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Sons Of Anarchy – 7×08 – 7×09 – The Separation Of Crows – What A Piece Of Work Is ManTEMPO DI LETTURA 5 min

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Sons of Anarchy have a duty, brother. A mission. And we need our goddamn leader“.
La sequenza iniziale di The Separation Of Crows, caricata di un potente significato emotivo oltre che simbolico, non fa altro che sottolineare il profondo cambiamento avvenuto nella coscienza di Jax, rievocando nelle nostre menti quell’immagine, oramai lontana, di un ragazzo intento a parlare con il “fantasma” di suo padre, racchiuso in quella manciata di fogli contenenti il chimerico sogno di John Teller. Un sogno che lentamente è andato sgretolandosi e che ha portato il Pres a domandarsi se davvero ne valesse la pena. Le due scene, di apertura e chiusura, scandiscono il tempo della puntata, svolgendosi ad inizio e fine giornata, sottolineando la continua mutevolezza degli eventi. Il dialogo finale palesa una condizione ancor più tragica di quella espressa nello scambio di battute iniziale, logorata ulteriormente dall’ennesima bugia di Jax riguardo l’omicidio di Jury. A questo punto il rapporto con Chibs risulta definitivamente intaccato, ulteriore conferma di quanto odio e risentimento abbiano spogliato Jackson della sua umanità, portandolo a sacrificare l’amicizia con l’unico Sons che nonostante tutto non ha mai smesso di appoggiarlo.
You turned into everything he hated. You became the poison. The reason he checked out”.
La morte di Jury segna il cosiddetto punto di non ritorno, il culmine della scia di uccisioni e tradimenti portata avanti da Jax in seguito alla morte di Tara. Il confronto finale tra i due Sons rappresenta il momento più alto dell’episodio, specchio di un Presidente schiacciato dal peso delle sue azioni e colmo di rimpianti. Primo fra tutti il fallimento del sogno tramandato da John Teller, scintilla che muove il dito sul grilletto, segnando il destino del ragazzo e proiettandolo verso una quasi certa espulsione dal Club o, ancora peggio, incontro al destino di chi tradisce la patch.
Riguardo la morte di Bobby è necessario fare almeno un paio di considerazioni. L’impatto emotivo scatenato da quello sparo dritto nelle tempie di un personaggio maltrattato per oltre due episodi, non può che lasciare lo spettatore a bocca aperta. Non si può certo dire che il personaggio interpretato da Mark Boone Jr. sia stato un santo in queste sette stagioni, ma è innegabile quanto egli rappresentasse un punto fermo nella struttura dei Sons, privati definitivamente di una figura tutto sommato equilibrata. Quello che un po’ ci fa storcere il naso è la decisione di riproporre per ben due volte lo stesso finale, menomando il povero sventurato, prima cavandogli un occhio e poi tagliandogli una mano. Quello che doveva essere, con ogni probabilità, uno stratagemma per far salire il pathos prima della sua dipartita, si è rivelata invece una scelta sbagliata, rendendo l’ottavo episodio una replica di quanto accaduto nel settimo. Quello di Sutter pare quasi un tentativo maldestro di allungare la minestra, posticipando senza motivo una delle scene più impattanti della settima stagione, ottenendo invece il risultato contrario, abbassando in qualche modo la tensione. Nulla a che vedere, ad esempio, con la morte di Opie, ancora oggi nel cuore di migliaia di fan.
Un’altra ripetizione, stavolta azzeccatissima, è l’ennesima confessione involontaria fatta da Gemma al corpo esanime di Bobby e origliata da Abel. Il figlio di Jax in questa settima stagione si è elevato a protagonista delle vicende di SAMCRO, diventando, negli ultimi episodi, una bomba ad orologeria pronta ad esplodere in qualsiasi momento.
In quanto a Juice, il soggiorno in prigione ci offre uno dei momenti più belli del nono episodio, mostrandoci in maniera definitiva quanto forti siano le motivazioni del ragazzo, disposto anche a nascondere oggetti non proprio piccoli all’interno del proprio corpo passando “through the back door“. Nonostante il compito di Ortiz sembrerebbe circoscritto all’omicidio di Lin, non ci sarebbe da stupirsi se Jax avesse in mente un piano ben più strutturato. La speranza è che il destino del ragazzo non segua le orme di un altro Sons relegato dietro le sbarre per colpa del Club. Un certo Otto Delaney ci ha insegnato, infatti, che la cieca lealtà verso il charter di Charming, il più delle volte, conduce unicamente alla più misera delle sofferenze.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • La scena di Jax sul tetto a rievocare quella delle passate stagioni
  • I dialoghi tra Chibs e Jax
  • La devozione di Bobby verso  il Club
  • L’agghiacciante scena del “No son is safe
  • Le ultime parole di Jury a Jax
  • Happy
  • Finalmente qualcuno si è accorto dei comportamenti strani di Gemma
  • Juice senza tasche
  • Happy e Tig, una coppia di deviati
  • Il ruolo di Abel sempre più centrale
  • L’esibizionismo di Chibs e la Jarry
  • Il modo in cui i Sons incastrano Marks
  • Lo shock emotivo procurato dalla morte di Bobby
  • La storyline della madre tossica
  • Il finale di puntata della 7×08, fotocopia di quello precedente
  • I ritmi dell’ottava puntata hanno smorzato il picco di tensione causato dal rapimento di Bobby

 

È uno sguardo che promette vendetta quello mostratoci da Jax sul finale di puntata. Con Bobby fuori dai giochi ormai i Sons sono ridotti all’osso e il charter di Charming è sempre più vicino alla rovina. Il voto di questa settimana rappresenta una media tra il 3,5 dell’ottava puntata e il 4,5 della nona, ma viste le premesse ci prepariamo ad un “final ride” da punteggio pieno.
(N.D. L’occhio cavato a Bobby dagli uomini di Marks è il destro, lo stesso che perse Otto Delaney durante il tentativo di mediare un accordo con i GN prima di essere incarcerato. Potrebbe trattarsi di una scelta di Sutter per richiamare il detto “occhio per occhio”, riferendosi alla relazione intrapresa da Munson con Luann Delaney, rimasta impunita).

 

Greensleeves 7×07 4.28 milioni – 2.3 rating
The Separation Of Crows 7×08 3.95 milioni – 2.0 rating
What A Piece Of Work Is Man 7×09 3.88 milioni – 1.9 rating

 

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Ventinovenne oramai da qualche anno, entra in Recenserie perché gli andava. Teledipendente cronico, giornalista freelance e pizzaiolo trapiantato in Scozia, ama definirsi con queste due parole: bello. Non ha ancora accettato il fatto che Scrubs sia finito e allora continua a guardarlo in loop da dieci anni.

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