Recensione Titanic 3D
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Titanic | 25th Anniversary | 3D Remastered

Dopo 25 anni, Titanic torna al cinema con la sua edizione 3D Remastered. Un'occasione irripetibile per vivere (o rivivere) l'esperienza in sala ma soprattutto per tornare a commuoversi mentre Jack e Rose vivono una delle storie d'amore più iconiche e tragiche di sempre

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Il cacciatore di tesori Brock Lovett (Bill Paxton) sta conducendo una spedizione insieme alla sua squadra all’interno del relitto del Titanic, transatlantico rimasto vittima, 84 anni prima, di un terribile naufragio, allo scopo di recuperare un diamante chiamato “Cuore dell’oceano”. I ricercatori recuperano la cassaforte che dovrebbe contenere il gioiello ma quando la aprono vi trovano solo una cartella contenente il ritratto di una giovane donna nuda che indossa la collana con il diamante. Rose Dawson Calvert (Kate Winslet/Gloria Stuart), una vedova centenaria dello Iowa, viene a sapere del ritrovamento guardando la televisione e telefona a Lovett sostenendo di essere la ragazza del ritratto. La signora arriva sulla nave e accetta di raccontare la sua esperienza a bordo del Titanic. Esperienza che, grazie all’incontro con l’artista squattrinato Jack Dawson (Leonardo DiCaprio), finirà per cambiare l’intero corso della sua esistenza.

 

Nel suo 25esimo compleanno, Titanic torna a occupare le sale di tutto il mondo con la sua edizione 3D Remastered. Un’occasione irripetibile per vivere (o rivivere) l’esperienza in sala ma soprattutto per vedere le poppe di Rose in tre dimensioni per tornare a commuoversi sulle note di My Heart Will Go On di Céline Dion mentre Jack e Rose vivono una delle storie d’amore più iconiche e tragiche di sempre.
Titanic è sicuramente il film dei record. 11 Premi Oscar portati a casa, al pari soltanto di Ben-Hur e Il Signore Degli Anelli – Il Ritorno Del Re, tra cui quello di miglior film e miglior regia; 14 candidature totali, a pari merito solo con “Eva Contro Eva” e “La La Land”; film con l’incasso più alto della storia fino al 2009, attualmente superato solo da Avengers: Endgame e da Avatar, altra creatura di James Cameron, in pole position con quasi tre miliardi di dollari d’incassi; nel 2007 inserito dall’American Film Institute all’83º posto nella classifica dei cento migliori film americani di tutti i tempi e, nel 2017, scelto per la conservazione nel National Film Registry della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti in quanto “culturalmente storico e significativo”.
Insomma, si tratta a pieno titolo di uno dei più grandi cult della generazione degli anni Novanta, invecchiato neppure di un giorno e, in generale, di una delle storie d’amore più famose e apprezzate di sempre.

UN 3D INUTILE PER UN CAPOLAVORO INTRAMONTABILE


Premettendo che la tecnologia 3D applicata al cinema resta una modalità da parco divertimenti, e che quindi nulla ha a che vedere con un effettivo miglioramento della pellicola (salvo per quelle, come Avatar, create appositamente per questa specifica tecnologia e che, infatti, non fanno della trama il loro punto di forza), si può dire con assoluta certezza che, anche in questo caso, si sia trattato di un’aggiunta abbastanza inconsistente.
L’effetto 3D funziona soltanto in una manciata di sequenze, principalmente nella seconda parte del film quando la nave comincia ad affondare perdendo pezzi qua e là, e in particolare sul finale quando la scialuppa torna in cerca di sopravvissuti solcando un mare di cadaveri e detriti galleggianti. I corpi degli altri passeggeri, completamente congelati, diventano, grazie al 3D, ancora più inquietanti e l’effetto drammatico ne esce amplificato.
Salvo questi brevi e isolati momenti, però, lo spettatore sicuramente si dirà soddisfatto non tanto per la tecnologia 3D, ma per la possibilità di riassaporare la magia di Titanic su grande schermo. E se siete particolarmente sensibili, anche di singhiozzare in compagnia del resto della platea.

