Sentimenti contrastanti, alla fine della visione di questa “The Lie Of The Land”, soprattutto per la sua funzione di ultimo capitolo della cosiddetta Monks Trilogy.
La 10×08 aggiunge un ulteriore tassello al tipico repertorio di Doctor Who, ovvero quello della distopia. Si è già parlato dell’intento stilistico di questa decima stagione: se l’ottava puntava alla presentazione, se la nona si imbatteva in storie ad ampio respiro e dall’alto tasso emotivo, la decima stagione sta senza dubbio puntando verso un traguardo e per farlo ha notevolmente alleggerito la complessità nelle trame, ricorrendo al già visto e al classico. Si può tranquillamente dire che, finora, l’unico episodio che presenta elementi di novità è “Extremis“, con l’idea della realtà virtuale. Per il resto si ha avuto una semplice rassegna di classici stilemi della serie inglese. Naturalmente, in generale, il risultato non può essere negativo, per la solita e vecchia legge di strada vecchia e strada nuova, di chi sa quello che lascia e di chi non sa quello che trova.
Quindi la dimensione distopica presentata, in cui i Monaci falsano totalmente la storia e la coscienza dell’umanità, non è niente di nuovo e innovativo, non solo in Doctor Who ma proprio nella narrativa in generale. Il Dottore all’inizio parla di memory criminals ed è un attimo che si compie il collegamento con la thought police di orwelliana memoria.
Ovviamente non può essere questo aspetto a dar vita a sentimenti contrastanti, considerando che, come detto, affidarsi al classico non darà mai vita a prodotti scadenti. Il “problema” – e anche qui le virgolette sono d’obbligo, considerando che si farà riferimento ad opere apprezzate e riuscite – è che i déjà vu con altri episodi di Doctor Who sono molteplici, alcuni eclatanti. Partendo dal finale, Bill salva se stessa e il mondo intero contaminando il sistema dei Monaci grazie ad un pensiero purissimo e “falso” come il ricordo della madre (il Dottore in “The Pilot” era andato indietro nel tempo per fotografarla, dando così a Bill una serie di ricordi di cui non era originariamente in possesso). Bill interviene, disposta al sacrificio, nel momento in cui persino il Dottore fallisce. Esattamente come fece una certa Clara, con la sua foglia – simbolo di tutte le possibilità che la madre, scomparsa prematuramente, non aveva avuto – in “The Rings Of Akhaten”.
L’onnipresenza psichica dei Monaci e il condizionamento nei confronti dell’umanità, per non parlare poi del loro rovesciamento finale, non può non ricordare il doppio episodio che apriva la sesta stagione, con altre creature nate dalla fantasia di Steven Moffat: The Silence. Anche le voci probabilmente sono le stesse.
A proposito di similitudini, la presenza di Missy non può non riportare alla memoria il finale della terza stagione, con l’ultimo episodio ambientato in una distopia spinta, con il Master a governare l’intero pianeta. Il punto di vista dello spettatore, in quel caso, precisamente nella 3×13, si spostava dal Dottore a Martha (ma anche a Donna, se si considera anche la realtà post-nucleare di “Turn Left” della quarta stagione), vera protagonista di quella situazione, esattamente come “The Lie Of The Land” apre su Bill e regala al pubblico lo stesso punto di vista della companion.
