“Boys like Peter aren’t afraid of wolves.”
Fargo continua il suo quasi impeccabile cammino stagionale proponendoci un quarto episodio dall’avvio decisamente atipico, non tanto per la serie in sé, abituata a frequenti deviazioni dall’ordinario, quanto invece dal punto di vista della gestione della componente thriller, rafforzata qui dall’utilizzo della celebre storia per l’infanzia Peter and the wolf (Pierino e il lupo), per l’occasione raccontata dalla voce fuori campo di Billy Bob Thornton.
Attraverso il marcato contrasto tra questo incipit di stampo fiabesco e l’assodata deriva morale connaturata alla quasi totalità dei personaggi principali, è intento degli autori produrre un sostanziale effetto disturbante nella mente di chi guarda (e ascolta), scaturito appunto dall’accostamento tra genuinità del racconto fanciullesco e cinismo sotteso allo show targato FX. Abbiamo così Emmit e Ray, rispettivamente uccellino (flauto) e anatra (oboe), Nikki il gatto (clarinetto), Sy il nonno (fagotto), e infine, quasi a voler ricordare allo spettatore quali siano i reali protagonisti del racconto, troviamo la classica contrapposizione tra bene e male, rappresentata da Gloria e Varga, Pierino e il lupo appunto (archi e corno).
“The Narrow Escape Problem” riprende, attraverso l’ennesima titolazione che ricorda più un episodio di The Big Bang Theory, un problema comune a biologia, biofisica e biologia cellulare (Wikipedia insegna) che in breve consiste nel ricavare il tempo medio di fuga di una particella browniana (presente in fluidi o sospensioni fluide), confinata all’interno di uno spazio ben preciso e con a disposizione un’unica via di fuga per liberarsi dai vincoli prescritti. Premettendo che l’autore della recensione non ha la minima idea di quale sia il significato della supercazzola appena riportata, possiamo quantomeno tentare di trovare una qualche analogia con quanto visto nel corso dell’episodio.
Per fortuna non occorre disporre di una radicata conoscenza delle materie sopracitate per comprendere a cosa si riferiscano gli autori con questo particolare titolo: ogni anno, a prescindere da quali character vengano designati come principali, gli avvenimenti narrati portano inevitabilmente il protagonista di turno ad affrontare un certo tipo di situazione, contestualmente differente per garantire una certa varietà tematica, ma sostanzialmente uguale dal punto di vista delle dinamiche che lo legano al villain di stagione. Queste particolari dinamiche, che assumono i connotati di una sadica lotta di potere tra gatto e topo, vengono naturalmente riproposte anche quest’anno (Varga vs. Emmit), dipingendo la classica situazione “one way out“, da cui Emmit non può tirarsi indietro se non rischiando di lasciarci le penne per mano del suo nuovo amico inglese. Anche per Ray la situazione è simile, sebbene la sua storyline (l’investigazione che inevitabilmente porterà Gloria, e forse Winnie, a scoprire la sua complicità nella morte di Lefay) non sia ancora giunta al cosiddetto punto di svolta, quello da cui è possibile tornare indietro soltanto accettando le conseguenze delle proprie scelte sbagliate, a prescindere da quanto possano essere spaventose.
In totale continuità con quanto visto nelle precedenti settimane, troviamo un David Thewlis (V. M. Varga) come al solito padrone del suo personaggio, in quest’occasione arricchito di un’ulteriore sfumatura – la bulimia mostrata ad inizio puntata – che rende il personaggio ancora più viscido e rivoltante di quanto già non apparisse in precedenza. Un lupo famelico, dunque, a tavola come nel mondo degli affari, oltre che una forza in grado di spazzare via la serenità dal volto di ogni suo interlocutore, in virtù della sua inquietante forza persuasiva, o meglio coercitiva, grazie alla quale l’uomo pare essere immune a qualsivoglia turbamento fisico o emotivo.
Non a caso è proprio la sequenza ambientata a casa di Emmit a rimanere maggiormente impressa nella mente dello spettatore. Vicino in più di un’occasione al Lorne Malvo di Billy Bob Thornton, il character di Thewlis racchiude in sé tutti gli stilemi classici del cattivo alla Fargo, esattamente come il personaggio di McGregor veicola l’immagine classica del protagonista ingenuo e spaventato – come furono Lester ed Ed prima di lui. Si dice che la beffa più grande che il diavolo abbia mai compiuto sia stata convincere il mondo che lui non esiste. Se ciò è vero, allora il nostro Varga deve essere uno dei suoi discepoli, almeno a giudicare dal modo in cui Emmit finisce per sottomettersi al suo volere, addirittura con un mezzo sorriso abbozzato sul viso, il tutto proferendo tre semplici parole: E: “What business am I in?” / V: “The billionaire business“.
A chiudere in bellezza l’episodio abbiamo infine un significativo plot twist che, grazie a una serie di scoperte concatenate in pieno stile Fargo, finalmente innesca la macchina narrativa attraverso il classico effetto domino che porterà presumibilmente, nel giro di un paio di puntate al massimo, a stragi e catastrofi di vario genere. Momento che noi tutti attendiamo con estrema ansia e trepidazione.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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The Law Of Non-Contradiction 3×03 | 1.17 milioni – 0.4 rating |
The Narrow Escape Problem 3×04 | 1.05 milioni – 0.3 rating |
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Ventinovenne oramai da qualche anno, entra in Recenserie perché gli andava. Teledipendente cronico, giornalista freelance e pizzaiolo trapiantato in Scozia, ama definirsi con queste due parole: bello. Non ha ancora accettato il fatto che Scrubs sia finito e allora continua a guardarlo in loop da dieci anni.