Nel 2023 il tecnico informatico Ennio Storto vive immerso nella tecnologia. La sua vita, monotona e priva di particolari emozioni, è scandita da social, pornografia online e assistenti digitali. L’unico rapporto stabile è quello con il fratello Alfredo, ex rivoluzionario e piccolo spacciatore che gestisce con lui il negozio di elettronica. Nel tentativo di aggiustare un vecchio modem, viene trasportato nel 2023 di un universo parallelo dove il progresso tecnologico, a seguito del millennium bug avvenuto nel 2000 e del successivo caos scatenatosi, si è arrestato, rimanendo quindi fermo agli anni ’90. |
Il Migliore Dei Mondi, film diretto da Danilo Carlani, Alessio Dogana e Maccio Capatonda, rappresenta un nuovo capitolo nell’evoluzione artistica di Marcello Macchia. Disponibile su Prime Video dal 17 novembre, in questa collaborazione cinematografica con gli altri due registi, Capatonda si distacca dal tono televisivo delle sue produzioni precedenti, abbracciando una qualità più cinematografica. La trama segue le vicende di Ennio Storto, interpretato da Capatonda, un tecnico informatico malato di elettronica catapultato in un presente alternativo senza rivoluzione digitale. Fin dall’inizio, il film dipinge Ennio con una connessione quasi ossessiva al suo smartphone, delineando un’immagine della sua personalità strettamente legata alla tecnologia. Elemento che diventa ben presto il punto focale delle vicende, poiché il protagonista si ritrova catapultato in un mondo “analogico”, suscitando così riflessioni sull’attuale dipendenza dalla tecnologia e sui rischi della sua eccessiva esposizione.
La pellicola si apre con una nota nostalgica (soprattutto per tutti quelli che hanno effettivamente vissuto questo avanzamento tecnologico sulla propria pelle), presentando un Ennio Storto che sembra essere la trasposizione di una generazione disorientata nella società attuale. La già citata connessione ossessiva con lo smartphone, ora estensione della sua personalità, offre quindi non solo un’interessante riflessione sulla dipendenza digitale, tema rilevante nell’era contemporanea, ma costituisce anche la base per l’allegoria distopica che segue, sottolineando i pericoli della tecnologia quando portata all’eccesso.
La prima metà del film si distingue per una maggiore brillantezza dal punto di vista della comicità, evidenziando la riuscita commistione tra il tipico umorismo di Capatonda e il nuovo approccio più cinematografico già menzionato in avvio di recensione. Tuttavia, nella seconda parte del film, alcune situazioni vengono percepite come forzate, e il ritmo si accelera, sollevando interrogativi sul bilanciamento tra comicità, coerenza narrativa e il desiderio di mantenere coinvolta l’audience.
Zuppa de merda!
BENVENUTI NEL MACCIOVERSO
Rispetto alle pellicole precedenti di Maccio Capatonda, Il Migliore Dei Mondi sembra emergere come una creatura narrativa più sfumata, meno incline a una critica sociale diretta. Nei primi due film, Macchia si immerse con audacia in tematiche specifiche, gettando uno sguardo spietato sulla società italiana: in Italiano Medio puntava il dito – appunto – sull’italiano medio, esplorando la costante volontà di apparire e la superficialità imperante che contraddistinguono la società odierna; in Omicidio All’Italiana, Capatonda affrontava invece, sempre con la consueta asprezza e ironia, lo sciacallaggio da parte dei programmi televisivi delle storie di cronaca nera, mettendo in luce i circhi mediatici generati attorno ai delitti e il turismo macabro che spinge i turisti a visitare le location degli omicidi.
Con Il Migliore Dei Mondi, invece, l’attenzione si sposta verso la critica della tecnologia e la passività che ne deriva. L’argomento, sebbene non completamente inedito, rappresenta un territorio meno esplorato rispetto alle tematiche affrontate in precedenza. Questo film suggerisce un cambiamento di prospettiva da parte di Capatonda, che, anziché concentrarsi su un aspetto specifico della società italiana, amplia il suo raggio d’azione per esaminare mutamenti culturali più ampi.
Tuttavia, la scelta di trattare la tecnologia come fulcro critico apre la porta a un discorso più universale e attuale. La dipendenza digitale, l’isolamento causato dalla tecnologia e la riflessione sulla relazione dell’uomo con il mondo virtuale diventano i fili conduttori di questa nuova opera. Mentre le prime due pellicole sembravano ancorate in modo più saliente a critiche specifiche e tangibili, Il Migliore Dei Mondi si avventura invece su un terreno più sfumato, affrontando un tema che tocca molto da vicino la vita contemporanea.
In questo contesto, possiamo interpretare la scelta di Capatonda come una mossa di espansione artistica, evidenziando la sua volontà di esplorare diverse sfaccettature della realtà italiana e globale. Non si tratta tanto di una mancanza di carattere, ma piuttosto di un adattamento dello stile distintivo di Capatonda a una nuova prospettiva, offrendo al pubblico una lente diversa attraverso cui osservare il mondo circostante.