Occorre poi parlare di un altro momento quasi obbligato nella tappa di una particolare incarnazione del Dottore: la finta rigenerazione. Il problema non è stato inserire una trollata simile, molto, troppo fine a se stessa. Il problema è stato che tale scelta narrativa è stata più funzionale per i trailer e per il conseguente chiacchiericcio degli spettatori, più che per l’episodio stesso. Il Dottore avrebbe potuto rivelare tranquillamente la farsa a Bill dopo essere stato colpito a salve. Lo dice lui stesso: “regeneration a little bit too much?”. Sì: too much. Il fan di DW (prendendone uno a caso: colui che sta scrivendo) adora vedere la lucina gialla che appare nelle mani. Si potrebbe dire che si guardano interi episodi solo per arrivare a quel punto. Tuttavia è lampante come tale scena sia servita solo per creare un hype oltre la norma per episodi che, come detto, tutto sommato ricalcano formule standard della serie. D’altro canto ci si stupisce di come si sia potuto pensare che la scena della rigenerazione, mostrata nei trailer, avesse potuto anche solo lontanamente far pensare ad un cambio della guardia a metà stagione, oppure che tale importantissimo momento della serie venisse mostrato nei promo. Considerati i precedenti cui si faceva riferimento, la finta rigenerazione non è senz’altro una novità. Basti ricordare Matt Smith nella già citata premiére della sesta stagione, dopo che era stato sparato dall’astronauta, oppure David Tennant quando chiude la 4×12 rigenerandosi, aprendo la 4×13 riprendendo la sua stessa faccia.
Che l’intenzione sia quella di arrivare ad un punto preciso di trama orizzontale, influenzando così quella verticale, è ovvio anche dall’intervento di Missy. La recitazione di Michelle Gomez è senz’altro un valore aggiunto, senza considerare la curiosità data da alcuni sviluppi riguardanti The Master inseriti nei suddetti trailer. Tuttavia la soluzione fornita dalla malvagia Time Lady era raggiungibile anche dal Dottore stesso. Ovvio che si volesse inserire il personaggio all’interno dell’episodio per portare così avanti la tematica del vault anche in questa trilogia.
Da applaudire, senz’altro, la tematica proposta. Non tanto per la lampante denuncia al caldo tema delle fake news (Nardole: “this would be an incredibly sophisticated transmitter, powerful enough to beam highly detailed propaganda to the entire world 24 hours a day…”), quanto per la caratterizzazione dei Monaci, alieni non poi così pericolosi. È vero, si sta perseverando in una superficiale presentazione delle creature aliene come nel resto della corrente stagione (come in “Thin Ice” non viene mostrata la creatura per intero, così qui non viene mostrato il loro vero aspetto). Interessante però la presentazione che si è portata avanti sin da “Extremis”, da cui se ne deduce: i Monaci sono pochi, con tecnologie sofisticatissime in grado di venire a conoscenza di ogni singolo particolare dell’umanità grazie ad accuratissime simulazioni; creano un pericolo per il pianeta soltanto aspettando che si venga a causare da solo – l’allarme batteriologico nel precedente episodio – costituendo un link psichico alla richiesta di aiuto di un essere umano senza secondi fini (da chiarire che potere avessero nel ridare la vista al Dottore, sta di fatto che non sono neanche loro, bensì il Dottore stesso, i deus ex machina che salvano la Terra dalla pandemia); tale link psichico crea il mito della loro presenza, nascondendo una loro maggiore debolezza, basti vedere Nardole che non ne vede nessuno a protezione della piramide, salvo poi ricordarne dodici.
Insomma, la Terra non è sempre sotto attacco di armate distruttive come quelle dei Dalek, ma talvolta anche da parte di questa sorta di “truffatori spaziali”.
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E, attenzione, la settimana prossima Ice Warriors contro soldati vittoriani: Mark Gatiss is coming…
The Pyramind At The End Of The World 10×07 | 4.01 milioni – ND rating |
The Lie Of The Land 10×08 | 3.01 milioni – ND rating |
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Approda in RecenSerie nel tardo 2013 per giustificare la visione di uno spropositato numero di (inutili) serie iniziate a seguire senza criterio. Alla fine il motivo per cui recensisce è solo una sorta di mania del controllo. Continua a chiedersi se quando avrà una famiglia continuerà a occuparsi di questa pratica. Continua a chiedersi se avrà mai una famiglia occupandosi di questa pratica.
Gli piace Doctor Who.