“Dead or alive?”
Chi sta scrivendo questa recensione, più di un anno fa, si trovò, ad un’ora imprecisata della notte, a stendere la recensione di uno dei migliori episodi di Person Of Interest, ovvero “If-Then-Else“. Scrivendo quella recensione, venne presa una delle più grandi toppe della storia delle recensioni: Shaw venne data per morta con una sicurezza assai avventata. L’equazione all’epoca era semplice: episodio epocale = evento epocale.
Si sbagliò. Avremmo scoperto pochi episodi dopo che Shaw era viva, a dimostrazione di una dimensione prevalentemente fumettistica – a prediligere i ritorni – piuttosto che strettamente cinematografica – volta verso l’irreversibilità degli eventi.
“6,741” è una puntata che in un certo senso chiude il cerchio con quanto presentato nella 4×11. Ci troviamo in una realtà strettamente virtuale, l’episodio è atipico rispetto ai soliti standard (in questo caso i protagonisti non appaiono realmente, frutto di una simulazione virtuale, nell’altro caso si viaggiava tra realtà e virtualità), la realtà diviene estremamente soggettiva e manipolabile.
Sempre lo stesso recensore ha avuto modo di occuparsi di un altro episodio – “Heaven Sent” di Doctor Who – che a modo suo propone un’altra tematica assai fondamentale per inquadrare questa 5×04: la ciclicità. L’episodio non è ben collocabile nel tempo (sicuramente dopo lo scorso season finale, ma è difficile una collocazione nell’arco cronologico dei precedenti tre episodi) e la realtà virtuale in cui Sameen viaggia (quasi il castello in cui si muove il Dottore di Peter Capaldi) è solo uno dei tanti esperimenti e percorsi chiusi verso cui la protagonista di questo episodio è costretta a muoversi. Il tempo di scorrimento dell’episodio diventa relativo, i cambi di scena possono essere collocati in una diretta consequenzialità temporale, un prima e un dopo immediati, senza nessun salto temporale.
La grande domanda, dead or alive?, che avremmo dovuto porci a metà quarta stagione, quando invece considerammo subito chiusa la questione, oggi ci si è ripresentata nell’arco di questo quarto episodio. Questa volta, effettivamente, non c’era bisogno di chiedersi se Shaw fosse viva o meno, ma un grande dubbio durante tutto l’episodio è stato inevitabile, spingendoci a guardare i 42 minuti ricolmi di sospetto. E questo porta ad un dualismo di enormi difetti per l’episodio, dove uno esclude l’altro. Spieghiamoci meglio.
Intanto ringraziamo tutti gli dei seriali che Shaw fosse immersa in una realtà virtuale. Non tanto per quanto riguarda le improbabili clamorose morti di John, Greer e Shaw stessa, bensì per tanti piccoli particolari che avrebbero reso l’episodio risibile. Esempio: la facilità con cui Sameen scappa dal suo luogo di prigionia, la facilità con cui viene trovata da Root e John, la metro deserta, la facilità clamorosa con cui catturano Greer. Avremmo, in quel caso, dovuto procedere con una valutazione assolutamente dolorosa. Ma, appunto, degli eventi ancora più eclatanti (la morte di Greer, di John e il suicidio stesso di Shaw) avrebbero reso impossibile il prosieguo dello show, e infatti lì si inizia ad essere certi di quello che era solo un sospetto nelle prime battute dell’episodio.
Ed ecco l’altro difetto, meno grande, ma stavolta reale. Una regola non scritta della narrativa è che se noi vediamo un personaggio indossare degli occhialoni 3D da realtà virtuale, a partire da quel momento dovremo non essere mai sicuri della verità di ciò che ci viene mostrato. A quel punto, tutto ciò che ci viene mostrato viene filtrato da un enorme dubbio. Aggiungendo i flash di Sameen possiamo brutalmente dire che il punto di forza dell’episodio, potenzialmente quello che poteva essere uno dei più brillanti di sempre, si rivela telefonato (più o meno, a seconda dell’attenzione dello spettatore).
Proprio questa facilità nell’intuire il traguardo dell’episodio, quindi, ne abbassa il ritmo. Capiamoci, si può valutare il tutto da due punti di vista. Ricordandoci che è un episodio di un’emittente come la CBS – non la HBO, non la AMC – bisogna togliersi il cappello ad ogni fotogramma. Ma sappiamo come ci ha abituati Person Of Interest, quindi, da spettatori viziati sappiamo che una trovata del genere poteva essere esteticamente gestita in modo diverso.
Ma saremmo veramente tanto ingenerosi nel dire “si poteva fare di più”. Si è già detto: siamo viziati. Potevamo sapere a cosa si andava incontro, è vero, ma proprio perché lo sapevamo non si può dire che non ci siamo goduti i dettagli “onirici” regalatici dalla realtà virtuale. Esempio: la bizzarra scena erotica tra Shaw e Root è teatrale all’inverosimile, con musiche da film di serie Z. Considerando il tutto come risultato “filmico” della mente di Sameen, ci sta alla perfezione. Allo stesso modo, noi non vediamo mai gli altri personaggi fuori dal campo sensoriale di Shaw. Persino quando Root e John siedono al bar, la collega li spia da un vicolo ascoltando la loro conversazione.
Non ci sentiamo di dire fino in fondo che si tratta di un’occasione sprecata. L’impressione è che, assistendo all’episodio a mente fredda, tra un po’ di tempo, a stagione (e serie) finita, forse “6,741” vedrà aumentata la percezione di questa sua probabile monotonia e lentezza acuminate, ma potremmo anche ripensarci e catalogarlo come capolavoro assoluto.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Truth Be Told 5×03 | 7.3 milioni – 1.1 rating |
6,741 5×04 | 5.3 milioni – 0.9 rating |
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Approda in RecenSerie nel tardo 2013 per giustificare la visione di uno spropositato numero di (inutili) serie iniziate a seguire senza criterio. Alla fine il motivo per cui recensisce è solo una sorta di mania del controllo. Continua a chiedersi se quando avrà una famiglia continuerà a occuparsi di questa pratica. Continua a chiedersi se avrà mai una famiglia occupandosi di questa pratica.
Gli piace Doctor Who.