Come già detto in recensioni di altre serie sudcoreane, i webtoon sono decisamente una delle fonti d’ispirazione maggiore per fare adattamenti di serie tv. E ovviamente All Of Us Are Dead (arrivato in Italia con il titolo Non Siamo Più Vivi) non fa eccezione da questo punto di vista.
La nuova serie Netflix che arriva direttamente dalla Corea Del Sud rispecchia esattamente quanto già detto per Sweet Home e Hellbound. Chun Sung-il ha adattato questo webtoon originariamente scritto e disegnato da Joo Dong-geun tra il 2009 ed il 2011. In totale ci sono ben 12 episodi della durata media di 60 minuti (si oscilla tra l’episodio più corto di 53 minuti a quello più lungo di 70 minuti), contro i 9 episodi del formato webtoon. Il che può già far immaginare una certa dose di cambiamenti rispetto all’originale.
Probabilmente non si conoscerà nessun membro del cast a parte Lee Yoo-mi che è già stata protagonista in Squid Game ma è comunque giusto elencare i vari protagonisti: Park Ji-hu, Yoon Chan-young, Cho Yi-hyun, Park Solomon, Yoo In-soo, Kim Byung-chul, Lee Kyu-hyung, e Jeon Bae-soo.
UNA CARATTERISTICA COMUNE A TUTTI I WEBTOON
Fatta la doverosa premessa circa l’origine della serie, non dovrebbe sorprendere scoprire che il target di pubblico a cui è indirizzata è prettamente quello più giovane, in un misto tra adolescenti, teenager e, più in generale, chiunque abbia un ricordo piuttosto recente del liceo o della scuola. Il motivo è relativo all’audience di base dei webtoon che sono infatti prettamente letti da giovani e, conseguentemente, è normale che molte storie siano create appositamente per generare
All Of Us Are Dead nasce in quest’ambito e come tale ha un cast molto giovane e la storia è ovviamente adattata a questa necessità. Una necessità che però intriga perchè, a memoria, non sembra esserci mai stata una serie tv zombie con protagonisti degli adolescenti in un liceo e l’ambientazione ristretta che limita le possibilità di manovra dei protagonisti è sempre una prerogativa necessaria per il successo di un prodotto simile.
Se Sweet Home aveva come location un condominio di oltre 20 piani, All Of Us Are Dead ha un liceo e un discreto numero di altre zone della scuola da esplorare, tipo la palestra, la mensa e il giardino.
UNA CARATTERISTICA COMUNE A TUTTE LE SERIE ZOMBIE
Nonostante i 60 minuti ufficiosi di durata (66 se si contano tutti i titoli di coda), “Episodio 1” scorre piacevolmente intrattenendo senza risentire della trama tutto sommato compassata. La serie parte infatti dalle origini dell’epidemia zombie e ovviamente, essendo una puntata pilota, si prende tutto il suo tempo per presentare i vari personaggi, le dinamiche che li legano e anche un po’ di background che fa presupporre ad un certo tipo di sviluppi.
Interessante l’aggiunta degli ormai classici bulli delle superiori ma va “apprezzata” anche la crudezza di certi elementi, come le molestie ed i ricatti alla compagna di classe e l’effetto psicologico che creano. Un tema piuttosto difficile da raccontare ma che, nella sua fredda trasparenza, sembra aver colpito proprio il punto giusto.
Alcuni clichè del genere, come personaggi che mostrano solo a distanza di diverso tempo di essere stati morsi, ci sono anche in questo pilot ma non appaiono come delle copiature ma piuttosto come dei passaggi quasi fondamentali per l’avvio della trama. L’infettività è infatti uno degli elementi fondanti del genere e All Of Us Are Dead non è esente dal riproporre questa dinamica che viene sciorinata fin dai primi minuti senza pensarci troppo.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Nonostante al momento la serie compaia ai primi posti di praticamente ogni paese, All Of Us Are Dead non è niente di veramente eclatante. Certo, il pilot si fa guardare piacevolmente ma non giustifica questa clamorosa attenzione da parte di un pubblico che, probabilmente, è semplicemente alla ricerca spasmodica del nuovo Squid Game in salsa zombie.
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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.