MACCIO CAPAQUADRA
Maccio Capatonda emerge quindi come un abile architetto della sorpresa, sapientemente smontando gli schemi a cui il pubblico è abituato e inserendo elementi totalmente inattesi nei momenti più imprevedibili. La maturità acquisita nel corso degli anni si manifesta così in una leggera deviazione dal solito stile, pur conservando la firma inconfondibile dell’artista.
In questa occasione, Capatonda si svincola dall’approccio tradizionale, mostrando una versatilità che lo porta ad esplorare nuove direzioni narrative. Non è più il Maccio di un tempo, bensì un artista che si evolve, affrontando temi diversi e adattando il suo stile alla complessità della storia che vuole raccontare. Questo cambiamento non è un tradimento delle radici comiche di Capatonda, ma piuttosto una dimostrazione della sua capacità di reinventarsi senza comunque perdere la sua essenza.
Ennio Storto, rispetto ai suoi predecessori Giulio Verme e Piero Peluria, si distingue per una minore dose di surrealismo, segnale di una nuova dimensione del talento interpretativo di Capatonda, che si fa strada attraverso una recitazione più seria e meno caricaturale. Il suo personaggio, pur mantenendo quel tocco di assurdità che lo contraddistingue, acquista una maggiore tridimensionalità, permettendo a Capatonda di mostrare anche la sua versatilità come interprete.
Va menzionata, poi, l’eccezionale chimica tra Capatonda e Pietro Sermonti, elemento che contribuisce a rendere la visione del film ancor più appagante. La coppia dinamica tra i due attori aggiunge un elemento di autenticità e divertimento alla trama, consolidando la riuscita di questa collaborazione cinematografica.
UN FILM A DIR POCO COMMOZIONANTE
In una danza narrativa tra il comico e il distopico, Il Migliore Dei Mondi si distingue per l’originale equilibrio tra un inizio coinvolgente e una conclusione a tratti rocambolesca, ma sperimenta una fase intermedia che purtroppo perde gradualmente slancio. Maccio Capatonda, riconosciuto per il suo talento nello sketch comico e l’uso accorto di un repertorio distintivo, sembra prosperare in un territorio a lui familiare, guidando la narrazione verso l’assurdo con analogie ingenue e zuppe de merda. La sua interazione con Martina Gatti, che interpreta una compagna di viaggio temporale, aggiunge autenticità alla storia, ma l’esplorazione dei meandri temporali avrebbe richiesto forse un approccio più coraggioso e audace.
Il film rivela una certa esitazione, un timore forse eccessivo, nei momenti in cui la trama si avventura in complicazioni che sfiorano la paranoia, un territorio in cui Capatonda sembra mancare della sua solita verve. Nonostante il tentativo di presentare Il Migliore Dei Mondi come un’opera più ambiziosa, in realtà manca un po’ di quella visione distorta e provocatoria che ha caratterizzato i precedenti lavori dell’artista. In definitiva, la pellicola naviga tra le sfide di bilanciare umorismo e riflessioni più profonde, cercando di mantenere l’attenzione dello spettatore lungo un percorso narrativo che oscilla tra il conosciuto e l’inatteso.
Nonostante le incertezze evidenziate, Il Migliore Dei Mondi si conferma comunque un’esperienza cinematografica intrattenente e divertente, la cui forza risiede nella capacità di Maccio Capatonda di catturare l’attenzione dello spettatore con il suo umorismo unico e, per alcuni fan di lunga data, addirittura iconico. Sebbene emergano dunque alcuni punti di discussione sulla coerenza narrativa e il ritmo nella seconda metà del film, la pellicola riesce comunque a intrattenere il pubblico, offrendo una visione unica e divertente di un tema già trattato in tutte le salse sia da cinema che da televisione. La presenza di spunti interessanti e il coraggioso esperimento nel territorio distopico confermano come Capatonda sia sempre in evoluzione come artista, lanciando sfide a se stesso ma anche al suo pubblico. In definitiva, Il Migliore Dei Mondi può essere apprezzato come un passo avanti nella carriera di Maccio Capatonda, un artista che, nonostante qualche incertezza, riesce sempre a regalare sorrisi e riflessioni attraverso il suo inconfondibile stile comico.
Il Migliore Dei Mondi offre un’esperienza cinematografica del tutto positiva, dove la nostalgia per gli anni Novanta e la chimica tra Capatonda e Sermonti emergono come punti salienti dell’opera. Il film non è esente da critiche, ma rimane comunque una testimonianza della continua evoluzione di Capatonda come artista, e la sua capacità di mantenere il suo stile distintivo anche in contesti più tradizionali.
TITOLO ORIGINALE: Il Migliore Dei Mondi REGIA: Danilo Carlani, Alessio Dogana, Maccio Capatonda SCENEGGIATURA: Maccio Capatonda, Danilo Carlani, Barbara Petronio, Gabriele Galli INTERPRETI: Maccio Capatonda, Pietro Sermonti, Martina Gatti, Tomas Arana, Valerio Desirò, Luca Vecchi DISTRIBUZIONE: Prime Video DURATA: 102′ ORIGINE: ITALIA, 2023 DATA DI USCITA: 17/11/2023 |