#JESUISFABRIZIO


Uno dei problemi particolarmente sentiti da colui che sta scrivendo in questo momento (e si potrà intuire leggendo il nome dell’autore della recensione) è l’infausto destino a cui il povero Fabrizio, amico italiano di Jack Dawson, va incontro nella parte finale della pellicola. Una fine triste e decisamente ingloriosa per un personaggio, sì secondario, ma rimasto nel cuore di molti spettatori del Bel Paese, e che dice addio al suo pubblico rimanendo spiaccicato da un enorme fumaiolo cadente che lo centra in pieno nelle gengive.
Costretto per ragioni lavorative a trasferirsi in Scozia, l’autore ha potuto per la prima volta ammirare il capolavoro di James Cameron in lingua originale, riuscendo così a valutare la scrittura del personaggio e l’interpretazione dell’attore (Danny Nucci) in maniera più completa rispetto alla versione doppiata vista per la prima volta in Italia nel gennaio dell’oramai lontano 1998. Confermando, e forse addirittura incrementando, l’amore nei confronti del character, il personaggio di Fabrizio De Rossi racchiude alla perfezione l’immaginario collettivo americano dell’immigrato italiano di fine anni Novanta: coppola in testa, accento di Super Mario, tono di voce ai limiti dell’inquinamento acustico e uso spropositato del turpiloquio (italiano) in qualsiasi situazione. Un mix che lo rende, da un lato, secondo gli standard attuali almeno, un personaggio un po’ inappropriato dal punto di vista della rappresentazione delle minoranze, ma che dall’altro restituisce molto bene il calore tipico dell’italiano all’estero, a prescindere da quanto possa essere macchietistica la sua interpretazione.
Infine, tra le numerose sequenze cancellate, vi proponiamo proprio quella dedicata a Fabrizio e al suo straziante addio a Helga, la ragazza conosciuta in terza classe con la quale avrebbe avuto una liaison. Sequenza che avrebbe certamente conferito maggiore profondità al personaggio e che avrebbe caricato la sua morte di un’ulteriore sfumatura.
Ora va’, Fabrizio. E insegna agli angeli a parlare come Jared Leto in House Of Gucci.

UNA ZATTERA PER DUE


Prima di concludere la recensione, appare doveroso affrontare l’annosa questione in merito alla zattera di fortuna che ha permesso a Rose di tornare a casa sana e salva: c’era davvero posto per due persone su quel pezzo di legno galleggiante?
Nel corso degli anni, a riprova del fatto che l’essere umano ha da sempre ben chiare nella propria mente le vere priorità dell’esistenza, si sono susseguiti studi, esperimenti, calcoli e addirittura simulazioni allo scopo di dimostrare empiricamente la colpevolezza di Rose nell’aver abbandonato il suo salvatore a morire congelato. La scienza (quella del web) sembrava aver stabilito che sì, “Rose è una donnaccia da marciapiede” e lo spazio sulla tavola galleggiante, visibilmente, avrebbe permesso a entrambi di salvarsi. Perfino il team di Mythbusters, in tal senso pionieri nel dilapidare preziose risorse per mettere in atto esperimenti sostanzialmente pleonastici, avrebbe confermato la scioccante verità: Rose, nella sua peripatetica concezione della vita, avrebbe condannato il suo amore di una vita a un destino tanto triste quanto evitabile.
Ma è davvero questa la verità? Secondo il principio di Archimede, un corpo immerso in un fluido riceve una spinta dal basso verso l’alto pari al peso della quantità di fluido spostata dal corpo. In base a questo assunto, affinché qualcosa rimanga al di sopra del livello dell’acqua, la spinta proveniente dal basso deve essere maggiore della forza che dall’alto spinge verso il basso il corpo in questione.
Nel caso di Rose, Jack e la grossa decorazione in legno (spesso erroneamente confusa con una porta, qui il pezzo originale da cui Cameron ha preso ispirazione esposto nel museo del Titanic in Nova Scotia) la forza di galleggiamento dell’acqua salata e ghiacciata che spinge su di loro deve essere maggiore della forza del loro peso combinato. La forza che spinge verso l’alto dipende quindi dal volume dell’oggetto sommerso e dalla densità dell’acqua in cui galleggia.

