Definire questo quarto episodio un filler magari è un qualcosa di un po’ eccessivo per non è nemmeno una di quelle affermazioni che troverebbe tutti contrariati. Al quarto episodio su dieci, Monarch: Legacy Of Monsters cambia nuovamente forma dimenticandosi completamente del passato di Lee Shaw per focalizzarsi su come Kentaro e May si siano conosciuti.
Interessante ma anche trascurabile per l’economia della trama, trama che però procede a rilento visto che, di fatto, si potrebbe iniziare la puntata, saltare verso i cinque minuti finali e si sarebbe in possesso di tutte le informazioni chiave per proseguire nella visione della serie. Difficile quindi da giustificare un episodio di 40 minuti che vede tutto il cast bloccato in cima ad una montagna dell’Alaska cercando una via di fuga da un titano che si ciba di calore. Non ci sono informazioni aggiuntive su Monarch che arrivano dal passato, anzi l’agenzia governativa segreta non è nemmeno presente nel flashback, il tutto per lasciar spazio alla storia d’amore che dissipa una domand(in)a del pubblico ma per farlo si prende anche circa metà episodio ed era
ALLUCINAZIONI UTILI SOLO A CHI SCRIVE
Milla Bell-Hart è la penna che firma questo trascurabile episodio, un nome non famoso o rinomato che conferma le paure di molti spettatori quando sono venuti a sapere della lunghezza totale della stagione. Dieci episodi, quasi dieci ore di montato, sfortunatamente diluite da episodi come questo che non dovrebbero nemmeno esistere nel 2023 se non per gonfiare il numero di puntate di uno show, ed è esattamente questo il caso.
La tecnica di dividere i personaggi in un’avventura e poi metterli a confronto con il proprio passato e/o paure è un metodo visto e rivisto in qualsiasi show, specialmente se il prodotto è di natura generalista e non via cavo, perché su HBO per esempio c’è veramente poco tempo per cose del genere, lo stesso non si può dire su ABC o FOX. Quindi ecco che il titano nascosto nelle montagne dell’Alaska ha diversi poteri (o per meglio dire effetti) sugli esseri umani intorno a lui, fatalità due poteri (creare allucinazioni e cambiare il paesaggio circostante) che fanno estremamente comodo ad un episodio il cui unico è quello di guadagnare tempo prima di mettere uno di fronte all’altro il gruppo di Lee Shaw e Monarch. Ovviamente con un salvataggio che arriva miracolosamente all’ultimo minuto come accade sempre ad Hollywood.
WHAT HAPPENS IN TOKYO STAYS IN TOKYO
In tutto ciò a beneficiare di questo abbondante minutaggio sono Kentaro e May che diventano protagonisti (non richiesti) di tutto il flashback ambientato un anno prima che descrive come si sono conosciuti ma non come si sia troncata la loro relazione. Un incontro anche vagamente piacevole ma che in uno show fatto di mostri giganti non può rappresentare la parte centrale di un episodio, specialmente uno in cui istinto di sopravvivenza, ipotermia e la disperata ricerca di un aiuto dovrebbero essere gli elementi cruciali.
Invece Bell-Hart ha un’idea un po’ diversa e quindi preferisce spendere più tempo approfondendo dei giovani protagonisti piuttosto che dedicare tempo a cose più importanti. Tra le altre cose, questa scelta porta anche a dilapidare tutto il potenziale narrativo di Kurt Russell e Wyatt Russell, con il secondo completamente assente da questo episodio e con il primo non così convincente nelle poche battute che gli sono state concesse.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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“Parallels And Interiors” è un altro episodio che accompagna lo spettatore in 40 minuti guardabili ma assolutamente non speciali. Con la situazione di crisi in Alaska si poteva fare molto di più ma invece si è prefito andare giù per il viale dei ricordi. Peccato.
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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.