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recensione La Donna Nella Cabina 10

The Woman In Cabin 10TEMPO DI LETTURA 4 min

La Donna Nella Cabina 10 non è niente di più che un classico giallo in cui si va alla ricerca dell'assassino. Sfortunatamente è una ricerca superficiale che non approfondisce niente e nessuno, con svariati buchi narrativi ma un'ottima Keira Knightley che però non basta.
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Una giornalista viene invitata per motivi di lavoro su uno yacht di lusso di un uomo facoltoso la cui moglie è malata terminale. Quello che sembra essere un viaggio di beneficienza, però, si trasforma in un incubo quando la giornalista assiste, in piena notte, a quello che sembra essere un omicidio di una donna, gettata in mare. Ma nulla è come sembra perché una volta chiamata la sicurezza la donna viene messa davanti a i fatti: nessuna persona presente sullo yacht manca.

Il giallo classico, quello che in inglese chiamano “whodunnit”, ha da sempre un fascino particolare: si parte da un delitto misterioso, ci sono una manciata di indiziati, una protagonista o un protagonista che indaga in tempo reale e lo spettatore, tra colpi di scena e false piste, si diverte a cercare di risolvere il caso prima del finale. La Donna Nella Cabina 10, nuova produzione originale Netflix con Keira Knightley protagonista, si inserisce precisamente in questa categoria ma senza riuscire davvero a distinguerla.
Il film diretto da Simon Stone — che firma (sfortunatamente) anche la sceneggiatura insieme a Joe Shrapnel e Anna Waterhouse — è la perfetta definizione di “giallo di catalogo”: curato quanto basta per attirare l’attenzione grazie a un cast di nomi noti, ma troppo superficiale per lasciare un segno. È il classico prodotto pensato per riempire lo slot serale: scorrevole, guardabile, ma destinato a essere dimenticato non appena iniziano i titoli di coda.

I heard a splash, went out to the balcony and saw somebody in the water. 

La storia segue un impianto narrativo scolastico: una crociera di lusso, un gruppo di ricchi ospiti, una giornalista — interpretata da Keira Knightley — che assiste a un possibile omicidio, e un mistero che si dipana tra sguardi ambigui, porte chiuse e bugie. Tutti potenzialmente colpevoli, nessuno veramente interessante. Questo è forse il più grande problema del film: la ricerca dell’assassino è piatta, non approfondisce niente e nessuno (ma letteralmente niente e nessuno, nè il background della protagonista, nè quello degli altri ospiti), e procede in modo talmente lineare da togliere ogni tensione già dopo la prima mezz’ora.
Il trailer, ironia della sorte, è uno dei punti più riusciti del progetto: ben costruito, con un ritmo serrato e un tono cupo che suggeriva un thriller elegante e inquietante. Peccato che quel livello non si ritrovi poi nella pellicola vera e propria. L’inganno è servito: l’aspettativa è quella di un film “con i controcoglioni”, la realtà è un prodotto superficiale e con diversi buchi narrativi.

Thank you for telling the truth.

Keira Knightley, va detto, è ottima perchè tiene sulle spalle da sola l’intera operazione e riesce a dare spessore a un personaggio che, scritto diversamente, sarebbe stato facilmente più memorabile. È intensa, elegante e sempre credibile, e riesce anche a dare ritmo a dialoghi altrimenti piatti. Ma, per quanto il suo carisma sia evidente, non basta a salvare un film che non si impegna minimamente a costruire intorno a lei un universo credibile o interessante, specialmente perchè lei sembra l’unico character tridimensionale in uno yatch altrimenti completamente bidimensionale.
Il cast di contorno è infatti uno spreco di talento: Gugu Mbatha-Raw, Kaya Scodelario e Hannah Waddingham sono relegati a ruoli terziari, praticamente ornamentali, con pochissimo spazio per incidere e nessuna ragione per non farlo se non quello di una sceneggiatura blanda. Guy Pearce ha un ruolo più rilevante ma non particolarmente ispirato e anche lui sembra limitarsi a “fare il compitino”. L’unica a brillare davvero, ancora una volta, è Keira Knightley.

I’m not having a some sort of post traumatic episode. I am… I am not imagining. 

La pellicola dura un’ora e mezza — un pregio visto che almeno non si trascina inutilmente — ma qui emerge la vera contraddizione: con 20 o 30 minuti in più e una scrittura più coraggiosa, forse La Donna Nella Cabina 10 avrebbe potuto essere qualcosa di più. Avrebbe potuto approfondire i personaggi, dare più corpo alla dinamica dell’indagine e creare quella tensione crescente che un giallo richiede per funzionare davvero. Ma, considerando che Simon Stone è anche uno degli sceneggiatori, forse è chiedere troppo.
A rendere tutto ancora più frustrante è il fatto che il mistero viene risolto dopo appena 60 minuti, lasciando gli ultimi 30 a una lunga, interminabile spiegazione di ciò che è accaduto. Una scelta che spegne qualunque tensione residua e fa sembrare tutto il film una grande occasione mancata.


Nel complesso, La Donna Nella Cabina 10 è un film guardabile ma anche perfettamente evitabile. Non è disastroso, ma non è nemmeno sufficiente e questo è il vero problema, specialmente considerando il buon trailer e le aspettative create. È quel tipo di prodotto che si guarda distrattamente in una serata qualunque, senza pretese e senza particolari emozioni. Se cercate qualcosa di migliore allora il consiglio è di guardare Glass Onion.

 

TITOLO ORIGINALE: The Woman In Cabin 10
REGIA: Simon Stone
SCENEGGIATURA: Joe Shrapnel, Anna Waterhouse, Simon Stone
INTERPRETI: Keira Knightley, Guy Pearce, Art Malik, Gugu Mbatha-Raw, Kaya Scodelario, Daniel Ings, Hannah Waddingham
DISTRIBUZIONE: Netflix
DURATA: 95′
ORIGINE: UK, 2025
DATA DI USCITA: 10/10/2025

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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.

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