La verità è una forza inquieta, che spesso si muove nell’ombra, distorta e silenziosa. Quando viene negata o nascosta non sparisce, si annida sotto la superficie, infettando ogni decisione, avvelenando i rapporti e amplificando i rimpianti.
In Bad Monkey, questo gioco sottile tra verità e menzogna si fa sempre più pressante, trasformando ogni scelta in un bivio che porta con sé una moltitudine di conseguenze. La serie esplora un mondo dove la giustizia e la vendetta si confondono, e in cui le regole possono essere facilmente manipolate o ignorate. I personaggi sono costretti a confrontarsi con la dura realtà che, pur essendo scomoda, ha un prezzo da pagare, e più cercano di sfuggirle, più il suo peso incombe, spingendoli verso un destino che appare ineluttabile. In questo labirinto morale, ogni passo li avvicina al confine tra ciò che è giusto e ciò che è necessario, conducendoli sempre più in profondità verso un’oscurità che non lascia spazio a facili risposte.
MICHELLE ESCE COL BOTTO
Bonnie: “A journey away from your truth, like a journey away from the sun, casts a shadow of regret in every step you take.”
Il percorso di ogni personaggio in questa serie si configura come un viaggio di allontanamento dalla propria verità che, pian piano, diventa per i protagonisti una vera e propria discesa nel rimorso e nell’autoinganno. Bonnie, ad esempio, tenta di fare ammenda e cerca una redenzione consegnandosi all’FBI, ma viene rifiutata. Questo rifiuto le fa comprendere che la sua verità non può essere semplicemente confessata, ma deve essere vissuta e sofferta. Bonnie, con il suo gesto estremo, rappresenta la frustrazione e la ribellione di chi sente di essere stato tradito dal sistema e da se stesso: l’atto di distruggere la casa del vicino di Andrew, pur nella sua violenza, è la manifestazione di una disperazione che non trova altri canali per esprimersi. Nonostante la distruzione di proprietà privata sembri un atto di pura follia, in realtà diventa il mezzo attraverso il quale Bonnie tenta di riaffermare il suo controllo su una vita che le è totalmente sfuggita di mano.
La teatralità del gesto trascende la semplice rivalsa personale, configurandosi invece come una vendetta poetica contro un sistema che l’ha ignorata e lasciata indifesa, oltre che una manifestazione della frustrazione profonda e del desiderio di far valere la propria esistenza. Questo atto di sfida non è solo un’esplosione di rabbia, ma anche un segnale potente che scuote le fondamenta dell’indifferenza che da sempre la circonda, e la presa di coscienza immediata di Andrew e Rosa riguardo alla necessità di fermare i coniugi Stripling riflette proprio questo momento di chiarificazione cruciale. Spesso, un gesto eclatante diventa il catalizzatore necessario per rompere l’inerzia e rimettere in luce ciò che è realmente importante, costringendo i protagonisti a rivedere le loro priorità e ad agire subito con determinazione.
IL FASCINO DEL LAVORO A TEMPO INDETERMINATO
Andrew: “My dad said to me not to hold on to something I think I need, cause I might lose the stuff that really matters.”
Andrew, dal canto suo, riflette su quanto il sacrificio personale sia fondamentale per preservare ciò che conta davvero nella vita. Suo padre lo aveva avvertito di non aggrapparsi a ciò che pensa di desiderare, perché così facendo rischierebbe di perdere quello che davvero conta. Questo consiglio lo spinge a riconsiderare la sua ossessione per la vendetta e per la riconquista del distintivo.
Ora che l’FBI non sembra più voler perseguire giustizia, Andrew si ritrova a un bivio. Deve scegliere tra il mantenere il suo status o rischiare tutto per proteggere coloro a cui tiene davvero. Il consiglio del padre di Andrew diventa così un filo conduttore che attraversa l’intero episodio, evidenziando il conflitto interiore del protagonista, che ha lottato, rischiando anche la vita su base quasi giornaliera, per riavere il suo distintivo e, con esso, la sua identità. Tuttavia, ora si trova a dover scegliere tra la sicurezza che questo ruolo gli offre e l’integrità delle sue azioni.
