Paradise 1×04 – Agent Billy PaceTEMPO DI LETTURA 3 min

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Paradise 1x04 recensioneSin dal trailer, il protagonista principale di Paradise è sembrato il personaggio interpretato da Sterling K. Brown. Una consapevolezza nata nello spettatore anche a causa del rapporto tra l’attore e l’ideatore della serie, Dan Fogelman, e i loro fortunati trascorsi con This Is Us.
Dopo quattro episodi andati in onda, l’agente Xavier Collins, interpretato appunto da Brown, risulta sicuramente il protagonista della serie, ma la capacità corale dimostrata ancora una volta da Fogelman riesce a rendere l’intera storia ancora più coinvolgente.
Sin dal secondo episodio, Paradise ha intrapreso una nuova strada, parallela all’assassinio del Presidente, discostandosi dal mero thriller alla ricerca dell’assassino. Quanto presentato negli ultimi tre episodi è più un background della storia in sé, una presentazione del contesto più minuziosa che sta rendendo sempre più stratificato l’intero mondo in cui si svolgono gli eventi. E la narrazione ne giova sicuramente.

AGENTE BILLY PACE


Dopo la presentazione di Samantha “Sinatra” Redmond, è il turno di approfondire un altro character, ossia l’agente Billy Pace (interpretato da Jon Beavers) che fino al finale dello scorso episodio era rimasto in sottofondo. Nonostante il tutto avvenga nell’arco di un unico episodio, la caratterizzazione del personaggio risulta convincente, presentando una panoramica completa ai fini della storia.
A colpire, ancora una volta, è il capovolgimento dell’intera situazione di partenza. Dal finire dello scorso episodio, infatti, i dubbi su Billy si erano insinuati nel racconto, amplificati dagli immancabili flashback che, anche in questo caso, hanno aiutato a ricostruire il passato del personaggio. Dall’infanzia difficile, al reclutamento come mercenario, il passato di Billy viene costruito in maniera efficace per renderlo uno dei “cattivi”. Ma è la tridimensionalità che acquista col passare dei minuti a rendere ancora più proficuo il racconto. Ne emerge così un personaggio più sfaccettato che porta lo spettatore, nell’arco di un solo episodio, a provare dispiacere per il suo tragico epilogo.
Il plot twist finale che lo vede coinvolto si rivela a due facce: da un lato, la fine di Billy appare già segnata molte scene più avanti, con gesti e dialoghi tipici che lasciano già presagire tutto; dall’altro, si rivela comunque ad effetto il doppio gioco di Jane, con la serie che riesce a tirare fuori un killer fino a quel momento insospettabile.

FUORI DAL SILO


Ma l’uso sapiente dei flashback in questo episodio non è servito solo a conoscere meglio il personaggio di Billy. Il racconto dell’agente era ovviamente un mezzo per presentare allo spettatore il contesto più generale della storia. Anche in questo caso, Paradise è riuscita ottimamente a mostrare lo sfondo narrativo attraverso il racconto personale, risultando più efficace nel risultato.
Dal punto di vista della storia, si fanno passi avanti per un quadro più preciso, dove Sinatra si erge come villain supremo. Il “Paradiso” in cui i personaggi si trovano rinchiusi assume la forma di bunker, riportando alla mente luoghi simili già visti in altre serie: da Fallout a Silo, la riproposizione del pattern sembra la stessa. Un mondo creato ex novo con i poteri forti che tentano di nascondere il mondo al di fuori. Da questo punto di vista, si spera che Paradise non risulti presto una copia delle serie citate, variando l’assetto narrativo. I presupposti sembrano esserci e l’elemento corale aiuta a mantenere più dinamico il racconto, oltre che a proporre più punti di vista.
In tutto ciò, manca ancora uno sguardo più attento attraverso Xavier Collins, con qualche evento del passato ancora da rivelare e una prospettiva futura sempre più incerta. Elementi che fanno ben sperare per i prossimi quattro episodi.

 

THUMBS UP 👍 THUMBS DOWN 👎
  • Presentazione ed epilogo del personaggio di Billy Pace
  • Altro plot twist ben piazzato con la rivelazione su Jane
  • Un quadro sempre più complesso manovrato da Sinatra
  • Una serie che non racconta niente di eccezionale ma sa coinvolgere e catturare   
  • La storiella adolescenziale smorza un po’ i toni della serie 

 

A metà stagione, Paradise si conferma una piacevole sorpresa. La trama non è delle più innovative, ma il modo di raccontare coinvolge e tiene incollato lo spettatore sempre più attratto da storia e personaggi.

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Nata con la passione per telefilm e libri, cresciuta con quella per la scrittura. Unirle è sembrata la cosa più naturale. Allegra e socievole finché non trova qualcosa fuori posto, il disordine non è infatti contemplato.
Tra una mania e l'altra, si fa carico di un'estenuante sensibilità che la porta a tifare per lo sfigato di turno tra i personaggi cui si appassiona: per dirla alla Tyrion Lannister, ha un debole per “cripples, bastards and broken things”.

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