recensione The Conference
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Il Convegno

Il nuovo film svedese di Netflix è perfetto per chi desidera un Halloween un po' diverso. Un survival horror che spiazza per il suo aspetto "giocoso" e satirico mentre si immerge nell'attualità e nelle nevrosi del mondo contemporaneo.

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Durante un tranquillo ritiro di team-building, un gruppo di dipendenti pubblici viene attaccato da un misterioso serial killer. Serviranno davvero tutte le doti di comunicazione e resilienza per poter sopravvivere.

Netflix fa un regalo di Halloween davvero speciale ai propri abbonati. Una divertente commedia (ebbene sì, perlopiù appartiene al genere comedy-satirico) splatter-horror svedese che spaventa non tanto per le scene truculente in sé, quanto per la realtà mostrata e la veridicità dei rapporti umani che la connota, il “vero orrore” di cui è impregnata tutta questa pellicola.
The Conference ha come protagonisti dei dipendenti pubblici alle prese con un’importante gara d’appalto per costruire un nuovo mega-centro commerciale nella propria città e rilanciarne l’economia. Per attuare il progetto, però, c’è bisogno dell’unanimità sul da farsi e, soprattutto, sul come comunicare tale evento alla cittadinanza.
E qui sta il grande problema del gruppo, diviso come non mai in piccole e grandi rivalità e diatribe personali. Ecco quindi la “grande idea” della direttrice Ingela (Maria Sid): organizzare un ritiro in campagna con tutto il gruppo di dipendenti per cementificare lo spirito e il team-building. Peccato che, nei paraggi, si aggiri anche un pericoloso serial killer. Riusciranno i solerti impiegati a superare i propri conflitti interiori e a sconfiggere la minaccia collaborando fra loro?

SATIRA E HORROR


I primi minuti del film di Patrick Eklund appaiono decisamente stranianti. Non c’è infatti altro termine se non lo straniamento per definire la pellicola. Musichette popolari e marcette classiche fanno il paio con immagini di devastazioni e un’atmosfera cupa e gotica come solo il paesaggio scandinavo può offrire.
Una combinazione perfetta per introdurre una profonda satira sociale sui rapporti umani e sui giochi di potere derivati da essi. Per farlo, Eklund sceglie un ambiente adatto a tale tematica ovvero le riunioni aziendali, da sempre habitat ideale per scatenare i più bassi istinti umani fra gelosie, invidie e tentativi di arrampicamento sociale.
Il tono del film è fin da subito comico, mostrando i vari protagonisti in tutta la loro faccia di bronzo, intenti a dimostrare di essere collaborativi ma anche a lanciarsi continuamente frecciatine e pettegolezzi l’uno contro l’altro. Ciascun personaggio presente è ben caratterizzato in questo senso, un insieme di manie di controllo e nevrosi dovute alla mal sopportazione di questo o quel collega. Il tutto con un tono fortemente grottesco e surreale che non fa che accentuare la chiave comica di tutto il racconto.

CARBONCINO, LA MASCOTTE ASSASSINA


Questo è, di fatto, il vero aspetto originale della pellicola e il proprio punto di forza. Per il resto, dalla seconda metà in poi, il film è un classico survival horror in cui i vari protagonisti devono cercare di sfuggire alla furia ceca di un serial killer davvero particolare. L’assassino ha infatti le sembianze di Carboncino, la mascotte del nuovo centro commerciale, che rappresenta anch’esso una bella satira sociale. Il suo nome, infatti, deriva dalla figura degli abitanti del luogo che svolgevano il lavoro dei carbonai, i minatori che scavavano per portare il carbone in città.
Una mascotte che rappresenta, nei fatti, la parodia di uno “schiavo” è un sottotesto razziale degno della migliore black-face. Ovviamente realizzato da persone che, per il loro lavoro, si auto-definiscono “progressisti” e “moderni”. E sarà proprio Carboncino l’artefice della strage che porterà il ritiro aziendale a trasformarsi in un bagno di sangue.
A livello registico e di sceneggiatura non si può imputare nulla a Eklund: la pellicola segue in maniera perfetta e precisa le regole aristoteliche del caso, portandosi sempre più ad un climax di violenza crescente man mano che ci si avvicina al finale.

LINA-JONAS


Forse l’unico vero difetto del film è la sua prevedibilità (alcune morti sono fin troppo telefonate), ma riesce a compensare proprio grazie al suo stile eclettico che fa passare in secondo piano questo aspetto.
Per il resto, l’80% del successo di The Conference è dovuto principalmente alla costruzione dei propri characters e al loro modo di reagire alle avversità che gli si pongono dinanzi. In particolare, fra tutta la schiera di ottimi caratteristi, emergono i personaggi di Lina (Katia Winter, già vista in The Boys) e Jonas (Adam Lundgren, apparso in Chernobyl), in quanto veri antagonisti-rivali di tutta la storia nonché specchio l’uno dell’altro. La rivalità fra questi due personaggi (perfino nel mezzo della strage ad opera di Carboncino) è il vero motivo per vedere questa pellicola. Oltre al suo esito finale che invece non è per nulla scontato.


The Conference è il film perfetto per chi desidera un Halloween un po’ diverso. Da un lato il film rispetta tutti i canoni di un survival horror, dall’altro spiazza completamente lo spettatore per il suo aspetto “giocoso” e satirico. Certamente una pellicola particolare nel suo genere, completamente immersa nell’attualità e nelle nevrosi del mondo contemporaneo. Un prodotto per cui vale veramente la definizione “fa ridere ma anche riflettere”.

 

TITOLO ORIGINALE: Konferensen
REGIA: Patrick Eklund
SCENEGGIATURA: Patrick Eklund, Thomas Moldestad, Mats Strandberg
INTERPRETI: Katia Winter, Adam Lundgren, Maria Sid, Eva Melander,  Bahar Pars, Christoffer Nordenrot, Lola Zackow
DISTRIBUZIONE: Netflix
DURATA: 100′
ORIGINE: Svezia, 2023
DATA DI USCITA: 13/10/2023

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Laureato presso l'Università di Bologna in "Cinema, televisione e produzioni multimediali". Nella vita scrive e recensisce riguardo ogni cosa che gli capita guidato dalle sue numerose personalità multiple tra cui un innocuo amico immaginario chiamato Tyler Durden!

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