Netflix allora prova ad addentrarsi per prima in questo vecchissimo Olimpo scandinavo con l’aiuto di Adam Price, non notissimo sceneggiatore danese ma magari più celebre per la serie Borgen, che ha creato questa serie di sei episodi ambientati nella fittizia Edda (lo show è infatti girato in una cittadina chiamata Odda, da cui è evidentemente derivato il nome non proprio fantasioso con la E davanti). La serie è girata in Norvegia ma c’è anche la Danimarca dietro queste sei puntate, quindi si può definire a tutti gli effetti la produzione scandinava più rilevante per l’azienda di Los Gatos.
Fatta questa breve premessa andiamo però al sodo perché Ragnarok, purtroppo, non è quella grandissima serie che si poteva sperare di vedere, vuoi per via di un cast improntato principalmente su degli attori giovani e misconosciuti, vuoi perché sin dal principio appare chiaro che ci sia qualcosa di ben più divino in gran parte dei personaggi. Si opta quindi per un approccio diretto, fatto di sguardi misteriosi che informano chiaramente lo spettatore di segreti che non possono essere rivelati durante un pilot qualsiasi e di frasi (“Holy cow, she’s so pretty. She must be 50, but doesn’t look a day over 30. She gets herself fixed up, I’d bet you.“) che lasciano intuire un’età ben diversa di alcuni character. E d’altronde non potrebbe essere altrimenti visto che dopo appena due minuti il protagonista dello show, Magne, sembra aver ricevuto i poteri di Thor, il dio del tuono. Scontatamente.
Ci sono tanti piccoli fattori in “New Boy” che non sorprendono come dovrebbero e, anzi, sostengono ancora di più certe tesi che lo spettatore, in teoria, non dovrebbe essere in grado di formulare dopo metà puntata. Si parla ovviamente di riproposizioni della mitologia norrena adattate a personaggi umani ed il più evidente è il legame tra Lauritis e Magne che, essendo fratelli, porta subito a collegare la figura di Lauritis a quella di Loki. A sostegno di questa ipotesi c’è sia l’inganno perpetrato ai danni del fratello con il compito per casa in cui viene scritto che la democrazia non funziona (Loki è ovviamente più a favore di una monarchia con lui stesso come re, giusto per chiarire), sia una certa fisionomia facciale molto simile a quella di Tom Hiddleston. Quindi anche qui l’elemento a sorpresa, se e quando verrà rivelato più avanti, non sarà poi tanto sorprendente.
Altro elemento non completamente a favore della serie è l’accentuato stile adolescenziale che si è scelto di adottare: i personaggi adulti sono creati solo in funzione di quelli adolescenti, quasi come se non avessero senso altrimenti; inoltre il focus sull’ambiente, che per carità è importantissimo e anche apprezzabile, arriva sempre e solo da parte di Isolde, classica scandinava ribelle e strana, il che indebolisce abbastanza il messaggio che Pierce vuole mandare al pubblico.
A sostegno della serie, però, c’è ovviamente ancora quella curiosità iniziale che, nonostante i difetti elencati, rimane presente. Inoltre il minutaggio sotto i 50 minuti della puntata permette alla serie un approccio più snello, con meno tempi morti (che comunque ci sono) e più focus su alcuni dettagli, tipo la CGI che, a sorpresa, non è poi così malvagia come poteva invece esserlo se lo show fosse stato di origine nostrana.
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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.