“You were right about the darkness in this town, in this world. We were wrong to turn our back on you. Show us the way.”
Dopo le passate puntate di piena accelerazione nella trama, Outcast si concede due episodi di apparente stallo in cui poter tirare le somme e ritrovare determinati equilibri in attesa dell’atto conclusivo di questa seconda stagione.
Per quanto il titolo dell’episodio faccia erroneamente pensare, “This Is How It Starts”, non concede allo spettatore uno spaccato di come questa invasione abbia avuto inizio o da cosa dipenda. Bensì si riferisce ad un nuovo inizio che vede gettate le basi proprio nella nona puntata. La comparsa del padre di Kyle, prima in “Mercy” ma fuori contesto e successivamente nel finale della nona puntata presso la setta-rifugio, è il simbolo di questo nuovo inizio: una guerra sta arrivando è il messaggio che ogni singolo personaggio cerca di far trapelare. Ma quali saranno i contendenti nello specifico e cosa c’è in palio in questa antologica contesa tra bene e male?
Le parole di Megan riportano a galla i dubbi che nello spettatore erano già stati suscitati dalla comparsa, dal nulla, di questo conglomerato di persone riunite nei boschi quasi in attesa: “What is this? Some kind of fucking doomsday cult?”
Ed effettivamente Megan non sembra sbagliarsi di molto: sul campo di battaglia sembrano presentarsi due fazioni, entrambe accomunate dal grande pregio dell’attesa e del sapere aspettare.
Da una parte i membri di questa fantomatica setta e Simon, il redivivo padre di Kyle, in attesa del giorno del giudizio; dall’altra le persone impossessate dagli anticorpi che sembrano preferire un piano più violento rispetto alla Grande Fusione. Parallelamente, non schierate, sembrano porsi le figure del Reverendo e di Kyle stesso. Il primo, dato il travagliato passato, sembra pronto a tutto fuorché ad aspettare; Kyle d’altra parte è sicuramente colpito dalla ricomparsa del padre, ma spaventato da ciò che potrebbe accadere ad Amber.
Un plauso particolare va fatto proprio alla piccola attrice che interpreta Amber (Madeleine McGraw), capace di portare sullo schermo un personaggio degno dell’aggettivo creepy: sguardi e dialoghi con la madre raggelano il sangue da tanto sangue freddo che trasudano. Sicuramente un valore aggiunto di questa seconda stagione.
“All right, could we talk about something else, Miss Doom and Gloom?”
Il padre di Kyle non è però l’unico personaggio ad apparire -o mettersi sotto i riflettori- in questi due episodi: Blake Morrow ed il Dr. Kenneth Park. Il primo risulta al momento essere più un espediente narrativo per poter rinfoltire il gruppo degli antagonisti (a causa anche della dipartita di Sidney), decimato via via con il progredire di questa stagione. E’ vero: nella scorsa recensione si è fatto notare come i cattivi fossero decisamente troppi, ma al contempo tra tutti non risultava esserci una figura degna da potersi elevare a vero antagonista. Blacke, pur venendo presentato come possibile nuovo punto di interesse del lato dei bad guy sembra mancare di appeal e forza.
Il dottor Park, invece, dopo essere stata una valida spalla sia per Sidney, sia per il Grande Consiglio Ultraterreno, sembra volersi ritagliare il proprio spazio ed i propri quindici minuti di fama: il suo ideale nello specifico non è stato ovviamente rivelato (anche se è collegato alla dolce attesa di Megan), ma non sembra essere direttamente connesso alla Grande Fusione.
Gli episodi, fino a questo punto, riuscirebbero ad ottenere la propria sufficienza senza sfigurare troppo: continuità di trama, le solite ricercate riprese. Ma vi è un elemento nello specifico che alza la valutazione di questi singoli episodi: Rose Giles. La dolce moglie dell’ex sceriffo, sempre pronta a soccorrere ed aiutare chiunque senza far troppe domande, nell’ottava puntata decide di vendicarsi degli esseri che hanno tentato di rubarle il marito. “Vendetta” non è una parola che compare all’interno della puntata, ma è quel sentimento il mandante della ferocia di Rose: l’attaccamento al marito ed il rischio di perderlo la spingono a determinate azioni che successivamente, ritornata razionale, non riesce a sopportare. Lo spaccato intimista tra lei e Byron è la ciliegina sulla torta di questi due episodi.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Alone When It Comes 2×07 | ND milioni – ND rating |
Mercy 2×08 | ND milioni – ND rating |
This Is How It Starts 2×09 | ND milioni – ND rating |
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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.