Extrapolations 1×01 – 1×02 – 2037: A Raven Story – 2046: Whale FallTEMPO DI LETTURA 6 min

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Recensione Extrapolations 1x01Negli ultimi anni gli show a tema distopico hanno avuto, e stanno avendo tuttora, un posto di massimo rilievo all’interno dei palinsesti televisivi di tutto il mondo. Talvolta, come nel caso del recente The Last Of Us, il racconto esplora scenari improbabili, credibili nella messa in scena della finzione, ma pur sempre fantascientifici.
In altri casi, e Black Mirror ne è sicuramente l’esempio più rilevante, la distopia incontra un futuro non troppo lontano, che si mischia con la realtà del presente restituendo allo spettatore una totale immersione nel contesto narrativo. Insomma, quegli show il cui nucleo centrale può essere condensato in un’unica frase (da leggere con voce da scienziato preoccupato a cui nessuno dà ascolto): “Non è una questione di se, è una questione di quando“.
Un contesto, quello distopico e prossimo nel tempo, in grado di agganciare lo spettatore come pochi altri e che, se fondato su solide basi narrative e interpreti capaci, può portare a esperimenti televisivi in grado di sembrare vere e proprie finestre su un futuro non così lontano.

Here’s what you need to know about global warmings. It will all go to shit at the end of the century. One hundred percent. We’ll be dead. We’ll have to miss it, but we’ll be smiling in gold-plated coffins designed by Kanye.

AMMAZZA, NOMI IMPORTANTI


Extrapolations, nuovo drama disponibile dal 17 Marzo su AppleTv+, parte esattamente dall’ambiente narrativo appena menzionato, più precisamente dal 2037, per raccontare storie intrecciate su amore, lavoro, fede e famiglia, in un futuro sempre più schiacciato dall’impatto del cambiamento climatico e le cui sorti sono in mano a Kit Harington. Una scelta quantomeno incauta da parte del genere umano, considerando che il suo personaggio più celebre è noto principalmente per non sapere nulla.
La serie ricorda molto, nelle modalità, la miniserie Years And Years, co-produzione BBC One/HBO del 2019, anch’essa raccontata attraverso salti temporali e storie personali, che si intrecciano all’interno di un contesto narrativo un po’ diverso, ma sempre con un accento particolare sulle innovazioni tecnologiche e sui possibili risvolti etici che esse potrebbero comportare.
Il punto forte di Extrapolations sta nel cast. La serie utilizza infatti una formula che, almeno per i primi due episodi, tende a utilizzare una tantum le numerose guest star presenti, sfruttando i salti temporali per una divisione della trama in capitoli e chiudendo le loro trame al termine di ognuno di essi. Anche perché non ci sarebbe stato altro modo per sfruttare al meglio la presenza di così tanti nomi importanti: Meryl Streep, Matthew Rhys, Edward Norton, Tobey Maguire, Murray Bartlett, Marion Cotillard, Sienna Miller, Kit Harington, David Schwimmer, Keri Russell, Forest Whitaker, Judd Hirsch, Heather Graham. E la lista va ancora avanti.
A voler essere onesti, il secondo episodio viene impreziosito proprio dall’interpretazione di Meryl Streep, che come al solito ruba la scena a tutti nonostante il suo tempo su schermo sia relativamente contenuto, ma sul fronte narrazione si avverte un po’ di calo rispetto al pilot. Nulla di grave comunque, si tratta del più classico dei “secondi episodi”, ancora molto introduttivo, ma che quantomeno ha avuto la fortuna di avere Merly Streep come personale asso nella manica.
La strada verso la fine della stagione, in fondo, è ancora lunga.

A CONVENIENT TRUTH (FOR KIT HARINGTON)


I was born in 2015, when the world went to Paris and was issued a warning. Scientists told us way back then that if the average temperature on Earth increase beyond 1.5° Celsius there would be devastating consequences. And they were right.