Jack:We’re gonna make it, Rose. Trust me. This piece of wood is made of pine, and its density is 420 kg/m3!” (and then it’s not.)

Guardando la zattera nelle foto del film e osservando l’altezza di Kate Winslet, si può stimare che le dimensioni della zattera siano circa 1.80×0.90×0.15 metri, mentre la densità dell’acqua salata ghiacciata sia di 1000 Kg/m3. I due protagonisti sopravvivrebbero solo se la parte superiore della zattera rimanesse almeno sul livello dell’acqua, e supponendo che il volume sommerso sia quello della porta intera, quindi circa 0,250 m3, moltiplicato per la densità dell’acqua salata e la forza di gravità, si otterrà una forza di galleggiamento pari a 2490N.
Cercando in internet nella sezione “dati inutili di cui non avrete mai bisogno”, si evince che il peso di Rose fosse di circa 56Kg, contro i 73Kg di Jack, rispettivamente 549N e 715N. Trovare il peso del pezzo di legno è naturalmente più complicato, perché non si conosce il materiale di cui è fatto. E qui arriva la svolta nella ricerca. I tre legni comunemente più utilizzati per la costruzione del Titanic sono legno di teak, quercia e pino, i quali, per via delle rispettive densità, e saltando qualche passaggio per il vostro bene, portano a una forza complessiva (includendo già il peso dei due protagonisti) di 3704N, 3185N e 2313N, lasciando il pino come unico materiale in grado di salvare la vita ad entrambi. Assumendo quindi che, con molta probabilità, la zattera fosse fatta di legno di quercia (il pezzo originale sopracitato è infatti di questa tipologia di legno), ecco finalmente la dura verità: sottraendo dai 3185N i 715N di Jack, si ottiene 2470N, appena 20N in meno, ma sufficienti per fare la differenza permettendo così a Rose di salvarsi e tenere fede alla promessa fatta all’amore della sua vita.
Quindi, in conclusione: no, non c’era spazio per entrambi sulla zattera e sì, Jack Dawson era in realtà un genio della fisica in grado di risolvere calcoli complessi immerso per ore in acqua ghiacciata. Un sacrificio fatto per amore di Rose, ma soprattutto della scienza, e che veicola un ben più importante messaggio per tutti gli spettatori più giovani in ascolto: non importa quanto impegno mettiate nello studio della fisica, morirete comunque di ipotermia in mezzo all’oceano Atlantico per salvare la tipa sexy coi capelli rossi.

Rose:A woman’s heart is a deep ocean of secrets. But now you know there was a law of physics called Archimedes’ principle man named Jack Dawson, and that he saved me in every way that a person can be saved. I don’t even have a picture of him. He exists now only in my memory.


Insomma, un film che – un po’ come in quasi tutti gli altri casi – non necessitava di un adattamento in 3D, obiettivamente più attrazione da parco divertimenti che reale miglioramento al medium cinematografico. Probabilmente ai tempi James Cameron non si sarebbe aspettato che il suo film resistesse in questo modo alla prova del tempo, ma sicuramente ora sarà lieto di constatare come Jack e Rose non siano invecchiati nemmeno di un giorno rispetto a quel 19 Dicembre di 25 anni fa.

 

TITOLO ORIGINALE: Titanic
REGIA: James Cameron
SCENEGGIATURA: James Cameron

INTERPRETI: Leonardo DiCaprio, Kate Winslet, Billy Zane, Kathy Bates, Frances Fisher, Bernard Hill, Jonathan Hyde, Danny Nucci, David Warner, Bill Paxton, Victor Garber, Ioan Gruffudd, Gloria Stuart
DISTRIBUZIONE: Paramount Pictures, 20th Century Fox
DURATA: 195′
ORIGINE: USA, 1997
DATA DI USCITA: 19/12/1997

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Ventinovenne oramai da qualche anno, entra in Recenserie perché gli andava. Teledipendente cronico, giornalista freelance e pizzaiolo trapiantato in Scozia, ama definirsi con queste due parole: bello. Non ha ancora accettato il fatto che Scrubs sia finito e allora continua a guardarlo in loop da dieci anni.

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