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Soulmates 1×06 – The (Power) Ballad Of Caitlin JonesTEMPO DI LETTURA 4 min

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Soulmates 1x06 recensioneCon il sesto episodio, Soulmates arriva alla conclusione del suo percorso. Un percorso che si è rivelato ben diverso da ciò che si poteva inizialmente pensare.
La serie antologica di Prime Video ha infatti esordito con alla base l’idea di questo fantomatico test scientifico dell’anima gemella per poi sviare drasticamente nel corso dei sei episodi. A conti fatti, solo due puntate su sei possono definirsi idonee all’idea iniziale, mentre tutte le altre si sono rivelate incentrate su una ricerca completamente differente.

PIU’ CUPO CHE ROMANTICO


Che gli ideatori della serie William Bridges e Brett Goldstein volessero ispirarsi idealmente (ma anche concretamente) a Black Mirror è apparso sempre più chiaro ad ogni episodio. Il voler proporre un mondo cinico e completamente sottomesso al potere della tecnologia è stata la base del progetto che si è presentato con l’idea di questo test per trovare anime gemelle scientificamente compatibili. Partendo da questo presupposto, come si è sottolineato nelle precedenti recensioni, era lecito aspettarsi un percorso incentrato sulla ricerca, i lati positivi e negativi, il modo in cui le persone venivano a patti o meno con il risultato.
Il primo episodio aveva abbastanza rispettato questi standard, mostrandosi come linea guida per il tema affrontato. Tuttavia, a parte una simile riproposizione nel terzo episodio, tutti gli altri hanno preso una strada decisamente diversa e distante, al punto tale da risultare spesso estranei all’idea di base. Soulmates ha così intrapreso un viaggio verso l’intimo più nascosto dei personaggi presi in esame, distaccandosi dalle questioni romantiche o di coppia e compatibilità, per andare ad immergersi totalmente dentro la psiche più cupa.

DA SOULMATE A SERIAL KILLER


L’apice di quanto appena descritto arriva con il sesto ed ultimo episodio, “The (Power) Ballad Of Caitlin Jones”. Protagonista di puntata è l’ex star di Breaking Bad Betsy Brandt, che con un po’ meno viola addosso interpreta i panni della timida ed insicura Caitlin Jones.
La puntata si presenta sin da subito in maniera controversa con i primi minuti ambientati 3 mesi dopo, per poi procedere tramite flashback con il resto della narrazione. Una narrazione che si mostra abbastanza lenta, sostando fin troppo sulla semplice e mesta quotidianità della protagonista, alle prese con una vita sia professionale che sentimentale insoddisfacente. Neanche l’arrivo del match, il carismatico Nathan interpretato dall’attore JJ Feild, sembra smuovere un episodio che si trascina come un’ombra, piatto ma con la promessa di un’oscurità pronta a prendere il sopravvento. Anche la parte più dinamica di questo sesto appuntamento, che si concentra tutta sul finale, occupa uno spazio fin troppo limitato per poter dare alla narrazione quel tocco avvincente in più.
“The (Power) Of Caitlin Jones” vuole risultare come un thriller psicologico ma le lacune presenti sono molteplici e l’episodio appare meno incisivo rispetto, ad esempio, a “The Lovers” che si mostrava con un carattere simile. Considerando la mancanza quasi totale di una trama vera e propria, anche l’introspezione della protagonista appare approssimativa. I piccoli input che avvicinano Caitlin alle tendenze di Nathan, seppur chiari con il passare dei minuti, si inglobano in maniera molto distaccata nella narrazione, portando così, nella scena finale che riporta lo spettatore a 3 mesi dopo, a non percepire davvero la trasformazione di Caitlin Jones in serial killer.

ESPERIMENTO FALLITO?


Dopo sei episodi andati in onda, Soulmates termina il suo ciclo lasciando in eredità un’idea decisamente confusa. La serie, presentatasi in un modo (test scientifico per trovare l’anima gemella) ha presto virato in altre direzioni senza preoccuparsi di andare fuori tema. Ogni puntata è stata perlopiù uno studio sull’intimità dei protagonisti coinvolti, attraversando vari generi di narrazione e svariate tipologie di caratteri.
Probabilmente l’intento di Soulmates era quello di evidenziare come una relazione pilotata non portasse a risultati sperati sia in campo sentimentale che nell’intimo di ogni persona coinvolta. Nel corso dei sei episodi si è analizzata sotto molteplici aspetti la potenza negativa del test e dell’influenza quasi forzata che questo comportava: con alla base essenzialmente delle “storielle”, si è passati dal rimpianto (“Watershed”) alla vendetta (“The Lovers”), dall’insoddisfazione (“Little Adventures”) alla scelta quasi obbligata (“Layover”), fino alla disperazione più totale (“Break On Through”). In quest’ultimo appuntamento invece, l’attenzione è stata posta sulla scoperta di sé stessi, seppur in senso negativo.
Tutti viaggi interpersonali e variegati, ma lontani dall’idea presentata da Soulmates.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Betsy Brandt nei panni di Caitlin Jones
  • Idea di base intrigante e con buone potenzialità (purtroppo non sfruttate) 
  • Narrativamente parlando, Soulmates ha messo in scena semplici storielle 
  • Puntata poco incisiva 
  • Una serie che ha divagato abbondantemente 

 

Un ultimo episodio che conferma l’ibrida forma della serie: risultato molto lontano dall’idea iniziale e non propriamente vincente.

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Nata con la passione per telefilm e libri, cresciuta con quella per la scrittura. Unirle è sembrata la cosa più naturale. Allegra e socievole finché non trova qualcosa fuori posto, il disordine non è infatti contemplato.
Tra una mania e l'altra, si fa carico di un'estenuante sensibilità che la porta a tifare per lo sfigato di turno tra i personaggi cui si appassiona: per dirla alla Tyrion Lannister, ha un debole per “cripples, bastards and broken things”.

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