Il rapporto che lega a filo doppio “Fireflies” e “Demons” è ormai tutto sommato abbastanza chiaro: persone come Kyle possono esorcizzare i demoni dai corpi posseduti mentre i demoni possono “succhiare” la loro linfa vitale per nutrirsi e sentirsi più potenti, e ovviamente ne sono attratti. E questa è la principale motivazione che spinge Sidney a rapire Kyle e tenerlo prigioniero: nutrirsi, eliminare una potenziale minaccia alla radice e guadagnare tempo in attesa che il grande giorno arrivi presto. Inutile dire che tutto questo da solo basta e avanza per mantenere viva la trama ad oltranza, se si aggiungono altri dettagli però tutto è ancora più apprezzabile.
Robert Kirkman e Chris Black, entrambi showrunner di Outcast, hanno capito che era necessaria una bella spinta per continuare a cuocere a fuoco lento gli spettatori e pertanto, in maniera molto furba, in ogni episodio dalla trasformazione di Megan a qui inseriscono almeno un evento imprevedibile ma comunque gestibile nell’arco di un paio di episodi. Ecco quindi il colpo di scena, relativo cliffhanger a seguire, un primo assaggio di come potrebbe essere Outcast se il plot twist non venisse “corretto” ed infine la risoluzione finale che riporta tutto o quasi al proprio posto. “Fireflies” prende questo schema (apprezzabile e rodato) e lo applica alla presunta morte di Kyle avvenuta sul finire dello scorso episodio, una morte che per ovvie ragioni non poteva essere certificata. Questo però non è assolutamente un problema, anzi è un ottimo modo per dare vita a quel teatrino che porterà finalmente tutti i personaggi ad avere una piena (o comunque sommaria) cognizione della situazione di Rome.
Kyle: “How did you find me?”
Amber: “Fireflies can see other fireflies.”
Tra tutti i personaggi spicca ovviamente la piccola Amber che, come vuole la tradizione cinematografica, è la classica bambina molto più sveglia degli adulti che la circondano, vuoi perché vede le cose in maniera differente, vuoi perché così per gli sceneggiatori è tutto più facile da scrivere per avere il maggiore impatto emotivo sul pubblico.
È proprio tramite Amber che si aggiunge un nuovo dettaglio di conoscenza alla mitologia di Outcast: le “lucciole” possono percepire le altre “lucciole”. Quello che potrebbe quindi sembrare un piccolo dettaglio utile solo al ricongiungimento familiare di Kyle va invece preso e guardato in prospettiva perché, se è vero quello che ha detto la piccola Barnes, e assumiamo che lo sia, la ricerca di quell’altra “lucciola” molto potente che abita a Rome passerà inevitabilmente tramite lei o suo padre.
Ecco quindi che Kirkman e Black abilmente espandono l’universo narrativo di Outcast pur non cambiando moltissime carte in tavola e, anzi, eliminandone una (Aaron), il tutto in un crescendo di hype e situazioni problematiche. La claustrofobia derivante dagli eventi che si verificano nella cittadina, l’impossibilità di fuggire da essa, la diffidenza generata dal non potersi fidare di nessuno e le riprese sempre efficaci in tal senso portano Outcast su un livello qualitativo molto alto. Con somma gioia di tutti. E probabilmente non si è nemmeno raggiunto il massimo splendore.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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The Common Good 2×05 | ND milioni – ND rating |
Fireflies 2×06 | ND milioni – ND rating |
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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.