Sam: “I mean, I mean, you know… You ever feel like we’re… We’re doing nothing but playing defense? You know, bouncing from one apocalypse to the next?”
Dean: “Well, it’s not exactly our call.”
Sam: “I know that, and I’m not saying we don’t do good. But, but no matter how many people we save, there will be more people that need saving. No matter how many monsters we kill…”
Dean: “There’s always gonna be another one around the corner.”
Sam: “Exactly. You think we could ever change things? I mean, really change things? You know, stop all the monsters, all the bad?”
Dean: “That would be nice.”
Sam: “So what are you thinkin’? Think that’ll work?”
Dean: “I have faith.”
Innanzitutto bisogna ammettere che non c’è tantissimo da dire circa questa puntata perchè non c’è veramente nulla da salvare. Tutto è fatto in maniera estremamente pressapochista, con un cast di supporto che fa bruciare gli occhi per l’inesperienza e la recitazione da teatro di provincia (in particolar modo Father Lucca Camilleri, talmente italiano/maltese che ha due C invece che una), una trama che è sì piena di plot twist ma anche quel genere di plot twist a cui Supernatural ha abituato molte volte (doppio, triplo, quadruplo doppiogioco) e di fatto una mancanza di appeal generale.
A tutto ciò va poi aggiunta un’abbondante dose di buonismo non richiesto che serve solo ad allungare il brodo. È infatti evidente che la conversazione finale qua riportata sia lì solo per una questione di minutaggio ed una conclusione “ad effetto” riportando in ballo il discorso sulla fede che tanto ha imperversato nelle conversazioni tra Dean e Father Lucca. Un’enfatizzazione che stona nel contesto generale e anche con il modo di fare di Dean, chiaramente non credente e anche a ragion veduta, vista l’esperienza con Dio.
Brucia poi ancora di più il dialogo banalissimo con cui, allo scoccare del finale di puntata, si scopre di aver di fronte esattamente il tanto agognato “most holy man”, quasi come se il fato o la fede avessero ricompensato i WInchester per le buone azioni compiute. Un colpo allo stomaco ed un insulto alle facoltà mentali di tutti coloro che seguono la serie da 13 anni con passione e fedeltà. Ed il bello è che a scrivere questa sceneggiatura sono stati i due showrunner insieme (Dabb e Singer) in un tripudio di elucubrazioni mentali che sono terminate in questa merda colossale. Vergognoso.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Good Intentions 13×14 | 1.61 milioni – 0.6 rating |
A Most Holy Man 13×15 | 1.66 milioni – 0.5 rating |
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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.