Neville non lo accusa apertamente, ma dal suo tono traspare il sospetto che anche Andrew abbia smesso di rincorrere la verità ora che ha riottenuto il distintivo. È un momento di tensione silenziosa che getta un’ombra su Andrew, costringendolo a confrontarsi con le sue scelte. Il gesto estremo di Bonnie, già menzionato in precedenza, si configura quindi come un riflesso del caos interiore che Andrew cerca di ignorare, l’evento che riporta a galla la sua natura più autentica e che lo costringe a riconsiderare le sue priorità. La sua decisione di intervenire, sfidando l’inerzia dell’FBI, diventa un atto di ribellione contro l’indifferenza e la corruzione. Non è più una semplice questione di giustizia, ma una battaglia per riaffermare se stesso, anche se questo significa rischiare tutto ciò per cui ha lottato.
V PER VENDETTA VINCE VAUGHN
Gracie: “So what kind of god are you?”
Andrew: “Well, that’s flattering. I’m just a man.”
Gracie: “Then why you think you can make bad people pay for their sins?”
Andrew: “Well, we all pay for them eventually, don’t we?”
Gracie: “I hope not.”
Nel mondo caotico di chi naviga tra moralità e sopravvivenza, il confine tra ciò che è giusto e ciò che è necessario spesso si dissolve fino a scomparire del tutto. Andrew cerca di convincere Gracie che, alla fine, tutti pagano per i propri peccati, ma la verità è molto più complessa di così. Gracie è disillusa, non crede più in una giustizia universale, e il suo scetticismo riflette quello di chi ha vissuto troppe delusioni. Secondo lei, la giustizia è un lusso a cui non tutti possono aspirare e la sopravvivenza viene prima di ogni altra considerazione morale. Una divergenza che riflette il dilemma che attraversa l’intera serie: la giustizia è un concetto assoluto o è un ideale soggetto alle circostanze?
L’episodio sembra suggerire che la giustizia, come la verità, sia sfumata e complessa.
Il desiderio di vendetta può spingere i personaggi a compiere azioni disperate, ma ciò non garantisce necessariamente che la giustizia prevalga. La moralità, in questo mondo, è flessibile, e non sempre chi sbaglia paga. Tuttavia, Andrew rimane convinto che il destino alla fine richieda a ciascuno di fare i conti con le proprie azioni, sia che si tratti di abbandonare le persone amate, sia che si tratti di scelte che segnano la vita per sempre. Nonostante il caos morale che pervade il mondo che lo circonda, il protagonista è determinato a dimostrare che esiste ancora uno spazio per la giustizia e accettando il rischio estremo e le conseguenze delle sue scelte, trova nella lotta stessa la forma più alta di riscatto personale.
Andrew: “I promise you, in the end, people pay for what they do. The world holds them accountable. Than. they have to accept their fate. Now sure, they can run away. Some of them don’t even think twice about leaving their homes or even their loved ones. But I’ll tell you this much. Those are the very goodbyes that they end up regretting for the rest of their lives.”
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Le azioni, spesso dettate dalla disperazione e dalla ricerca di giustizia, dipingono un quadro complesso dove la linea tra giusto e sbagliato è sempre più sottile. La serie continua a interrogare lo spettatore su cosa significhi davvero ottenere giustizia in un mondo corrotto e imperfetto, preparandoci a un finale che promette di essere tanto imprevedibile quanto rivelatore. In un universo dove ogni scelta ha un prezzo, questo episodio ci ricorda che la verità e la giustizia sono concetti che spesso si rincorrono senza mai trovare una sintesi definitiva.
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Ventinovenne oramai da qualche anno, entra in Recenserie perché gli andava. Teledipendente cronico, giornalista freelance e pizzaiolo trapiantato in Scozia, ama definirsi con queste due parole: bello. Non ha ancora accettato il fatto che Scrubs sia finito e allora continua a guardarlo in loop da dieci anni.