Bad Monkey 1×09 – You Really Don’t Want To Kill This Scrumptious Little PuppyTEMPO DI LETTURA 6 min

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Recensione Bad Monkey 1x09Lulu: Most people don’t believe in magic.
Ya-Ya:
Yes, they do. Them just call it by a different name. Some people call it religion. Some people see the magic in the water, the trees, in the energy of all living things. And it’s all real.

Esiste un legame sottile ma persistente tra la verità e la magia, tra ciò che è reale e ciò che appare tale solo agli occhi di chi vuole crederci. In molti credono che la magia risieda solo nell’irrazionale, nel soprannaturale o in antiche leggende. Tuttavia, se si osserva il mondo con attenzione, si scopre che la magia è un costrutto sociale, una manifestazione delle paure, delle speranze e delle ambizioni degli uomini. In una realtà dove il confine tra giusto e sbagliato è spesso così sfumato, anche la giustizia può essere vista come una sorta di magia, qualcosa che in pochi credono possa essere raggiunto, soprattutto da chi ha subito troppe delusioni. È proprio questo intreccio di verità nascoste, inganni, e credenze che attraversa l’intera narrazione di questo episodio di Bad Monkey.

LOST IN ANDROS


Neville: You’re not so scary anymore.
Gracie: Never wanted to be in the first place.

Gracie, che per una vita è stata costantemente in fuga dalle sue colpe e dai pericoli dell’isola, si ritrova ora a confrontarsi con l’inevitabilità del destino. Il suo cambiamento, da figura temibile a essere umano vulnerabile, è al centro dell’evoluzione narrativa di questa puntata e il breve confronto con Neville dimostra come il potere, che in precedenza la caratterizzava come una temibile Dragon Queen, si sia gradualmente ridotto a una fragile umanità. La sua risposta, “non ho mai voluto esserlo“, rivela una verità nascosta sotto la sua maschera di durezza: il desiderio di essere vista per ciò che è veramente, e non per il ruolo che ha giocato fino a quel momento. Gracie, come altri, non è più prigioniera del suo passato, e cerca di definire una nuova identità che non si basi sulla paura o sul potere ma, per una volta, su qualcosa di autentico. La sua battaglia contro l’immagine che si è costruita è speculare alla lotta di Andrew e Rosa per liberarsi dalle aspettative e dalle scelte che hanno definito le loro vite fino a quel momento.
Il personaggio di Ya-Ya, una sorta di guida spirituale dell’isola, rappresenta quella saggezza antica che vede oltre la superficie degli eventi. Il suo avvertimento a Gracie – che l’isola non la lascerà andare e che la tempesta, metaforica e reale, si sta per abbattere sull’isola – non è solo un monito, ma la visione di un destino che sembra ormai ineludibile.
L’isola stessa si comporta come un personaggio a parte, una forza viva e pulsante che non può essere ignorata. Ya-Ya percepisce nella piccola Lulu una sorta di energia nascosta, un potenziale che può essere risvegliato e coltivato, un elemento che arricchisce ulteriormente la componente mistica della trama.
La tempesta che si abbatte su Andros non è solo una manifestazione meteorologica, ma l’incarnazione fisica del caos che avvolge le vite dei protagonisti. È l’isola che trattiene Gracie e la costringe a fare i conti con i suoi peccati, così come costringe Andrew a riconsiderare la sua missione di giustizia e vendetta. Nulla è mai veramente ciò che sembra, e la magia di cui si parla non è tanto quella di streghe e maghi, quanto piuttosto la capacità delle circostanze di trasformare radicalmente il corso degli eventi.

NELL’OCCHIO DEL CICLONE


Andrew: Nick, you got a daughter that wants a relationship with you. How the fuck did you end up here?
Nick:I don’t know.

Andrew, d’altro canto, continua il suo percorso di crescita personale. L’FBI sembra un’istituzione ormai priva di direzione, intenzionata a non alzare un dito fintanto che i soldi della truffa assicurativa non saranno stati recuperati, e Andrew non riesce a darsi pace nonostante la ritrovata stabilità, sia amorosa che lavorativa. La sua decisione finale di restare sull’isola rappresenta il culmine del suo arco narrativo: dopo aver passato tanto tempo a fuggire, cercando redenzione e identità attraverso la giustizia, ora sceglie di affrontare la verità, anche a costo di sacrificare la sua relazione con Rosa.
L’incontro con Nick ed Eve si mette subito malissimo per Andrew, che vede riflesso negli occhi di Nick il crollo di una vita che, per quanto sbagliata, avrebbe potuto essere redenta. La domanda che Andrew rivolge a Nick sul come si sia cacciato in questa situazione non è solo un rimprovero verso di lui, ma una riflessione silenziosa sul proprio cammino, sul rischio di perdersi in una spirale di vendetta e disillusione. Nick, che appare ormai sconfitto, risponde semplicemente che non lo sa, un’ammissione di impotenza che pare echeggiare in tutta la puntata.
Questo scambio di battute introduce una delle riflessioni più forti dell’episodio: come si arriva a perdere se stessi nel vortice degli eventi? È il momento in cui un uomo che ha perso la strada cerca, seppur inconsapevolmente, di giustificare la propria discesa nell’oscurità. Nick, incapace di trovare una spiegazione, si presenta quindi come un uomo sconfitto, intrappolato in una vita che non riesce più a controllare, un destino che Andrew teme possa riflettersi anche nella sua storia.
Il confronto finale tra Gracie e Eve, in mezzo alla tempesta, rappresenta la resa dei conti tra due donne che, pur avendo scopi e motivazioni diverse, sono entrambe intrappolate in una realtà che non lascia scampo. Gracie, ormai riconquistato il suo ruolo di Dragon Queen, estrae il coltello e segna l’inizio di una battaglia che si prospetta essere non solo fisica, ma anche simbolica, un conflitto tra vecchie ferite e nuovi inizi.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Scrittura e dialoghi come sempre incisivi
  • Gracie goes full Dragon Queen
  • Rosa che torna a casa dopo che ha sparato a Egg come se fosse appena tornata dall’ufficio
  • Andrew che prende in ostaggio il cane e si salva miracolosamente
  • La tempesta sta arrivando ed è tempo di confronti finali
  • La gestione di Bonnie è inutile e raffazzonata tanto quanto la performance di Michelle Monaghan

 

Giunti al penultimo episodio, Bad Monkey dimostra ancora una volta quanto la forza narrativa risieda principalmente nella scrittura e nei dialoghi. Ogni battuta, ogni scambio tra i personaggi è carico di significati che vanno ben oltre la trama superficiale, regalando profondità e complessità ai protagonisti. La tempesta imminente, tanto fisica quanto emotiva, è il simbolo perfetto del climax che si avvicina, e la scelta di Andrew di restare sull’isola nonostante i rischi sancisce un momento cruciale per la sua crescita personale. La capacità della serie di bilanciare ironia e tensione è una delle sue qualità migliori, facendone un prodotto crime/comedy molto ben riuscito, in cui si alternano momenti di leggerezza a momenti di riflessione senza mai risultare forzati.

 

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Ventinovenne oramai da qualche anno, entra in Recenserie perché gli andava. Teledipendente cronico, giornalista freelance e pizzaiolo trapiantato in Scozia, ama definirsi con queste due parole: bello. Non ha ancora accettato il fatto che Scrubs sia finito e allora continua a guardarlo in loop da dieci anni.

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