La première non perde tempo e introduce alcuni dei personaggi che accompagneranno lo spettatore nel corso di questa stagione mantenendo sempre dei ritmi molto concitati.
Mentre nel mondo, in seguito agli effetti del surriscaldamento globale, oltre 20 milioni di acri di foresta bruciano e giganteschi pezzi di ghiacciaio si staccano innalzando sempre di più il livello del mare, un uomo, Nicholas Bilton (Kit Harington) CEO delle Alpha Industries, ha in mano lo strumento per risollevare le sorti di un mondo in declino: una tecnologia che permette la dissalazione e la purificazione dell’acqua.
Durante il COP42, la conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, appare chiaro fin da subito che l’obiettivo, immediatamente sottolineato anche da Omar (Tahar Rahim), rappresentante dell’Algeria, sia quello di ottenere l’accesso alla tecnologia di Bilton, il quale, naturalmente, non concederà mai un bene così prezioso senza ottenere qualcosa in cambio.
Sullo sfondo si alternano quindi le vicende personali di vari personaggi. Nel mezzo di uno degli incendi poco fa menzionati, la moglie di Omar, Rebecca (Sienna Miller), in pieno travaglio, deve essere trasportata d’urgenza in ospedale; a Tel Aviv un giovane rabbino, in conflitto col padre in merito al suo futuro lavorativo, si troverà ad affrontare una grave crisi familiare; mentre a San Pietroburgo facciamo la conoscenza di Junior (un Matthew Rhys cinico e arrogante che, dopo Cocaine Bear, sembra averci preso gusto con le uscite di scena “memorabili”) emblema dell’uomo gretto ed egoista che pensa solo al profitto, in conflitto con le numerose proteste ambientaliste che stanno creando disordini in tutto il mondo.
Partendo da queste premesse, Extrapolations riesce immediatamente a canalizzare l’attenzione dello spettatore, creando un ambiente narrativo del tutto credibile, e inserendo al suo interno trame che, almeno per il momento, mostrano un enorme potenziale soprattutto in vista di un arco narrativo stagionale che si concluderà nel 2070 e che quindi darà modo al creatore, Scott Z. Burns (più volte scrittore accanto al regista Steven Soderbergh), di sbizzarrirsi in quanto a derive post-apocalittiche di qualsivoglia genere.

LA MEGATTERA CON TRE OSCAR


Around the turn of this century, climate change was described as a symptom of capitalism. A symptom. I’m here to suggest that capitalism is also the cure.

La storia prosegue concentrandosi in particolare sul personaggio di Rebecca, impiegata presso la Menagerie2100, compagnia che si impegna a raccogliere e conservare il patrimonio genetico di animali e vegetali per favorire una ripopolazione futura del pianeta Terra, e sul figlio Ezra, bambino affetto da una patologia chiamata summer heart che lo costringe a dover monitorare costantemente le sue funzioni vitali con il rischio di un collasso dell’organo per via delle disastrose condizioni dell’aria che si respira.
L’episodio si concentra sugli sforzi di Rebecca di comunicare con l’ultima megattera vivente attraverso le sofisticate apparecchiature messe a disposizione dalla Menagerie2100.
Megattera che tra l’altro ha proprio la voce di Meryl Streep, che qui interpreta Eve, la nonna di Ezra oramai scomparsa ma che vive nei ricordi della figlia e del nipote attraverso vecchie registrazioni e, appunto, il software vocale che permette a Rebecca di comunicare col cetaceo.
L’episodio, come già accennato, perde qualcosa in termini di coinvolgimento, risollevandosi più che altro nei momenti in cui appare Meryl Streep, ma il messaggio che chiude l’episodio riesce comunque a emozionare, trovando la sua forza nel cinismo e nell’opportunismo tipico dell’essere umano, intento a risolvere i problemi da lui stesso creati a discapito di ogni altra specie animale al di fuori della propria.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Contesto narrativo molto interessante
  • Un cast stellare
  • Episodi scanditi da salti temporali
  • Pilot ottimo dai ritmi sempre serrati
  • Secondo episodio più debole dal punto di vista del coinvolgimento
  • Kit Harington ha in mano le sorti del mondo

 

Un inizio senza dubbio incoraggiante per la serie Apple, che anche grazie ai grandi nomi coinvolti si propone di regalare al pubblico una serie di interpretazioni indimenticabili in un contesto narrativo dall’alto coefficiente d’immedesimazione. Ancora poco è stato detto, ma le premesse per il momento sono molto rassicuranti.

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Ventinovenne oramai da qualche anno, entra in Recenserie perché gli andava. Teledipendente cronico, giornalista freelance e pizzaiolo trapiantato in Scozia, ama definirsi con queste due parole: bello. Non ha ancora accettato il fatto che Scrubs sia finito e allora continua a guardarlo in loop da dieci anni.

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