In molte narrazioni televisive, soprattutto quando una serie ha raggiunto una certa longevità, diventa quasi una regola non scritta che una morte non possa mai essere considerata definitiva senza una prova tangibile. Una morte improvvisa, fuori scena o trattata senza la giusta enfasi tende a suscitare dubbi, lasciando lo spettatore sospettoso finché non viene mostrato un corpo.
Questo principio è particolarmente evidente in questo episodio, dove l’annuncio della morte di Jamie Fraser, in seguito all’affondamento della nave su cui stava viaggiando – tra l’altro, a sorpresa, nel tentativo di raggiungere quella mentecatta di Claire – puzza di cazzata lontano un chilometro solleva immediatamente numerose perplessità.
A dispetto del titolo, che allude al legame fraterno tra Jamie e Ian, il tema centrale sembra essere ancora una volta l’incapacità di Claire di fare i conti con la propria idiozia. L’episodio si muove tra morti, intrighi e improbabili coincidenze, ma manca di una struttura narrativa coesa, soffocando il potenziale drammatico in un mare di scelte ripetitive e personaggi che si trovano costantemente a pagare il prezzo per l’incoscienza di Claire Fraser.
L’INSOSTENIBILE LEGGEREZZA DELL’ESSERE CLAIRE FRASER
L’episodio si distingue per una caratteristica oramai ricorrente all’interno della serie: l’incessante spirale di scelte discutibili che, puntualmente, trascinano tutti i personaggi principali nel caos. Al centro di tutto c’è, prevedibilmente, Claire Fraser, una protagonista patologicamente incapace di apprendere dalle sue esperienze e di evitare situazioni catastrofiche che, immancabilmente, coinvolgono chiunque le stia intorno. Nonostante i tentativi della narrazione di dipingerla come una figura eroica e intraprendente, le azioni di Claire emergono ancora una volta come imprudenti e sconsiderate, trasformandola più in un pericolo pubblico che in un’eroina, come la serie tenta – invano – di fare da ormai sette stagioni.
La scelta di inviare Claire e il giovane Ian in America si rivela, come sempre, un pretesto per mettere la protagonista in situazioni che non è in grado di gestire. Fin dai primi episodi, la serie ha voluto plasmare il personaggio di Claire come una donna fuori dal suo tempo: moderna, intelligente e determinata. Intenzioni del tutto nobili Outlander, questo ti va riconosciuto. Tuttavia, ciò che avrebbe potuto renderla una protagonista quantomeno dignitosa, risulta costantemente affossato dalla sua completa incapacità di valutare le conseguenze delle sue azioni.
In “Brotherly Love”, la decisione di Claire di assumersi la responsabilità di consegnare un messaggio segreto ai ribelli si rivela, prevedibilmente, disastrosa. Convinta, per non si sa bene quale ragione, della sua invulnerabilità, si espone inutilmente ad un rischio brillantemente calcolato – male – e finisce per farsi arrestare con l’accusa di spionaggio.
Un classico lunedì mattina per Claire Fraser.
La sua leggerezza appare ancor più insopportabile se si considera che, dal primo episodio, ogni scelta impulsiva ha portato a tragedie che colpiscono non solo lei, ma anche, e soprattutto, le persone a lei vicine. Ci si chiede, quindi, quante vite debbano ancora essere distrutte o messe in pericolo prima che Claire sviluppi una reale consapevolezza delle sue azioni sconsiderate. Che si tratti di Jamie, Ian o persino John, ogni personaggio sembra essere costretto a sacrificarsi per proteggerla, e la proposta di matrimonio di quest’ultimo, presentata come l’unica soluzione per salvare la donna dall’impiccagione, è l’ennesimo esempio di quanto il personaggio sia incapace di affrontare le proprie responsabilità senza trascinare gli altri nel suo abisso di testardaggine ed egocentrismo. Le preghiere della redazione di Recenserie vanno naturalmente a Lord John Grey che, seppur per necessità, dovrà per sempre convivere con il fatto di essere stato, anche solo per finta, il marito di Claire Fraser.
THE FAERIE MAN IT’S MY FADAH
Se c’è un aspetto che continua a rendere Outlander frustrante, è l’insistenza su coincidenze improbabili che minano la sospensione dell’incredulità. La comparsa di Geillis Duncan e Dougal MacKenzie nella trama di Roger e Buck, per quanto interessante, non solo risulta oltremodo forzata, ma introduce ulteriori elementi di confusione in una narrazione già sovraccarica di dettagli inutili. La rivelazione che il misterioso faerie man potrebbe essere il padre di Roger è un colpo di scena che, anziché sorprendere, esaspera per la sua gratuità.
Un altro aspetto che lascia perplessi è la sottotrama dedicata al vecchio Arch Bug, determinato a vendicarsi di Ian per la morte di sua moglie. L’intero arco narrativo è gestito in modo superficiale e culmina in un confronto che sembra scritto più per creare un momento di tensione forzata che per approfondire il conflitto tra i personaggi. La decisione di far intervenire William per risolvere la situazione toglie a Ian qualsiasi opportunità di crescita, oltre che suggerire che i Fraser-Murray abbiano sempre bisogno di una figura esterna per risolvere i loro problemi, consolidando la tendenza della serie a indebolire i propri protagonisti.
Anche il colpo di scena finale, in cui Claire viene informata della presunta morte di Jamie, appare come un espediente narrativo poco convincente, progettato unicamente per manipolare le emozioni degli spettatori. Il montaggio di momenti romantici tra Claire e Jamie, sebbene tecnicamente ben eseguito, risulta artificioso e privo di reale impatto emotivo – anche perché non ci crede nessuno che Jamie sia morto così come un coglione dopo essere sopravvissuto a guerre, malattie e Claire Fraser. Dopo sette stagioni, il pubblico è ormai consapevole che Jamie non è realmente morto e che il loro ricongiungimento è solo una questione di tempo. Questo rende l’intera sequenza una perdita di tempo narrativo, un tentativo trasparente di creare tensione in un episodio che ha il solo pregio di mostrare a Lord John la vera natura della sua futura sposa, Claire Randall Fraser Grey.
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“Brotherly Love” non è solo un episodio deludente, ma un simbolo dei problemi strutturali che affliggono Outlander da ormai qualche anno. La trama frammentata, i personaggi privi di evoluzione e le scelte narrative prevedibili rendono difficile apprezzare uno show che sembra incapace di imparare dai propri errori, proprio come la sua protagonista. L’unica vera lezione che si può trarre da questo episodio è che la leggerezza e l’arroganza di Claire non solo definiscono un limite del personaggio, ma riflettono anche le carenze creative della serie, che sembra essersi accontentata di essere una soap opera mascherata da dramma storico, priva di profondità e purtroppo intrappolata nei suoi cliché.
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Ventinovenne oramai da qualche anno, entra in Recenserie perché gli andava. Teledipendente cronico, giornalista freelance e pizzaiolo trapiantato in Scozia, ama definirsi con queste due parole: bello. Non ha ancora accettato il fatto che Scrubs sia finito e allora continua a guardarlo in loop da dieci anni.