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Swiped recensione film

SwipedTEMPO DI LETTURA 5 min

Lily James risplende in un'ottima performance che funziona molto bene sul piccolo schermo ma che ha anche molto potenziale inespresso e, principalmente, bloccato da una produzione che sembra molto televisiva e non tanto cinematografica.
2.5
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Whitney Wolfe, appena ventenne, viene assunta da Hatch Labs e contribuisce al progetto di un’app di incontri che diventerà Tinder.

Hulu ci riprova: dopo il successo di The Dropout, trainato da un’Amanda Seyfried in stato di grazia, la piattaforma americana torna a esplorare il mondo delle start-up fondate da donne con Swiped, film diretto da Rachel Lee Goldenberg e scritto dalla stessa insieme a Bill Parker e Kim Caramele. A produrlo, e soprattutto a incarnarlo sullo schermo, è Lily James, qui in una delle interpretazioni più intense della sua carriera.
L’idea alla base è chiara: raccontare un’altra storia di ascesa, ambizione e disillusione femminile nell’universo tech, quel microcosmo dove la genialità si scontra con la tossicità aziendale e le dinamiche di potere. Ma Swiped non aspira a essere The Social Network, e fa bene a non provarci. Non ne ha la caratura, né il budget, ma ha qualcosa che il film di Fincher non aveva: uno sguardo più intimo, umano e pragmatico sulla costruzione di un impero digitale e sul prezzo da pagare quando il sogno si trasforma in macchina burocratica.
Lily James è semplicemente magnetica. Irriconoscibile rispetto al suo ruolo in Pam & Tommy — sempre per Hulu, ma agli antipodi come toni e registro — interpreta la fondatrice di un’app di dating che punta a rivoluzionare il modo in cui le donne si relazionano online. Il suo personaggio, chiaramente ispirato alla vera Whitney Wolfe Herd, fondatrice di Bumble ed ex dipendente di Tinder, è un mix calibrato di idealismo, ambizione e vulnerabilità. È una figura carismatica ma fallibile, determinata ma fragile, e James la tratteggia con sfumature che vanno ben oltre l’imitazione. Tiene letteralmente in piedi l’intero film, rendendo credibile ogni passaggio emotivo, dalle riunioni cariche di adrenalina alle crisi di coscienza più silenziose.
Accanto a lei, Dan Stevens si diverte con un irriconoscibile accento russo in un ruolo minore (il CEO di Badoo) ma funzionale, una spalla ironica e imprevedibile che aggiunge un tocco di eccentricità al tono generale del film. È un casting inusuale ma riuscito, anche se Swiped avrebbe probabilmente beneficiato di un contorno di personaggi secondari più incisivi, in grado di far respirare meglio la narrazione.

Most of the online experience is pretty fucking shitty for women.

Sul piano narrativo, Swiped è vivace, ritmato e coerente. Goldenberg sceglie un tono a metà tra il biopic e la commedia drammatica, senza mai cadere nella trappola della glorificazione. L’energia della messa in scena e la cura dei dettagli rendono la pellicola estremamente realistica per chi conosce da vicino il mondo delle start-up: il passaggio dall’idealismo al pragmatismo, le prime riunioni in spazi improvvisati, la scalata finanziaria, la pressione degli investitori, la perdita di controllo sul proprio progetto. È un racconto che cattura perfettamente l’essenza di quel mondo: entusiasmante, tossico, adrenalinico e infinitamente complesso.
Uno degli aspetti più riusciti è la rappresentazione dell’ambiente misogino e della mascolinità tossica che pervade Tinder e che è anche la causa scatenante della nascita di Bumble. Swiped non edulcora nulla (anche se ovviamente ha delle chiare libertà creative visto che Whitney Wolfe Herd non ha partecipato alla storia direttamente): mostra con precisione quasi chirurgica come gli ambienti tech dominati da uomini possano diventare incubatori di comportamenti predatori, battute sessiste “normalizzate”, abusi di potere e molestie interne. Non ci sono grandi discorsi o scene moralistiche: la tossicità è mostrata nella sua quotidiana, nei piccoli gesti, negli occhi chiusi di chi non vuole vedere, nei meeting dominati da uomini che parlano sopra le donne, nei party aziendali in cui i confini professionali vengono sistematicamente ignorati.
Va però ricordato che, per motivi legali, Whitney Wolfe Herd non ha potuto partecipare né fornire alcun tipo di consulenza o riferimento circa l’accuratezza dei fatti narrati. L’imprenditrice ha firmato un NDA durante la causa contro Tinder e questo ha costretto la produzione a muoversi in un terreno a metà tra realtà e finzione. Una libertà narrativa che da un lato permette al film di non trasformarsi in una biografia ufficiale, ma dall’altro limita la possibilità di approfondire alcune dinamiche più spinose, specialmente quelle relative al sessismo sistemico nell’ambiente tecnologico.

I did found a startup in my dorm room.

Il punto, tuttavia, non è tanto la precisione storica quanto la forza emotiva del racconto. Swiped funziona perché racconta un’arena dove ogni decisione è un rischio e ogni vittoria è temporanea. È il ritratto di una generazione che vuole cambiare il mondo ma finisce intrappolata nei meccanismi che voleva distruggere. Goldenberg dirige con sensibilità, bilanciando il ritmo frenetico del mondo tech con momenti più intimi e introspettivi, mentre la sceneggiatura di Parker e Caramele trova un equilibrio sorprendente tra dramma e leggerezza.
Se si vuole trovare un difetto, Swiped è un film con un potenziale inespresso. Alcune dinamiche — soprattutto quelle legate ai personaggi secondari e alla sfera sentimentale della protagonista — restano in superficie, e la patina da “film per la tv” affiora qua e là, smorzando l’impatto di certe sequenze. È come se la pellicola avesse paura di spingersi un passo oltre, preferendo restare in una comfort zone visiva e narrativa. Ma sono pecche minori, perché nel complesso il film è onesto, ben scritto e soprattutto sincero nel suo messaggio.


Swiped è un film che, pur con qualche limite, trova la sua forza nella performance di Lily James e nella capacità di raccontare con sincerità e ritmo il lato umano — e tossico — di un mondo dominato da algoritmi, ego e potere. Hulu dimostra ancora una volta che le storie delle start-up al femminile possono essere terreno fertile per un racconto autentico e appassionante.

 

TITOLO ORIGINALE: Swiped
REGIA: Rachel Lee Goldenberg
SCENEGGIATURA: Rachel Lee Goldenberg, Bill Parker, Kim Caramele
INTERPRETI: Lily James, Dan Stevens, Myha’la, Jackson White
DISTRIBUZIONE: Hulu
DURATA: 110′
ORIGINE: USA, 2025
DATA DI USCITA: 19/09/2025

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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.

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