È ben più che lecito sentirsi disorientati, parzialmente soddisfatti (sottolineando il parzialmente) e pieni di domande che, al momento, occultano qualsiasi emozione. Tra queste ce n’è una che rimbomba nella testa di chiunque abbia assistito sconcertato agli eventi fulminei di questa “Inherit The Earth”: con un episodio ancora a disposizione, è forse questo il vero series finale di Supernatural?
Chuck: “This is why you’re my favorites. For the first time, I have no idea what happens next.“
Riutilizzando le parole di Chuck, è fantastico non sapere cosa aspettarsi da Supernatural, è probabilmente il sentimento più bello che uno spettatore possa provare perché la prevedibilità degli eventi annacqua la qualità della narrazione. Ed in generale questo può essere applicato a qualsiasi prodotto, sia film che serie tv. A questo punto però, con un solo episodio alla fine di questi bellissimi 15 anni e con una puntata così destabilizzante che di fatto sembra un series finale, la sensazione di stupore viene surclassata dalla preoccupazione perché, al termine di “Inherit The Earth”, sembra non esserci più niente da dire pur avendo un ultimo episodio (“Carry On”) a disposizione.
…ci si potrebbe definire soddisfatti, anche se si percepisce chiaramente una certa frettolosità nell’esecuzione che, sfortunatamente, rende tutto un po’ superficiale.
“Inherit The Earth” parte esattamente da dove era finito “Despair“, con un mondo completamente deserto dopo che Chuck ha letteralmente fatto come Thanos in Avengers: Infinity War. Da questo momento di desolazione in poi, il duo di sceneggiatori Eugenie Ross-Leming e Brad Buckner cominciano a reintrodurre personaggi nuovi (la nuova Death) e vecchi (Lucifer e Michael) che all’inizio sorprendono molto positivamente (specie considerando la difficoltà di avere Mark Pellegrino e Jake Abel nel cast in Canada, con tanto di quarantena, solo per fare un paio di riprese) ma poi spariscono così in fretta da sembrare più un’occasione sprecata che una piacevole apparizione.
E se questo può essere capito e apprezzato per quanto riguarda la nuova Billie (che tra l’altro è una mossa geniale a cui non si aveva pensato), riprendere Lucifer e Michael e non metterli a diretto confronto con Chuck per più di qualche istante sembra un’occasione gettata al vento. Specie se ci si ricorda il famigerato finale della quinta stagione, quello “Swan Song” che rappresenta un paragone naturale per la fine di Supernatural.
Va però ammesso che il piano con cui si è arrivati a togliere il potere a Chuck è molto ingegnoso, fortuito ma anche allo stesso tempo perfetto per non uccidere un character che nell’impotenza dell’essere umano vive, di fatto, la sua sofferenza maggiore. La scelta di non ucciderlo è poi estremamente coerente con il percorso di maturazione di Sam e Dean che vogliono in ogni modo conquistare il libero arbitrio completo e mostra anche una certa ironia (ma anche un po’ di “rispetto”) per Dio.
Ovviamente, anche qua, non si avrebbe disdegnato un po’ più di minutaggio per risolvere una trama complicata ed una situazione al limite dell’impossibile. Ed il paragone con “Swan Song” in questo caso fa sprofondare “Inherit The Earth” molto al di sotto dello standard di un degno series finale.
…allora tanto di cappello al duo Dabb-Singer perché hanno colto tutti alla sprovvista anticipando la sconfitta di Chuck lasciando davvero poco da concludere.
Ci vuole davvero molto coraggio (ed anche un piano a “lungo termine”) per mettere in scena una puntata così e risolvere l’intera storyline in soli 40 minuti ricchissimi di eventi. Finora né Dabb, né Singer hanno dato alcun adito per diffidare di loro, il che porta ad un generale ottimismo per una fine che sia completamente soddisfacente. Chiaramente ci sono diversi elementi e molti quesiti lasciati in sospeso, tante cose che magari senza una pandemia sarebbero andate in un altro modo, con altri personaggi coinvolti (come è stato effettivamente detto in varie interviste) che probabilmente hanno modificato in qualche modo anche la trama. C’è molto che andrebbe considerato ma alla luce dei fatti rimane comunque una puntata a disposizione per concludere quello che sembra essere un series finale molto frettoloso, con un Jack diventato Dio, un Chuck che potrebbe (potenzialmente) aver finto tutto questo ed un Sam ed un Dean che potrebbero essere diventati “disoccupati”.
La regia in questo contesto comunque non aiuta: l’episodio, al solito, è ricco di primi piani ma acquista una certa velocità molto presto, velocità che è corroborata da continui e costanti cambi di prospettiva che diventano molto fastidiosi in poco tempo. Mancano delle riprese più ampie che diano l’idea di coesione e coesistenza nella stessa scena, John Showalter predilige invece continui salti da un attore all’altro che possono funzionare magari in una scena come lo scontro tra Chuck, Sam e Dean, ma rappresenta uno stile che si discosta di molto dal resto della serie ed è anche molto difficile da seguire.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Una puntata che mai come prima ha diviso sia i fan che le opinioni: non un capolavoro (purtroppo) ma nemmeno un disastro. Bisogna aspettare “Carry On” per poter valutare definitivamente “Inherit The World”, il giudizio fino ad allora va doverosamente sospeso a causa delle troppe domande e di possibili plot twist.
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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.