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Recensione film The Son
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The Son

La vita di Peter con la sua nuova compagna Beth e il loro bambino viene sconvolta quando l'ex moglie Kate si presenta con il figlio adolescente Nicholas.

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La vita di Peter con la sua nuova compagna Beth e il loro bambino viene sconvolta quando l’ex moglie Kate si presenta con il figlio adolescente Nicholas.

 

Florian Zeller è un drammaturgo francese che nella sua carriera teatrale ha scritto una trilogia dedicata al tema della famiglia, iniziata nel 2010 con La Mère, proseguita due anni dopo con Le Père e conclusasi pochi anni fa con Le Fils. Dopo il passaggio sul grande schermo e l’enorme successo ricevuto con The Father, che gli è valso addirittura un Premio Oscar alla miglior sceneggiatura non originale, Zeller ci riprova.  Stavolta adattando l’ultimo capitolo ideale della trilogia con The Son, spostando il setting dalla Francia a New York e con un cast stellare tra cui figura ancora una volta il buon Anthony Hopkins. La sceneggiatura pone lo spettatore davanti a quesiti morali ed etici, sulla genitorialità e sulla salute mentale, perché The Son è un film di fronte a cui è impossibile rimanere indifferenti.

NICHOLAS


Nicholas è il figlio di cui parla il titolo. Figlio di una coppia separata da anni, che ha alle spalle un divorzio probabilmente burrascoso ma comunque superato grazie a un presente abbastanza equilibrato e sereno. Peter e Kate si telefonano tranquillamente, nonostante gli sguardi preoccupati di Beth, mettendo al centro loro figlio, nonostante lo scarso tempo a disposizione causa lavoro. La situazione da cui parte Nicholas è comunissima oggigiorno, tuttavia ci sono casi in cui la fragilità del singolo potrebbe amplificare una frattura anche a distanza di anni. The Son vuole principalmente parlare della depressione in fase adolescenziale. Il film è un monito ai genitori tra il pubblico trasmesso in modo magistrale dalla performance del giovane Zen McGrath. Quando si credeva che la frattura fosse ormai risanata ecco che invece diventa una malattia, uno stress mentale rappresentato dalla potente metafora della lavatrice.
Una lavatrice vista come una bomba, che piano piano si carica fino ad arrivare al punto in cui esplode, il lavaggio è completo e finalmente c’è silenzio. Non è assolutamente un caso la scelta della lavatrice, introdotta nel film appena viene specificato cosa è messo in mostra dietro a quell’elettrodomestico, identificandolo quindi per l’intera durata del film con l’oggetto in questione in un crescendo di suspense tremendo e inquieto, soprattutto nel dialogo finale tra Kate e Peter. La fotografia, che entra in ogni camera della casa di Peter, invece in bagno non entra, osservando da fuori, con la porta socchiusa, che lascia intravedere solo, appunto, la lavatrice.

“You give these big speeches about life, and then you abandon us.”

PETER


Peter è un avvocato di successo, con una carriera nella politica che conta tutta in divenire, interpretato da un magnifico Hugh Jackman. Non a caso il film si apre e si chiude con il personaggio di Peter, in due toccanti situazioni emotive agli opposti della sfera sensibile di ogni padre ed essere umano: il silenzioso amore per una nuova nascita e il rumoroso dolore per una perdita. Anche qui, come già accaduto in The Father, Zeller sceglie come punto di vista quello della persona di mezza età, rendendo Peter il protagonista dell’opera. Spesso la camera indugia su di lui, sommerso nei suoi pensieri, nei brevi momenti morti della sua giornata dedicata quasi esclusivamente al suo lavoro. Primi piani caratterizzati da una tristezza interiore, causata dal ricordo del suo primo matrimonio, le vacanze nella bellissima Corsica e il piccolo e sorridente Nicholas, cui bruscamente poi fa rinvenire il sorriso brillante, figlio di un presente pressoché perfetto.
Nel presente di Peter c’è infatti Beth, la sua nuova (e più giovane) compagna, ed il neonato Theo. É proprio il nuovo arrivato a segnare un punto di non ritorno, e per questo scelto da Zeller come scena d’apertura del film. D’ora in poi per Peter non c’è più spazio per la sua ex moglie Kate e le sue patetiche avances (più o meno celate). Ora che è arrivato Theo non potrà più tornare indietro e il sogno di Nicholas di rivedere i suoi genitori riuniti non potrà mai più avverarsi.

ANTHONY


La modifica più grossa rispetto all’opera di partenza è il personaggio di Anthony (Hopkins), il padre di Peter, creato ad hoc per l’adattamento cinematografico. Un’aggiunta interessante e che dona un intero sottotesto in più al protagonista, aggiungendo nuove sfumature alle reazioni e all’educazione del personaggio di Hugh Jackman. Un rapporto tutt’altro che idilliaco, quello tra Peter e suo padre, che però guiderà indirettamente tutte le azioni del protagonista allo scopo di fare l’esatto contrario di quel che aveva fatto suo padre precedentemente con lui. Un meccanismo ancor più enfatizzato dopo il dialogo tra i due, in cui Anthony impartisce una lezione a suo figlio, che però imparerà troppo tardi, quando ormai si sarà reso conto di esser diventato proprio quello che non voleva essere. Ed ecco che quindi, nel voler tornare ancora una volta sui propri passi, Peter dimostra di non aver compreso appieno le ragioni dietro le azioni di suo padre, commettendo l’errore più grande nella scena madre del film.


The Son non ha ricevuto la stessa considerazione dall’Academy di The Father, che rimane qualche gradino più in alto, ma è senza dubbio un ottimo film, seppur con qualche riserva. Qui, più che nel suo film precedente, forse Zeller abusa della sua vena teatrale nel rendere troppo didascaliche ed enfatizzate scene che in un contesto cinematografico avrebbero probabilmente giovato di un approccio più realistico. Non c’è Ludovico Einaudi, che in The Father aveva svolto un lavoro eccezionale, ma viene più che degnamente sostituito da Hans Zimmer che, con i suoi archi, ben trasmette lo stato mentale di Nicholas e i pensieri rumorosi di Peter. Proprio un arco, con una leggera e prolungata nota acuta, piena di tensione, restituisce un ossimoro visivo con il tenero dialogo tra Peter e Kate, che preannuncia l’inevitabile. Una suspense incredibile che confluisce nel finale, vero colpo da maestro di Zeller, capace di donare una nuova dimensione all’intera pellicola.

 

TITOLO ORIGINALE: The Son
REGIA: Florian Zeller
SCENEGGIATURA: Florian Zeller, Christopher Hampton

INTERPRETI: Hugh Jackman, Laura Dern, Zen McGrath, Vanessa Kirby, Anthony Hopkins
DISTRIBUZIONE: 01 Distribution
DURATA: 124′
ORIGINE: USA/Regno Unito/Francia, 2022
DATA DI USCITA: 09/02/2023

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Giovane musicista e cineasta famoso tra le pareti di casa sua. Si sta addestrando nell'uso della Forza, ma in realtà gli basterebbe spostare un vaso come Massimo Troisi. Se volete farlo contento regalategli dei Lego, se volete farlo arrabbiare toccategli Sergio Leone. Inizia a recensire per dare sfogo alla sua valvola di critico, anche se nessuno glielo aveva chiesto.

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