“Get it. Get the rhythm. Get the rhythm. There you go. There you fucking go.”
Arrivati al terzo episodio di Perpetual Grace, LTD si può dire senza timore di essere smentiti che la nuova serie trasmessa da Epix non è un prodotto per tutti. E dietro questa affermazione non c’è la spocchia del recensore snob che vorrebbe vantarsi di seguire una serie sopraffina ed elitaria, ma la constatazione di un dato oggettivo. Nella scorsa recensione si faceva riferimento alla lentezza narrativa, che di per sé non è un difetto ma rischia di spaventare e far allontanare gli spettatori avvezzi a ritmi più concitati e movimentati, tipici della televisione generalista; e di lentezza si può parlare anche in questo episodio dal titolo chilometrico, “Felipe G. Usted. Almost First Mexicon on the Moon. Part 1”. Ma altri elementi estetici non meno importanti iniziano a delinearsi, caratterizzando così una serie che vuole spiccare e ritagliarsi un’identità tutta propria.
Degne di nota sono sicuramente alcune finezze tecniche come il frequente uso dello split screen, lo schermo diviso in due o più inquadrature, e l’impiego di un filtro in bianco e nero per sottolineare anche visivamente le sequenze di flashback; a volte utilizzati addirittura contemporaneamente sullo schermo, ad esempio posizionando la scena del passato nella parte inferiore e quella del presente nella superiore.
Un altro aspetto di Perpetual Grace, LTD che inizia a prendere piede è la tendenza a innestare sulla trama principale (che di per sé poteva apparire piuttosto esile e destare addirittura qualche perplessità sulla sua capacità di reggere per più episodi) una serie di sottotrame e vicende parallele che però sono slegate tra loro e dalla narrazione centrale solo in apparenza. E’ il caso di David Lesser, sfortunata vittima per una pura e sciagurata casualità di un’ingiusta accusa di pedofilia: assistiamo, col solito filtro bianco e nero dei flashback, al triste malinteso che ha segnato la sua vita, poi lo seguiamo durante la prigionia e soprattutto dopo la scarcerazione, riflettendo per qualche istante su quanto possano essere pesanti e brucianti le stigme sociali che pesano sugli ex-carcerati, a maggior ragione quando a subirle sono innocenti. Solo più avanti si scopre che in realtà il misterioso figuro è lo zio Dave, invitato in città dal nipote Paul (il vero, non quello impersonato da James), e si intuisce che il suo ingresso nella storia complicherà ulteriormente i già traballanti piani del mago-truffatore. C’è poi il coroner messicano Felipe Usted, altro tassello del complotto ordito ai danni dei coniugi Brown e impegnato adesso a coltivare il proprio sogno di diventare un astronauta: sottotrama, questa, che lascia un po’ perplessi (cosa c’entra un aspirante astronauta con un neo-noir ambientato nel New Mexico?) e di cui ancora appare nebuloso il collegamento con la narrazione principale, ma lo stesso Felipe in qualità di narratore off-screen promette che presto sapremo come la sua vita sia stata rovinata da James ed Hector, e noi gli crediamo. Ancora meno chiaro è il ruolo che avrà il personaggio interpretato da Timothy Spall, che in questa puntata fa la sua prima, fugace apparizione.
Altro elemento di cui si parlava già a proposito di “Orphan Comb Death Fighter” e che ormai si può definire cifra caratteristica di Perpetual Grace, LTD è la componente grottesca: caratterizzazioni, situazioni e scambi di battute assurde che strappano più di un sorriso e, a volte, fanno dubitare (bonariamente, s’intende) della sanità mentale dei cervelli dietro lo show. Cosa pensare altrimenti di fronte al modo in cui Pa’ si libera dalle manette e alla conseguente scena, forse un po’ telefonata ma di sicuro impatto, in cui Hector scopre con orrore un pollice nella lattina di birra? Quale altro termine, se non assurdo, utilizzare per il “geniale” piano di James e Paul di liberarsi della cavigliera elettronica del primo facendolo mordere da un serpente a sonagli? E come si fa a non ridere quando i due vanno in un negozio di antidoti per serpenti cercando invece un prodotto che li attiri, oppure quando si assiste ai surreali dialoghi tra l’ex-vigile del fuoco e il giovane Glenn? E sia chiaro, tutti questi siparietti comici, tutte queste situazioni ai limiti dell’insensato non intaccano minimamente la crudezza e la forza drammatica della storia, semplicemente ne definiscono meglio la personalità e l’unicità. E Dio solo sa quanto bisogno ci sia di unicità in un panorama televisivo che per ogni serie pregevole sforna dieci, venti, cento fotocopie del format di successo del momento.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Orphan Comb Death Fight 1×02 | ND milioni – ND rating |
Felipe G. Usted. Almost First Mexican on the Moon. Part 1 1×03 | ND milioni – ND rating |
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Divoratore onnivoro di serie televisive e di anime giapponesi, predilige i period drama e le serie storiche, le commedie demenziali e le buone opere di fantascienza, ma ha anche un lato oscuro fatto di trash, guilty pleasures e immondi abomini come Zoo e Salem (la serie che gli ha fatto scoprire questo sito). Si vocifera che fuori dalla redazione di RecenSerie sia una persona seria, un dottore di ricerca e un insegnante di lettere, ma non è stato ancora confermato.