcast 2×02 – The Day After ThatTEMPO DI LETTURA 4 min

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John Anderson: “Everybody has free will. We make our choices, we fist the consequences.”

Nel precedente episodio si è parlato di come questa seconda stagione di Outcast sia ripartita in maniera decisamente lenta.
Fatto salvo che la serie non ha mai brillato per facilità di rappresentazione o per scene particolarmente “action”, preferendo piuttosto prendersi i suoi tempi e lasciando che fosse lo spettatore a farsi un’opinione riguardo i fatti narrati, non è detto che questo sia necessariamente un problema.
La lentezza narrativa, in altre serie, sarebbe motivo di critiche aspre ma in una serie horror come questa diventa un punto di forza poiché serve a creare una certa atmosfera e suspense per quello che potrebbe accadere ai protagonisti.
Eppure gli sceneggiatori dell’episodio decidono di dimenticarsi per un attimo di questa regola e mettono in piedi una puntata che si presenta, fin dal teaser iniziale, adrenalinica grazie alla virata verso il genere crime con le indagini dell’accoppiata Kyle Barnes-Byron Giles (veri e propri agenti “in missione per conto di Dio“), i quali, con mezzi più o meno leciti e torturando le vittime possedute con il sangue di Kyle, cercano di scoprire dove si nasconda Sidney, mentre il reverendo Anderson è momentaneamente fuori servizio causa crisi esistenziale.
Nel frattempo, nei primi 20 minuti, accadono tante di quelle cose che la puntata potrebbe intitolarsi semplicemente “Robe“. Nell’ordine si può trovare: un cadavere di donna che viene tagliato e ricucito da mani misteriose, Megan che ha continue visioni di sangue (che sia ancora posseduta?), il reverendo Anderson che viene incarcerato per l’omicidio (?) di Aaron, numerosi dialoghi dai toni sempre più accesi, misteriose porte che si aprono…
Un susseguirsi di vicende che, da un lato, ravvivano lo show e pongono l’accento sui personaggi che, nella prima stagione, erano secondari e qui vengono invece sviscerati per bene (particolare già presente nello scorso episodio) rendendo l’intera cittadina di Rome un personaggio a sé stante, dall’altro fanno perdere il filo degli eventi e rischiano di annoiare molto più delle sequenze definite “lente” dove la suspense è maggiore.
Per fortuna, dalla seconda metà in poi, non solo il ritmo dell’episodio rientra nei binari consueti regalandoci momenti di alta spettacolarità e dialoghi lunghi ma illuminanti, come quello che avviene in carcere tra il reverendo Anderson e il ragazzo drogato nella cella accanto alla sua (con tanto di spiegazioni sugli effetti della droga in pieno stile cartone animato educativo), ma tutte le scene descritte sopra trovano un loro perché rientrando, in questo modo, all’interno della continuity narrativa (ovviamente bisogna avere la pazienza di aspettare) fino alla stupenda scena finale che presenta un montaggio alternato di tutto rispetto tra le vicende di Megan e quelle del cadavere di Mark che porta poi al cliffhanger finale.
Un montaggio complicato e preciso che s’inserisce all’interno dell’alta qualità tecnica e registica a cui (per fortuna) ci ha abituato questa serie. Ogni inquadratura di Outcast, in fatti, pare studiata apposta nei minimi dettagli, una cosa molto rara nei programmi del genere. Se nell’episodio precedente era l’aspetto visivo a risaltare qui è soprattutto quello sonoro, le lunghe pause senza musica di sottofondo amplificano ulteriormente ogni minimo rumore rendendolo ancora più inquietante.
In tutto questo è interessante notare lo scambio di ruoli avvenuto tra Kyle e Anderson: nella prima stagione era Kyle ad essere quello dubbioso e refrattario mentre qui accade esattamente il contrario almeno fino alla fine dell’episodio dove sembra che il reverendo abbia ritrovato una labile speranza per quanto riguarda la sua missione.
Tali cambiamenti legano maggiormente questi due personaggi l’uno all’altro e li rendono più a tutto tondo” grazie a questo costante lavoro d’introspezione. Il quale è, ovviamente, ben lontano dall’essere alla conclusione, possono accadere ancora tanti rivolgimenti a partire dalle prossime puntate, per quanto riguarda i due “Starsky e Hutch della Fede”.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Più action e crime
  • Attenzione maggiore ai personaggi secondari
  • A lezione di droghe col reverendo Anderson.
  • Effetti sonori e visivi
  • Montaggio finale alternato e cliffhanger
  • Ritmo incostante dell’episodio
  • Robe, robe e …robe!
  • Monoespressività di Amber Kyle

 

Puntata che parte insolitamente veloce ma poi si riassesta sui propri canoni regalando un episodio ricco di colpi di scena ed effetti visivi e sonori di alto livello. Da segnalare il ritorno “attivo” del reverendo Anderson nelle indagini contro le forze del Male e il montaggio finale alternato che si chiude con un cliffhanger degno di nota che lascia gli spettatori impazienti per la prossima puntata.

 

Bad Penny 2×01 ND milioni – ND rating
The Day After That 2×02 ND milioni – ND rating

 

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Laureato presso l'Università di Bologna in "Cinema, televisione e produzioni multimediali". Nella vita scrive e recensisce riguardo ogni cosa che gli capita guidato dalle sue numerose personalità multiple tra cui un innocuo amico immaginario chiamato Tyler Durden!

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