“Benito Mussolini è di forte costituzione fisica sebbene sia affetto da sifilide. […] È un sensuale e ciò è dimostrato dalle molte relazioni contratte con svariate donne. È un emotivo e un impulsivo. Questi suoi caratteri lo rendono suggestivo e persuasivo nei suoi discorsi. Pur parlando bene, però, non lo si può definire propriamente un oratore. È in fondo un sentimentale e questo gli attira molte simpatie, molte amicizie. È disinteressato, generoso, e questo gli ha procurato una reputazione di altruismo e filantropia. È molto intelligente, accorto, misurato, riflessivo, buon conoscitore degli uomini, delle loro qualità e dei loro difetti. Facile alle pronte simpatie e antipatie, capace di sacrifici per gli amici, è tenace nelle inimicizie e negli odi. ” (Giovanni Gasti, primavera 1919 Rapporto dell’ispettore generale di pubblica sicurezza)
M. Il Figlio Del Secolo è probabilmente la serie tv italiana più attesa di questo 2025. Un po’ per clamore, un po’ per la nomea, un po’ per i nomi che girano attorno a questa produzione e che hanno dato idea, fin da subito, che si trattasse di un prodotto di spicco su cui Sky puntava molto.
Si tratta dell’adattamento dell’omonimo romanzo di Antonio Scurati a cui sono seguiti M. L’uomo della provvidenza, M. Gli ultimi giorni dell’Europa, M. L’ora del destino.
Luca Marinelli nel ruolo di Benito Mussolini e Joe Wright dietro la macchina da presa: già questi sarebbero sufficienti per attenzionare lo show. Ma si possono tranquillamente menzionare anche Paolo Pierobon, che interpreta il Vate D’Annunzio, recentemente visto in Berlinguer, Palazzina Laf, Rapito ed Esterno Notte; Barbara Chichiarelli, che interpreta la femme fatale Margherita Sarfatti, nota per essere stata Livia Adami in Suburra – La Serie; sul lato tecnico occorre menzionare invece Seamus McGarvey, direttore della fotografia, che ha già collaborato numerose volte con Wright.
Proprio dal lato tecnico, una volta iniziata la puntata, si ha la certezza di ritrovarsi di fronte ad un prodotto non generico, non gestito con sufficienza: una rapida fase introduttiva con video dell’epoca e poi si arriva al racconto vero e proprio con un cambio di colori che incanta e spinge nello spettatore la sensazione di ritrovarsi dall’altra parte di un confessionale. Intento a raccontare delle proprie malefatte e della propria vita? Il Benito Mussolini di un Luca Marinelli splendidamente calato nella parte: gestualità e mimica facciale lo ricordano in ogni aspetto, così come l’accento romagnolo che l’attore accenna a più riprese.
Il piano sequenza che qui parte, mentre si addentra nella nascita dei Fasci italiani di combattimento, segue Benito mentre presenta i fidati volti che si vedranno in scena successivamente: Cesare Rossi, Amerigo Dumini e Albino Volpi.
NON UNA SEMPLICE SERIE TV STORICA
L’apertura con i video dell’epoca serve per non ignorare l’elefante nella stanza: cosa è accaduto a Benito Mussolini (ascesa e declino) è, genericamente, noto a tutti. Lo show non cerca di negarlo o di nasconderlo, ma è il come e il perché che M. Il Figlio Del Secolo cerca di sviscerare presentando il contesto storico, le basi (fragili) da cui tutto è partito e come si è arrivati al “Duce d’Italia”.
Wright in un’intervista ha detto: “Sono stato molto attento a raccontare la verità senza essere didattico, ho cercato di capire senza simpatizzare, mantenendo una distanza critica… Mussolini era affascinante, ha sedotto una nazione e molte altre. Se non avessi mostrato quel fascino, la gente avrebbe potuto pensare che tutti gli italiani fossero idioti. Quell’equilibrio era la mia preoccupazione principale”.
In questo primo episodio si può serenamente dire che il regista è riuscito nel proprio intento, non nascondendo nulla sotto il tappeto: né la brutalità della deposizione (con tanto di corpi appesi a Piazzale Loreto e il conseguente vilipendio di cadavere, liberatorio, che ne seguì), né la cattiveria dello squadrismo primordiale, ante litteram.
LE ELEZIONI POLITICHE DEL 1919
I Fasci Italiani di combattimento erano un anti-partito (“il fascismo è tutto… e il contrario di tutto” dice lo stesso Mussolini) approdato alle elezioni del 1919 senza una precisa identità politica: arditi, reduci della prima guerra mondiale, ex anarchici, ex repubblicani, ex socialisti (Mussolini), ex sindacalisti rivoluzionari. “Gli ultimi”, come li definiva Benito, che inizialmente sono contrari all’idea di partecipare alle elezioni, reticenti. Eppure le elezioni sono l’unico modo per approdare al Parlamento e liberarsi di tutte quelle “vecchie mummie”. La Storia poi racconta come sono andate veramente le cose quell’anno.
Parallelamente, nonostante sia sullo sfondo, viene raccontata la presa di Fiume da parte di D’Annunzio, altra pedina fondamentale nello scacchiere del Fascismo italiano e che è qui interpretato in maniera egregia dal già citato Paolo Pierobon, abile nel mostrare sia il lato del Poeta, sia il lato dell’ardito che D’Annunzio non cerca di nascondere.
Ma si tratta questo di un lavoro di scrittura dei personaggi fatto con minuziosità attenta. La costruzione di Mussolini è sintomatica da questo punto di vista: la capacità dialettale; la faccia da bronzo per uscire intatto dalle insidie politiche e della vita; la gestualità preponderante nelle orazioni; l’attenzione ai dettagli di Benito (quando si presenta a Firenze bardato come un pilota non essendolo, pur sognandolo intensamente).
La rottura della quarta parete è la scelta stilistica perfetta per questa tipologia di produzione e questo primo episodio alza decisamente le aspettative.
“È animato dalla convinzione di rappresentare una notevole forza nei destini d’Italia ed è deciso a farla valere. È uomo che non si rassegna a posti di secondo ordine. Vuole primeggiare e dominare. […] Questa, secondo le mie indagini, la figura morale dell’uomo, in contrasto con l’opinione dei suoi antichi compagni di fede e adepti. Ciò detto, se una persona di alta autorità e intelligenza saprà trovare nelle sue caratteristiche psicologiche il punto di minor resistenza, se saprà innanzitutto essergli simpatico e insinuarsi nel suo animo, se saprà dimostrargli quale sia il vero interesse dell’Italia (perché io credo nel suo patriottismo), se con molto tatto gli offrirà i fondi indispensabili per l’azione politica concordata, senza dare l’impressione di un volgare addomesticamento, il Mussolini si lascerà a poco a poco conquistare. Ma col suo temperamento non si potrà mai avere la certezza che, a una svolta della strada, lui non defezioni. È, come già detto, un emotivo e un impulsivo. Certo che in campo avversario Mussolini, uomo di pensiero e di azione, scrittore efficace e incisivo, oratore persuasivo e vivace, potrebbe diventare un condottiero, un picchiatore temibile.” (Giovanni Gasti, primavera 1919 Rapporto dell’ispettore generale di pubblica sicurezza)
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M. Il Figlio Del Secolo convince totalmente con un primo episodio che non ha paura di fare dell’ironia dove è necessario per smorzare gli animi, ma che si addentra nel ventre dell’Italia del primo dopoguerra, analizzandone il contesto e tastandone il polso politico, accompagnando Benito Mussolini in un’ascesa politica che non è (e non deve essere data) affatto scontata.
Dialettica, costumi, fotografia, regia e recitazione: difficile davvero trovare un lato negativo fino ad ora per questa serie tv. Si tratta di un pilot veramente completo, magnetico e che mostra uno spaccato storico fondamentale dell’Italia.
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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.